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Adunata alpini, un fiume di popolo senza retorica nazionalista

All'adunata degli alpini, che ho seguto dall'inizio alla fine, ho fatto una straordinaria esperienza.
Fiume di popolo per il raduno degli alpini a Torino lo scorso fine settimana. Popolo legato a una idea inclusiva, non retorica dell’Unità ‘Italia, intesa come solidarietà di comunità avulsa da ogni retorica nazionalista. Ogni striscione inneggiava a unità e solidarietà. Il ricordo dei caduti in Afghanistan si componeva con la valorizzazione della protezione civile e delle singole associazioni. Omaggio  di folla a Chiamparino.Insuperata la performance degli alpini di Alessandria e di quelli di Asti che hanno inventato spettacolari pennacchi tricolore che hanno dato vita a una mobile bandiera italiana. Fanfare e tamburi scandivano il tutto hanno fatto il resto. Ininterrotta la canzone dei coscritti in Piemonte. Colpisce la normalità della continuità ideale fra la storia della prima guerra mondiale  e la battaglia dell’Abissinia , con i caduti  della Julia e della Taurinense nella 2 guerra mondiale. C’è qualcosa  che oltrepassa il dato biografico della Naja e del ricordo della giovinezza o del localismo territoriale degli amici del circolo alpino.
Chiamparino, che ha fatto l’alpino, ha ricordato al Teatro Alfieri  che si occupava dei muli, nel’74. Travolgente l’entusiasmo di cui è stato circondato anche da parte degli alpini che sfilavano. Molti comandanti e generali in pensioni venivano riconosciuti da tanti ex soldati che sfilavano. Un forte spaccato di popolo, lontano dalla nostra quotidiana esperienza urbana. A Torino , prima sede alpina del 1920, gli iscritti all’associazione sono 15mila, di cui metà ha sfilato. Ragazzi che suonavano tamburi e – splendida immagine – due centenari che hanno lasciato la sedia a rotelle per sfilare per un significativo tratto.. Resta da indagare lo spaccato di popolo, omogeneo socialmente e unificato da un senso di appartenenza prepopolitico. Propone valori e significati esemplari che vanno capiti meglio. E lo fa senza contraddizioni. Estremo simbolismo nel cappello, che solo chi ha fatto l’alpino può indossare a differenza di altri corpi. Splendidi i cani a soccorso che hanno sfilato. Un collega parlamentare mi dice che la tv dedicherà pochi minuti a tutto questo, derubricando la cosa. Ma se ripenso all’altra celebrazione per i 150 anni dell’Unità d’Italia, quella degli alpini resta la pratica vivente di una ispirazione nazional patriottica , ma non nazionalistica, che rimanda a una dilatazione esistenziale per tutta  la vita del magico periodo che fu la naja alpina per chi l’ha vissuta. Sembra he molti ex alpini vogliano portar il cappello nell’estremo viaggio. Con l’introduzione dell’esercito professionale , l’autonomia per una partecipazione di massa a raduni di questo tipo è ancora di 40 anni.

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MAGDA NEGRI

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