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Magda Negri

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Campagna elettorale PD: punti di forza e di debolezza



Stiamo entrando nel vivo della campagna elettorale. Aggredire il problema della crescita e del lavoro è un punto di forza del PD. Punto di debolezza è invece, a parer mio, concentrare tutta l'attenzione sulla questione dell'IMU anziché dedicarsi al tema di alleggerire la fiscalità sul lavoro, le tasse che davvero pesano sull'economia Italiana in modo più acuto rispetto ad altri paesi europei.

Non mi aspettavo l'ultima mossa elettorale di Bersani, caccia contro lavoro: la produzione degli F35 coinvolge 300 imprese italiane, se rinunceremo a questo programma il centro di assemblaggio e manutenzione degli aerei militari europei passerà da Cameri all'Olanda. Mi auguro che il PD trovi una sicura linea riformista anche per conquistare quell'elettorato che potrebbe rivolgersi alle liste Monti.

Solidarietà e Cultura grazie all'associazione I.SO.LE

Viva Dino Sanlorenzo, che non solo ha fatto lo spettacolo sui momenti cruciali del Movimento di Liberazione del Ventesimo secolo, trasformando in attori giovani militanti e signore ultracinquantenni, non solo ha realizzato la bella motstra "Frammenti di Storia", ritagliando giornali per cinquant'anni e componendoli in un discorso storico comprensibile, ma, come ogni anno, con volenterosi amici e compagni - tra cui io stessa - ha organizzato una grande distribuzione di pacchi dono (un panettone , pasta, olio e libri) alle famiglie degli extracomunitari.

Io in genere mi occupo dei libri ed è stato davvero commovente vedere l'assalto delle donne magrebine con i loro bambini che chiedevano la costituzione, il dizionario di italiano, romanzi vari…

Un bimbo di dieci anni con gli occhiali e la faccia serissima ha voluto assolutamente la congiura di Catilina. Quel bimbo promette bene…

Note sul convegno di Orvieto: Monti, il riformismo, le tentazioni populistiche

Il convegno di Orvieto ha tenuto fede all'impegno di Libertà Eguale: dedicare ogni anno una discussione approfondita ad uno specifico tema culturale e politico.
Avevamo per tempo individuato il tema del populismo contemporaneo, non tanto nelle sue accezioni estreme alla Hider, ma come orientamento profondo di soluzione illusoria a problemi complessi che agita le società europee contemporanee.

La bellissima relazione di Antonio Funiciello ha sviscerato il senso politico attuale del problema e vi consiglio di soffermarvi sulle bellissime parole del ventiseienne Giacomo Matteotti nell'analisi del riformismo come antidoto al populismo.

Mario Monti è stato perfetto nel ruolo di interlocutore di merito alla relazione introduttiva di Funiciello, con alcuni cenni retrò, come quando ha indicato come superate le definizioni di destra e di sinistra.  
Lo definisco "retrò" perché era esattamente la argomentazione di Nando Adornato nel '94-'95 - mentre io ritengo che il radicale riformismo di Monti potrebbe portare ad una società più competitiva, più attenta alle pari opportunità e quindi vocata ad una sinistra liberale.

Ho considerato di grande interesse nelle conclusioni di Ernico Morando la riflessione sul populismo aggressivo e politicamente orientato della Lega e di Maroni. Rinasce la grande sfida di Miglio della macro regione del Nord, ma in questo caso l'eventuale vittoria di Maroni in Lombardia potenzierebbe i governatori di Piemonte e Veneto in una sfida secessionista tanto più seria quanto più inedita e grave è la crisi europea rispetto agli anni '90.

Le prossime elezioni saranno caratterizzate dallo scontro di un'ipotesi di governo della crisi italiana e varie controtendenze populistiche.

In proposito, sono rimasta impressionata dalla reazione popolare alla trasmissione di Santoro: c'è un elettorato anti-montiano e anti-sinistra che per un anno è stato acquattato e deluso e appare ora disponibile a seguire di nuovo il pifferaio magico.

