Il Riformista, 22.10.08
Salvate il Pd
Appello agli italiani. Lo sappiamo, è gracile e incerto. Ma la democrazia ha bisogno di un'opposizione. Perciò, per favore, andate in piazza sabato.
di Antonio Polito
Italiani, salvate il Pd. Può sembrare un appello insensato: perché mai gli italiani, due terzi dei quali non votano il Pd, dovrebbero avere a cuore il Pd? Ma il fatto è che ieri ho letto una
dichiarazione di Massimo Cacciari sulla manifestazione del 25 ottobre: «Io non ci sarò, ci vadano i demagoghi». Poi ho letto che Guazzaloca si ricandida a Bologna. Poi ho letto che Berlusconi
corteggia Gianni Lettieri, imprenditore napoletano, per prendersi il Comune o la Regione. Poi ho letto che Del Turco, dopo il carcere, preferisce Berlusconi a Veltroni. E non ce l'ho fatta più: qui si
rischia che il Pd non ce la faccia a sopravvivere al percorso di guerra che l'attende. Qui bisogna fare qualcosa. Perché va bene criticare, ma buttare il bambino solo perché non è venuto bello e forte come si sperava, equivale a un omicidio.
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Il gioco a sparare contro il Pd è diventato un passatempo nazionale.
Naturalmente, il Riformista vi ha preso parte, direi anzi che l'ha
iniziato, quando tutti i critici di oggi non erano vergini di servo
encomio. Restano intatte le nostre critiche. Sulla conduzione della
campagna elettorale e sulla qualità della leadership, sulla linea
ondivaga, sulle divisioni interne.
Resta la nostra critica alla manifestazione del 25 ottobre: indetta
troppi mesi fa, ha una parola d'ordine oggi inutilizzabile: salva
l'Italia dal governo Berlusconi. Oggi l'Italia, che resta da salvare,
combatte contro nemici ben più pericolosi del governo: la crisi
finanziaria globale, l'imminente recessione, e il suo inarrestabile
declino. La verità è che sabato più che salvare l'Italia, il Pd
chiama i suoi militanti in piazza per salvare se stesso. Salvarsi dal
rischio dell'irrilevanza, salvarsi dal pericolo che alle prossime
amministrative perda per esempio Bologna, salvarsi dall'incubo che
una partenza così tempestosa spezzi la scialuppa prima ancora di
prendere il largo. E questo, secondo me, sarebbe un problema per
tutti gli italiani, anche per quelli che non votano Pd.
Per le deficienze dell'opposizione, per il magic moment di
Berlusconi, per la crisi che spinge gli elettorati di tutta Europa a
raccogliersi intorno al governo che c'è, si è determinata in Italia
una situazione di grave squilibrio. Troppo potere a chi governa,
troppo poco a chi controlla. Non è indice di salute in una
democrazia. Un presidenzialismo di fatto senza i check and balances
che in America costringono persino Bush a contrattare il voto del
Congresso.
Salvare il Pd, salvare cioè l'esistenza di un'opposizione autorevole
e rispettata, è dunque nell'interesse della democrazia italiana. Se
si sfascia, chi ci guadagna? Sarebbe migliore un'Italia in cui da un
lato c'è un solo uomo al comando e dall'altro un nuovo arcipelago di
forze frammentate, deboli, e in lotta l'una con l'altra?
Una delle ultime occasioni per salvare il Pd arriva sabato. Consiglio
ai suoi militanti di non ascoltare i professorini alla Cacciari, che
ormai sembra Gino Bartali, e ripete solo «l'è tutto sbagliato, l'è
tutto da rifare». Se questo Pd non vi piace, avete molte ragioni. Ma
sabato è il caso di turarsi il naso e andare in piazza. E' un rito
trito, lo so; ma ad oggi è l'unico ricostituente che possa essere
inoculato d'urgenza nel corpo flebile di questo partito sofferente.
Poi deve comincire un'altra storia. Perché senza di quella non
basterà un milione di persone in piazza per rianimare l'unica
opposizione che abbiamo.