Skip to main content

Ceccanti in Senato: “il diritto nasce dal fatto” 14 maggio 2008

By 14/05/2008Maggio 27th, 2024Politica

Segnaliamo con piacere il primo intervento come senatore del Pd (eletto in Piemonte) eseguito  in aula  da parte dell'amico di Libertaeguale  Stefano Ceccanti. Buona la prima!!!!

Intervento in Aula del sen. Ceccanti, 14 maggio

E’ per me un grande onore parlare per la prima volta in quest’Aula dove hanno seduto maestri come Roberto Ruffilli e Pietro Scoppola. Il mio tema è: come chiudere la transizione istituzionale. Tutti sogniamo una fase in cui sia possibile superarlo e, in un quadro di regole più moderne e condivise, in cui ci si possa finalmente dividere solo sulle politiche da scegliere. Questo traguardo, lo dimostra il dibattito alla Camera, sembra potersi ora avvicinare per due ragioni.

La prima è il meccanismo di reazioni a catena originato dalla scelta del PD di andare libero alle elezioni. Per questo il panorama dei gruppi si è semplificato e con due formazioni chiaramente prevalenti, è stata possibile la costituzione del Governo Ombra. Non si tratta di inserire nel sistema una razionalità esterna, ma solo di seguire il principio “ex facto oritur ius”, il diritto nasce dal fatto. Come hanno scritto recentemente i colleghi di diversa area politica Giovanni Pitruzzella e Vincenzo Lippolis (quest’ultimo già consigliere giuridico del Presidente Casini): “le riforme servono e sono praticamente realizzabili se sono vivificate dal vento della politica”. Questo vento, per restare al Governo Ombra, oltre che dal 1937 in Inghilterra, ha soffiato già nel nostro ordinamento: l'articolo 10 dello Statuto della Regione Toscana (in vigore dal 2005), dà una puntuale definizione di “Opposizione”, qualificandola come la minoranza numericamente più consistente, e prevede la possibilità di istituire un “portavoce dell'Opposizione”. Rispecchia quell’ampia parte della dottrina che distingue l’Opposizione dalle altre minoranze, prendendo atto della regolarità dei grandi sistemi parlamentari dove più soggetti e non solo due hanno rappresentanza parlamentare, ma dove, al tempo stesso, l’Opposizione, il partito a vocazione maggioritaria che ha perso le elezioni, non è equiparato alle altre minoranze perché ha di fatto, prima che di diritto, un ruolo diverso da esse.

La seconda ragione, connessa alla prima, è il superamento di due speculari tentazioni: da un lato quella della riforma come azzeramento del passato, quasi che coloro che ci hanno preceduto fossero stati sprovveduti; dall’altro la sacralizzazione del passato, la mancata comprensione del fatto che fedeltà è anche il coraggio di salire come nani sulle spalle dei giganti, di coloro che hanno scritto quel testo e di coloro che col loro sacrificio hanno reso possibile che quel testo si scrivesse. Lo aveva detto benissimo il Presidente Napolitano alla Facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza”, la facoltà di Aldo Moro, Vittorio Bachelet e Massimo D’Antona, poco prima di essere eletto: i costituenti videro tutti i problemi, ma non potevano dare soluzioni adeguate a tutti. Con questa consapevolezza possiamo oggi avere la forza di non ripetere quanto accadde nella legislatura 2001-2006, così ricostruito da Lippolis e Pitruzzella: “Il centrodestra vuol fare della grande riforma costituzionale il simbolo e il coronamento del proprio programma di rinnovamento, non solo istituzionale ma della società italiana. Il centrosinistra si oppone pregiudizialmente perché non vuole concedere nulla agli avversari”. Tutto ciò può essere superato definitivamente.