Mi sembra difficilissimo avere la maggioranza al Senato, anche se la candidatura di Albertini potrebbe aiutare ad intercettare voti di Maroni. Al Nord e in Lombardia si giocherà il senso di questa campagna elettorale.

Vedo già due movimenti contrari: chi, come me  e Veltroni, pensa compatibile una governabità tra centrosinistra e centro riformatore (ipotesi strategica che abbiamo definito nel documento Italia Bene Comune, sottoscritto anche da Vendola, che apre ora alla coalizione estremista di Ingroia) e chi si oppone a questa ipotesi.

Il problema principe, quello della governabilità non sarà di facile soluzione.

Solidarietà e Cultura

Domenica 13 gennaio
Centro d'Incontro
Corso Belgio 91 Torino

DISTRIBUZIONE GRATUITA a disoccupati, pensionati ai minimi, immigrati di:

  • un pacco di generi alimentari
  • una copia della Costituzione
  • un Dizionario della Lingua Italiana
  • un libro di storia, letteratura, politica...

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Liste PD: sbagliato non riconoscere il pluralismo politico



Ricordate questi nomi: Enrico Morando, Giorgio Tonini, Magda Negri, Stefano Ceccanti, Salvatore Vassallo, Marilena Adamo… Questi sono i senatori che hanno promosso due convegni sull'agenda Monti, che si sono battuti per continuare la stagione delle riforme, per il collegio uninominale e una riforma semipresidenziale dello stato.

Insomma, sono senatori che hanno assunto una soggettività politica molto forte, molto esplicita. Alcuni di loro avevano molti anni di attività parlamentare e quindi giustamente non si sono più ricandidati. Altri, tra cui io, si sono candidati alle primarie, hanno avuto discreti risultati ma non hanno vinto.

Molti di questi - e alcuni giovani di valore come Antonio Funiciello - sono stati proposti da noi per il cosiddetto "listino blindato" del segretario. Ieri, quando abbiamo chiuso le candidature, non c'era nessuno che rappresentasse la dimensione socialista liberale, riformista che è stata caratterizzante del nostro lavoro.

Per questo faccio una critica politica perché non riconoscere il pluralismo politico nel gruppo parlamentare è stupido e politicamente controproducente.

Riflessioni sparse sulle primarie dei parlamentari in Piemonte

1. L’esito delle concentratissime primarie per i parlamentari (sbagliate definirle cos’, si è trattato di un voto a preferenza doppia su lista chiusa diretto a una base elettorale di stretta appartenenza) è stato giustamente valorizzato per i suoi aspetti innovativi di età e di genere che qualificheranno almeno per un decennio i gruppi parlamentari del centro sinistra. Una innovazione di lunga durata. Il Piemonte ha confermato questa tendenza
 
2. Ad una considerazione più ravvicinata, per quanto riguarda le dinamiche interne di partito si è assistito al “liberi tutti…competition is competition” con un eccesso di autotutela del gruppo dirigente e delle correnti più organizzate, con una desertificazione monopolistica di alcuni territori e, visti i molteplici abbinamenti uomo – donna sono verificate le combinazioni più varie, apparentemente non coerenti. Insomma abbiamo tutti fornicato un po’, ma nulla è stato lasciato al caso.

3. Trovo molto positivo che nella cintura torinese sia naturalmente riemersa la tendenza a rifare il collegio uninominale luogo di forza e di riconoscibilità politica dai territori. In questo senso non parlerei di “pericoli localistici” che hanno appesantito il voto.

