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Analisi sugli ultimi posizionamenti politici di Matteo Renzi

Utilissima questa analisi di Christian Rocca, direttore de l’Inkiesta, sugli ultimi posizionamenti politici di Matteo Renzi.

“Quale strategia ha Matteo Renzi? Come pensa di rientrare nel PD spostandone le posizioni politiche?
Qualche giorno fa Christian Rocca direttore di Linkiesta e columnist de La Stampa ha scritto, in un editoriale:

«L’involuzione di Matteo Renzi lascia senza parole: no alla von der Leyen, no al suo ReArmEu, no alla difesa della democrazia rumena contro il golpe ordito dai putiniani, indifferenza sulle iniziative di riscatto europeo di Emmanuel Macron e Keir Starmer, che in teoria sarebbero i suoi riferimenti politici internazionali, realismo politico su Trump e la sua banda di matti, e sottovalutazione dello smantellamento trumpiano della Nato».
Matteo Renzi ha inviato una lettera a Christian Rocca che abbiamo pubblicato qui. Il senatore di Italia Viva ha posto al direttore de Linkiesta alcune domande, cui il direttore ha risposto qui sotto.

Caro senatore,
grazie intanto per aver letto il mio editoriale e per esserti incomodato a rispondere su Linkiesta. Leggo che sul merito di questi temi sei pronto a un dibattito con chiunque. Bene, se non si candida nessuno, mi propongo io.
Per brevità, replico alle tre questioni poste dalla tua lettera.
1) Scrivi che Ursula von der Leyen non è una leader capace, come dimostra il Green Deal. Il Green Deal, che mi pare ebbe il consenso anche degli eurodeputati vicini a Italia Viva e del commissario Paolo Gentiloni, è certamente discutibile, e discusso, ma con il RearmEu c’entra davvero poco. Il paragone più preciso, sia in termini cronologici sia di strumenti proposti per affrontare l’emergenza, è il NextGenerationEu, il piano Von der Leyen che ci ha salvato dal disastro economico e sanitario provocato dalla pandemia (e da noi aggravato dall’insipienza di Giuseppe Conte e dal suo super bonus). Tu che hai portato Mario Draghi a Palazzo Chigi, cosa di cui ti ringrazio ogni santo giorno, lo sai meglio di chiunque altro.
Ursula von der Leyen, prima di diventare presidente della Commissione europea, è stata ministra della Difesa della Germania, quindi è una del mestiere. Da quando la Russia ha invaso l’Ucraina, Ursula ha difeso Kyjiv, l’Europa, la democrazia e la società aperta in modo inappuntabile, malgrado i poteri della Commissione siano limitati. Von der Leyen è stata, assieme alla Presidente del Parlamento Roberta Metsola, il volto e la voce dell’Europa unita che assiste l’Ucraina e resiste con coraggio all’imperialismo russo. Non era scontato, non è stato banale.
2) Sono favorevolissimo agli Stati Uniti d’Europa, perlomeno da quando avevo 18 anni. Alle ultime elezioni ho anche votato per una lista e un simbolo con questo nome e con questo programma. Sono anch’io favorevole a togliere l’unanimità dei Paesi membri nella governance europea, e sono anche favorevole a cacciare dall’Unione i paesi che non rispettano lo stato di diritto e i valori fondanti dell’Unione. Sono meno d’accordo sulla tua idea che i soldi del piano von der Leyen siano fatui come un tweet. I soldi del RearmEu sono verissimi: sono 150 miliardi di prestiti che l’Europa mette nel fondo Safe, simile al Sure creato da Gentiloni per combattere la disoccupazione post pandemia, più uno spazio fiscale da 650 miliardi per aumentare la spesa militare dei paesi membri di circa l’1,5 per cento di media, più gli incentivi agli investimenti privati e l’utilizzo di fondi europei non spesi.
Si può fare di meglio, di più, di diverso? Può essere, anzi ne sono certo. Ma come ha detto Mario Draghi, proprio al Parlamento europeo qualche settimana fa, questo non va bene, quell’altro nemmeno, non va bene mai niente e poi non sapete che cosa fare. Fate qualcosa! «Do something», un motto che condividiamo al punto da averlo messo sotto la testata del nostro giornale.