I livelli di intervento possibili sono quattro. Ci sono anzitutto le potenzialità inesplorate offerte dalle norme vigenti. Mi limito a fare due esempi. Quasi tutti i Ministri Ombra sono  parlamentari, ma a differenza dei loro omologhi possono intervenire solo nella Camera di appartenenza. Cosa impedisce che a partire dalle audizioni dei nuovi Ministri si cerchi di utilizzare al massimo le sedi congiunte tra le Commissioni omologhe dei due rami del Parlamento, con un confronto immediato col Ministro Ombra?  La platea si amplierebbe, ma la drastica riduzione del numero dei gruppi permetterebbe lo stesso un dibattito ordinato e asciutto senza duplicazioni. Più in generale, sui grandi temi (iniziando dalla ratifica del Trattato di Lisbona) si potrebbe utilizzare in modo congiunto lo strumento dell’indagine conoscitiva. Così congiuntamente si potrebbe esaurire tutta la fase istruttoria. Resterebbe poi alle due Commissioni e quindi alle due Aule votare e approvare l’articolo unico in cui consiste il Trattato.
Il secondo livello è quello dei Regolamenti Parlamentari. Già nella scorsa legislatura alcune proposte, tra cui quella Franceschini alla Camera e Negri al Senato, avevano posto l’obiettivo di ridurre la frammentazione, con una tendenziale corrispondenza tra i soggetti politico-elettorali e i gruppi parlamentari, ferma restando la libertà dei singoli. Il fatto che la frammentazione sia ora minore deve comunque indurci a varare quel tipo di modifiche per rendere stabile questa situazione. Altre proposte come quella di Morando e Legnini si erano prefisse di regolare in modo più razionale la sessione di bilancio, con chiare prerogative alternative del Governo e della maggioranza da un lato, dell’Opposizione e delle altre minoranze dall’altro. A quelle modifiche possono aggiungersene altre ispirate allo stesso principio di questo duplice e simultaneo rafforzamento, come la garanzia della certezza dei tempi di discussione e di votazione dei disegni di legge governativi urgenti e la possibilità per l’Opposizione di portare in Aula come testo base alcuni dei propri progetti.
Il terzo livello è quello della legislazione elettorale. I referendum elettorali sono solo congelati e ci richiamano al dovere di modificare un sistema che polarizza male attraverso lo strumento rozzo del premio di coalizione, non attraverso i collegi uninominali o i piccoli collegi plurinominali delle democrazie europee, che sarebbero peraltro utili, integrati con una legislazione sulle primarie, anche per riavvicinare elettori ed eletti. Il nostro programma su questi aspetti è chiaro: il sistema elettorale francese “ben si presterebbe a stabilizzare un bipolarismo fondato su grandi partiti a vocazione maggioritaria, quale si va configurando già in questa elezione a partire dalle scelte unilaterali fatte dal PD. Il PD è disponibile anche ad esaminare ipotesi di sistemi elettorali diversi, a condizione che possano corrispondere alla medesima finalità.”
Problemi analoghi si pongono anche per la legge elettorale europea che in tutte le ultime legislature, compresa quella breve da poco conclusa, si è cercato di modificare senza successo: sono da perseguire rapidamente le finalità di ridurre l’ampiezza delle circoscrizioni (per avvicinare eletti ed elettori e per evitare che vasti territori non abbiano rappresentanti) nonché  la riduzione della frammentazione. E’ vero che il Parlamento di Strasburgo non ha bisogno di un sistema fortemente selettivo perché non deve esprimere un Governo, ma è altresì vero che nessuna grande democrazia ha comunque rinunciato a significativi sbarramenti per non polverizzare in una miriade di gruppetti la propria rappresentanza nazionale.    
Il quarto livello è quello costituzionale. La cosiddetta bozza Violante della scorsa legislatura su vari aspetti costituisce un valido punto di partenza. Ad essa va aggiunto il completamento della copertura del Governo Ombra, riprendendo il testo predisposto in sede Isle (l’Istituto per la documentazione e gli Studi LEgislativi) nel febbraio 2004. Si tratterebbe ad esempio di consentire a tutti vari membri del Governo Ombra di accedere a entrambe le Camere e al Premier Ombra di poter richiedere la convocazione straordinaria delle Camere, nonché di essere consultato dal Presidente della Repubblica, d'intesa col Presidente del Consiglio, in caso di emergenza interna ed internazionale.  

Vorrei però concludere fugando un dubbio che può essere sorto perché per spiegare come il diritto nasca dal fatto mi sono concentrato sull’ultimo fatto rilevante, l’istituzione del Governo Ombra del Pd. Siamo non di meno interessati al rafforzamento del Governo, superando l’aggiramento dell’ordine del giorno Perassi all’Assemblea Costituente. Lo siamo perché, cari colleghi della maggioranza, i ruoli non sono certo fissi e noi speriamo, nel superare i limiti giuridici odierni che si potrebbero frapporre a un lavoro proficuo del Governo Ombra, di eliminarli perché siate voi nella prossima legislatura a utilizzare bene quello strumento. 

Close Menu

MAGDA NEGRI

www.magdanegri.it

IL MIO PARTITO