4. Il lavoro dei deputati e dei senatori uscenti non ha in nessun modo pesato, non è stato considerato un contributo collettivo per il partito. Prendere atto di questo implica una doppia conseguenza. Non ci sono più i criteri di una volta per selezionare gli eletti al parlamento del PD ma nemmeno ci sono più i gruppi dirigenti di una volta, la cui funzione era scegliere, mediare, fare sintesi, garantire un quadro di pari opportunità, nell’interesse generale del partito. Cosa rimane della funzione dirigente?Cosa rimane delle funzioni cosiddette centrali (segreteria federale e regionale, responsabili di organizzazione….)? Sembra profilarsi un ruolo meramente strumentale, servente rispetto a logiche di gruppo, corrente, singoli e aggressivi protagonisti politici. “Ex facto oritur ius”: se questa è la costituzione materiale del PD sarà piuttosto inutile mantenere la struttura pesante e costosa del partito tradizionale. Pensiamoci per il prossimo eminente congresso

5. Il problema politico principale: tutta la grande stampa di opinione analizzando la soggettività politica degli eletti sottolinea uno spostamento non ti tipo social democratico ma da sinistra social democratica dell’asse politico programmatico del PD che sarebbe divenuto una sorta di “Cosa quattro”, con una torsione ancora più parasindacale e una sorta di cinghia di trasmissione alla rovescia: non più dal partito al sindacato, ma dal sindacato – CGIL al partito. Se così fosse, se fosse soffocato il pluralismo del PD, la sua funzione rinsecchirebbe insieme ai voti. La rosa dei candidati piemontesi mi sembra ricca e plurale, ma la campagna elettorale è cominciata con questo segno. Il Piemonte non è come Torino e la concorrenza delle liste Monti è una cosa seria.

6. Da ultimo il ruolo dei candidati nazionali. Ho votato tranquillamente il regolamento della direzione nazionale ma solo “facendo” ci siamo accorti che era troppo contradditorio applicare da una parte la rivoluzione protestante (i sottoposti alle primarie) e dall’altra mantenere vescovi e cardinali assisi nel Concilio di Trento. Per i candidati nazionali cerchiamo almeno di importare quelli in grado di arricchire l’offerta politica del partito piemontese uscito dalle primarie.

La vecchiaia non esiste

Due nitidi ricordi di Rita Levi Montalcini, che ci ha lasciato.

Era il 2007, al Senato il Governo Prodi teneva la maggioranza con le unghie e con i denti per un solo voto e dipendeva vitalmente dalla presenza dei Senatori a vita. Lei non mancava mai: entrava, fragilissima, appoggiandosi al braccio di un giovane commesso, con quel sorriso impenetrabile alle offese, alle urla e agli insulti dei Senatori di Forza Italia e delle Lega Nord. Le urlavano di cambiarsi il pannolone e, talvolta, le tiravano addosso fascicoli e dossier. Ma lei, impassibile, votava. 

Sempre nel 2007 festeggiai con lei, insieme a tutte le senatrici del PD,  l'8 marzo. Ci parló della sua giornata tipo, di come viveva: poco cibo, poche ore di sonno, molte ore di studio e ricerca, moltissimo rigore intellettuale. Era felice della sua vita, una vita eccezionale, e ci disse che si puó restare attivi sempre, ricercare sempre e che la vecchiaia non esiste.

La vecchiaia non esiste. Punto.

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Salvare l'Europa: come uscire dal debito e dalla stagnazione

Venerdì 26 febbraio 2016
Sala Viglione, Palazzo Lascaris
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Presiede: Magda Negri

Intervengono: Davide Gariglio, Mercedes Bresso, Alberto Majocchi, Enrico Morando

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Così come Syriza in Grecia non era il futuro profetico per la sinistra italiana, così non dobbiamo considerare che la sconfitta di Miliband in Inghilterra sia esattamente trasponibile nel dibattito della sinistra italiana. In Inghilterra ha pesato potentemente lo straordinario successo del partito nazionalista scozzese. Non facciamo equazioni troppo semplici. In Italia aspettiamo l’esito delle elezioni amministrative. Credo andranno bene, anche se peserà la disaffezione degli elettori vrso le elezioni locali. La formazione delle liste in Campania è il simbolo di un grave problema che si sta determinando nel PD: non basta imbarcare tutti per vincere. Bisogna vincere lealmente, con persone presentabili.

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