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67 anniversario della battaglia di Nikolajewka

Domenica 13 gennaio ha avuto luogo la commemorazione dei caduti e dispersi sul fronte russo. E' la prima volta che riesco ad essere presente ed è una ben strana messa quella che si svolge nella chiesa di San Lorenzo gremita di rappresetanti d'arma tutti ormai anziani. Il vecchio monsignore, già cappellano militare sul fronte russo, alterna le omelie e i sacramenti a ricorsi puntuali di tenenti, militari e giovani cappellani che si aiutavano nei momenti estremi della sconfitta in un estremo esercizio della solidarietà umana.

Ricorda quando ormai sopraffatti dai soldati russi un giovane tenente si apprestava a bruciare la bandiera per non consegnarla e a suicidarsi con l'ultimo colpo in canna. Lui impedì il suicidio ma non ebbe più notizia del soldato probabilmente caduto prigioniero. Il presidente dell'Unione nazionale italiana reduci di Russia ha 95 anni e continua a ricordare i nomi dei compagni caduti. Faceva così freddo, mi dice, che i feriti morivano senza soffrire: più di 30 gradi sotto zero. Tutti volevano essere rivolti con gli occhi al cielo dove pensavano di andare.

Io gli dico che, però, è stata una guerra d'aggressione e lui l'ha capito solo molti e molti anni dopo. Il monsignore che ha visto tutte le guerre, conclude per dar senso a questo dolore, che tutti i caduti erano nel piano della provvidenza perché oggi il presidente medvedev ha riallacciato i rapporti col Vaticano: singolare consolazione storica. Vien voglia di rileggere Rigoni Stern. Rigoni Stern ha combattuto in Russia, mi dice il vecchissimo presidente, ma non ha conosciuto come lui la prigionia.

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MAGDA NEGRI

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IL MIO PARTITO