Giorgio Amendola, in piena guerra fredda, coltivava il sogno di una grande Europa, dall’Atlantico agli Urali.
Sono da poco passate le 7 e vedo in tv passare le immagini di case civili che bruciano, bombardate a Kiev che aspetta l’assedio.
A parte le angosce personali, cerco di fare un esercizio di memoria.
Dal 1990 in poi, nelle decine di Congressi che ho fatto, nei centinaia di convegni e riunioni, quanto tempo ho dedicato ai problemi della Federazione Russa e ai processi di integrazione e/o scontro con l’altra Europa?
Non me ne viene in mente uno.
Dal 1991 in poi la nostra attenzione politica è stata tutta catturata dalle Guerre del Golfo.. poi il terrorismo, l’Irak, l’Afganistan.. e poi la Cina..
L’Europa che ci appassionava è sempre stata quella della sua integrazione monetaria, dell’ euro, del bilancio comune, della faticosa integrazione politica..
Non mi ricordo di aver mai discusso, in sede di partito, dell’allargamento massiccio della Nato, delle degenerazini del regime di Putin e delle possibili conseguenze per la sicurezza europea.
Colpa o disattenzione mia.. ma non solo.
Anche alla Commissione difesa del Senato, solo una volta discutemmo degli effetti dello scudo stellare antimissile voluto dagli Usa in Europa per difesa contro la Russia.
Non so se quel progetto è stato terminato.
Certo non mancano tra i progressisti gli esperti di politica internazionale.. leggiamo qualche volta i lavori dell’ispi e dello Iai..ma l’assunzione politica diffusa è un’altra cosa.
E succede che un autocrate che dice di accettare consigli solo da Dio porti una guerra convenzionale nel cuore dell Europa, tradisca gli interlocutori europei, stracci ogni trama di pace.
Ci sarà lavoro politico e umanitario per tanti prossimi anni.