Segnalo il seguente articolo comparso su "Europa" a firma di Stefano Menichini, che a mio avviso contiene un'analisi perfetta dell'attuale situazione del PD e delle dinamiche all'interno del centro sinistra che potrebbe prepararsi a governare:
A livello nazionale c’è l’evidenza di uno stallo. La stasi del Pd condiziona tutto il quadro politico: non ci sarebbero tanti giochi, tante manovre, tante opacità, tante ambizioni malamente trattenute, se come accade in qualsiasi altra democrazia fosse in atto un evidente sorpasso fra i due partiti maggiori. Sorpasso non solo numerico ma di egemonia, di progettualità, di leadership, di proiezione verso il futuro.
È forse inevitabile che sia così: la società, nei centri di comando come nelle piazze della rivolta, esplode in frantumi. Una frammentazione che tutti vedono ma nessuno riesce a governare, a ordinare. […]
Il Pd è parte di questo problema nazionale, non riesce a esserne la soluzione.
La frammentazione lo attraversa. Suoi importanti dirigenti partecipano a una manifestazione che chiede la decrescita, di non pagare il debito e il ritorno a impraticabili politiche pubbliche al confine con l’assistenzialismo. Un corteo pieno di cuore, certo, ma dove la linea politica prevalente (seccamente alternativa alla violenza) è quella di Cobas e NoTav: di nuovo, pezzi del problema Italia, non certo la soluzione. Anzi, la soluzione sbagliata.
Andare dovunque non fa di per sé egemonia, non fa credibilità, non fa leadership nazionale. Non è un limite di Bersani, come abbiamo scritto molte volte, ma del corpo collettivo del partito.
Le assemblee autoconvocate – Renzi e Civati-Serracchiani sono le prossime – sono sintomo di vitalità, ma rimangono distanti dalla massa critica necessaria a rimettere in moto la grossa macchina ferma.
La manifestazione del 5 novembre sarà momento di legittimo orgoglio, chissà se oltre che dal partito sarà sentita come momento importante anche dal paese.