Non sono gli anni Settanta, non c'è una generazione pregna di ideologismi, non ci sono rischi di terrorismo, però quello che è successo a Roma, quello che succede a Chiomonte nel torinese e in Grecia denota una disperazione di una parte significativa di una generazione.
Io non vorrei lasciare indietro nessuno ma penso che anche i diciottenni debbano considerarsi adulti e assumere pienamente responsabilità su di sé. È giusto indignarsi, è giusto manifestare ma il tempo è feroce e i problemi sono feroci.
Se la parte migliore di questa generazione – che costituirà l'élite dirigente di domani – non si dà un ritmo, delle scadenze, degli obiettivi ma si lascia solo andare a questa onda di protesta anche un po' folcloristicamente gonfiata dai media, potrebbe essere un'occasione perduta.
Io spero che ci sia un sussulto di responsabilità e allora davvero i giovani saranno le nostre speranze di domani.
Ma c'è qualche rischio e soprattutto: attenzione ai vecchi e cattivissimi maestri!