Il sommovimento (dentro l'apparente stagnazione) che sta portando al 14 dicembre, opera profondi cambiamenti nella strategia della maggioranza del Pd. Bindi e Franceschini, come noto, dall'estate 2010, si erano fatti alfieri della, proposta del governo di tutte le opposizioni più Fini, sotto le insegne dell'Alleanza Costituzionale per battere Berlusconi.
Limpidissime le interviste sulla Stampa della Bindi del 06/08/10 e quella di Franceschini del 25/10/10: un'alleanza costituzionale alla quale "nessuno può mettere – parole di Franceschini – veti, data l'emergenza". Poi nel miglior stile del vecchio Pci, una volta aperta la crisi, i due leader dell'attuale maggioranza hanno operata una profonda revisione, adattando il governo del ribaltone all'ipotesi del governo di unità nazionale (ultima intervista di Franceschini su Repubblica) sull'asse Pd-destra (dentro, tutti i volenterosi? anche la Lega?).
Il vero punto strategico di svolta, però, che stranamente nessun commentatore commenta, sta nell'intervista della Bindi sul Sole24Ore del 5 dicembre '10: "ora non sarebbe più attuale il listone da Fini, Di Pietro, Vendola, Pd per battere il tiranno in un eventuale voto anticipato, ma – ecco il cambiamento – con Fini e Casini nasce una nuova destra che, insieme a Rutelli, costituirà un nuovo centrodestra per chiudere l'era di Berlusconi".
Se questa è la linea di tendenza, dove va a finire l'asse vincente nell'ultimo congresso del Pd che individuava nell'Udc il perno dell'alleanza del Pd, poi evolutasi nella idea bersaniana del nuovo Ulivo? La chiusura della crisi, al di là dei suoi aspetti contingenti, imporrà di esplicitare, senza dissimulazioni e rinvii, l'esaurimento della strategia uscita vincente al congresso. Reset.