Confesso di essermi molto arrabbiata con Rina Gagliardi, con cui avevo animatamente discusso in Senato, per il suo articolo a caldo, il giorno dopo, venerdì 2 febbraio su Liberazione “Il pericolo viene dal centro. Unione battuta al Senato su Vicenza” per la totale inconsapevolezza dimostrata prima a parole e poi con la sua bella prosa, di ciò che era davvero accaduto in Senato.
Tutto qui, ci sarebbe un complotto centrista contro l’unitario programma dell’Unione.
D’altro lato Prodi, su Repubblica, ha voluto parlare all’ala ipersinistra della coalizione, accreditando la svolta multilateralista e pacifista della sua politica, ma nulla dicendo di Vicenza, dei problemi della base, che andava meglio “contrattata” nei suoi impatti territoriali, ma tuttavia indispensabile per lapolitica di difesa Nato e non solo del fronte sud-ovest della nuova Europa.
La manifestazione del 17 febbraio sembra prepararsi come grande catalizzatore di ogni tipo di opposizione fondamentalista, dove la specifica vicenda della base e della sua oggettiva problematicità sfuma e vengono in primo piano le diverse strategie dei partiti dell’Unione non espresse mai finora con tanta incompatibilità reciproca.
Sento aria di quasi crisi, dato che i “dissidenti” dell’Unione in Senato preannunciano, si dicono contrari anche a votare la fiducia, se il Governo la ponesse.
L’incidente in Senato è stato quindi un big-bang rivelatore.
A mente fredda porgo qui alcune considerazioni:
1. Siamo arrivati alla seduta parlamentare del 1 febbraio con schietta sottovalutazione, pensavamo di votare contro le due mozioni del centrodestra e lasciare dormienti le mozioni trasversali della sinistra Ds, di Rifondazione e dei Verdi.
2. Quando – ascoltato Parisi – il centrodestra ha ritirato la sua precedente mozione e Calderoni ha prontamente presentato un odg. Di “approvazione” delle dichiarazioni del Ministro, noi abbiamo commesso l’errore capitale di potere – senza pagare dazio – abbandonare Parisi e il Governo al suo destino, costringendo Ulivo e Unione in un odg evasivo che nulla diceva, solo “prendeva atto delle comunicazioni del Governo e del dibattito aperto tra le forze politiche e l’opinione pubblica” e impegnava il Governo ad organizzare la II Conferenza sulle servitù militari. Una maggioranza politica che bypassa il suo Governo e parla d’altro, mentre l’opposizione approva l’operato del Governo e conseguentemente vota.
3. L’errore politico capitale non è stato improvvisato, ma preparato con convinzione, voluto da PRC, PdCI, Verdi e alcuni senatori DS. Al sottosegretario Forcieri, che proponeva alla maggioranza di presentare analogo odg di approvazione e rimettersi all’aula per le votazioni (l’Ulivo avrebbe votato il suo odg di approvazione, la destra il suo, PRC e altri un eventuale loro…) Russo Spena ha posto condizioni inaccettabili: o così o nulla, o così o il governo entra in crisi. No quindi ad un odg dell’Ulivo, no all’atensione (di fatto inutile perché al Senato vale voto contrario), no all’ipotetica uscita dall’Aula, una mossa classica della tattica parlamentare. Potevamo denunciare la strumentalità dell’odg Calderoni e non partecipare al voto e uscire, riprendere il dibattito successivamente, alla presenza del Ministro Parisi, che invece aveva dovuto allontanarsi.
Invece no, la mediazione possibile dell’Unione è stata la peggiore. Tutti stretti nel giogo di una posizione ambigua ed equivoca, che nulla diceva, lasciava solo il governo nella tempesta. Rifondazione ed altri dovevano portare a casa lo scalpo richiesto dal composito movimento di Vicenza: il mandato era non consentire che in aula uscisse in qualche modo un voto, un atto parlamentare, che prevedesse l’ampliamento della base. A costo di provocare una mozione di sfiducia indiretta al Ministro della Difesa. Patetico sentire Gulini che – riprendendo Parisi – negava ogni riflesso di conservatorismo ideologico, affermava che si trattava solo di problemi pratico-locali e poi chiedeva a nome del Governo, di votare contro un odg che approvava l’operato del Governo stesso.
Singolare sentire Salvi intervenire a nome della “Sinistra DS”, mentre Nieddu e Zanone lo facevano come Ulivo, mettere a confronto l’invocazione cosmopolita di Furio Colombo ai “town meetinges” che Clinton faceva con le comunità cittadine affrontando a viso aperto i problemi con il lirismo vetero-movimentista di Russo Spena che si appella alla prossima manifestazione del 17 come catartica risoluzione del problema, dove dice “lotteremo insieme in un corpo a corpo non violento per la resistenza pacifica di massa”.
Questioni urbanistiche? Per PRC, PdCI e Verdi è ridicolo affermarlo: la nuova base sarà trampolino di lancio per l’offensiva strategica USA verso l’Iraq. La Nato non c’entra, bisogna portare in Parlamento secondo l’art.80 della Costituzione, gli accordi riservati Italia-Usa del 20 ottobre 1954, che comportano la nostra cessione di sovranità.
Il popolo dell’Unione parlerà con la forza del movimento il 17 febbraio: da lì la svolta.
Ammettiamolo, la maionese è impazzita. L’Ulivo non può diventare la sede opaca delle mediazioni impossibili. Di ridicolo si può morire.