Quindi, visto che me lo chiedi, in questo momento storico, con un’armata rossa che massacra da tre anni un popolo europeo favoloso, e ne minaccia altri, sinceramente non mi interessa per niente parlare di percentuali di spesa in ricerca e sviluppo rispetto agli Stati Uniti. E inoltre, no, la tua proposta di investire anche in cultura adesso non ha alcun senso. Ma proprio nessuno. Se, nel 1940, Churchill avesse promesso, come dici tu, di spendere una sterlina in cultura per ogni sterlina investita in sicurezza, anziché prevedere «sangue, fatica, lacrime e sudore», questo nostro scambio oggi sarebbe scritto con tante vocali con la umlaut.
Se il paragone con il 1940 ti sembra esagerato, caro senatore, la tesi del mio editoriale è confermata in pieno.
3) Ti ringrazio per aver ricordato nella tua lettera che denuncio la propaganda russa e l’influenza degli agenti del caos sui processi democratici da parecchi anni, anche a proposito della campagna infame orchestrata nei tuoi confronti. A maggior ragione, quindi, non capisco come adesso proprio tu possa difendere il diritto a candidarsi di un fascista putiniano – i cui uomini sono stati trovati con soldi, armi e piani per un colpo di stato – come se niente fosse. Un diritto a candidarsi, peraltro, malgrado sia stato dichiarato ineleggibile per aver barato sui finanziamenti elettorali, oltre che per aver ricevuto aiuti da Mosca, dalla Corte Costituzionale di Bucarest all’unanimità, e con due diverse sentenze.
Mi sembra che tu faccia lo stesso errore di tragica ingenuità politica che hanno fatto Joe Biden e i democratici americani. Se le autorità americane avessero arrestato per tempo il capobanda del fallito colpo di stato, nonché istigatore dell’assalto violento al Congresso e del tentato linciaggio del vicepresidente e di diversi deputati e senatori, anziché pensare che le cose si sarebbero risolte magicamente da sole, oggi non ci troveremmo in questa situazione, la Nato continuerebbe a proteggere l’Europa, la tua amica Ursula non avrebbe presentato il piano di riarmo da 800 miliardi, il Canada starebbe tranquillo e sereno come è sempre stato, la Danimarca non si preparerebbe a un’invasione americana, e l’Ucraina combatterebbe contro una sola potenza nucleare, invece che contro due.
No, senatore, i leader che vogliono arrivare alla tregua, cioè gli americani, non vogliono aiutare l’Ucraina. Vogliono che l’Ucraina si arrenda alla Russia, e vogliono depredare le sue risorse minerarie con metodi da gangster. Sono l’Europa istituzionale e la gran parte dei paesi del continente, compresa la Gran Bretagna, quelli che vogliono aiutare l’Ucraina, anche col RearmEu. Siamo noi, a Milano e a Londra, non a Gedda, quelli che dicono che l’Ucraina, la Georgia, la Moldova e la Romania sono Europa, e per questo scendiamo in piazza da anni assieme a tanti deputati e senatori di Italia viva in difesa del diritto di questi popoli di vivere senza l’oppressione russa, e di sentirsi liberi, indipendenti ed europei.
Infine: sono d’accordo con te che Carlo Calenda, perché di questo stai parlando, abbia quasi tutte le responsabilità del fallimento elettorale dei liberaldemocratici alle elezioni Europee, e per me questa è una colpa difficilmente perdonabile. Però oggi – se, come scriveva Virgilio, è lecito paragonare le cose piccole alle grandi – Calenda sta dove si trovano Emmanuel Macron e Keir Starmer, per dire di due tuoi riferimenti politici internazionali, ma anche dove ci sono Pedro Sanchez, Donald Tusk, Friedrich Merz, Mette Frederiksen, Kaja Kallas e Antonio Costa, e, ancora, dove ci sono i socialisti e democratici europei, i popolari e i liberal democratici di Renew di cui il tuo partito fa parte. Tutti costoro sostengono il piano von der Leyen. Immagino l’abbiano letto, no? Piaccia o non piaccia, Calenda sta lì. Contro il piano von der Leyen, invece, ci sono i nazi di ogni ordine e grado, il compagno Salvini, Elly nel paese delle meraviglie, gli utili idioti di Trump e di Putin, e i populisti a cinquestelle che hanno fatto sfilare l’esercito russo per le strade italiane durante la pandemia, e che per anni ti hanno infangato. Matteo, dimmi, che ci fai tu lì?”

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MAGDA NEGRI

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