Impegni familiari mi hanno impedito di partecipare al meeting di Bersani a Roma. Ho bucato anche il gay pride a Torino. Ma da entrambi gli eventi ho ricavato spunti. Bersani ha sterzato programmaticamente sul sociale: attacca Berlusconi e minimizza la crisi. Peccato, si può attaccare il Cavaliere, senza minimizzare la crisi. Il dibattito del Gruppo Pd al Seato ha mostrato un approccio più ricco e complessivo, per fortuna. Così- come fa il Segretario – serriamo le fila, ma non allarghiamo il consenso. Sul Pride non ci resta che constatare che gli anni passano, ma le questioni non evolvono: l'impotenza legislativa del centosinistar ee del centrodestra lasciano le cose invariate, mentre la crucialità di questa costellazione di diritti appare carsicamente nell'opinione pubblica, incattività dall'emergenza dei problemi economici.
Anche la vicneda della Fiat a Pomigliano merita una riflessione. Bisognerà leggere a fondo l'accordo e non banalizzare nula. nessuna analogia con l'80. Qui si vuole avviare una produzione e non chiudere. . Ma possiamo accettare come dice oggi Scalfari su Repubblica che inizi un'epoca "Dopo Cristo" e che la globalizzazione porti a una compressione dei diritti e delle condizioni dei lavoratori, perché la classe operaia occidentale cede progressivamente sotto le regole della globalizzazione? Perché ciò non accade in svezia, in Francia o Germania? Forse le condizioni degli operai in questi Paesi non sono comparabili in termini di qualità della produzione con l'Italia e dei diritti della classe operaia italiana?
Segnalo l'articolo di Caldarola su Il Riformista, sullo iato fra popolo rosso e viola, di domenica 20 giugno. La borghesia e il ceto intellettuale diffuso diventano avanguardia dei diritti, ma i diritti dei lavoratori non trovano ugualmente protagonista l'opposizione e rischiano la retrovia radicale. Mi pare un nodo essenziale, quando si parla del Pd come soggetto politico in grado di abbracciare il campo dei diritti e dei doveri e delle proposte politiche realistiche.