Biasimo il radicalismo censorio della cultura transgender made in Usa che, benignamente importata al liceo Cavour di Torino, ha portato all’asterisco come sostitutivo della desinenza di genere.
Da femminista di cultura socialista ho contrastato a suo tempo la versione essenzialistica del concetto di differenza sessuale che inchiodava le donne alla mera funzione biologica riproduttiva.
Ma mi ribello ora alla negazione talebana del bipolarimo maschio femmina.
Che non comporta peraltro il riconoscimento di nuove identità sessuali in transizione che coinvolge le vite di molti giovani, pare.
Bisogna contrastare la cancel culture importata dal mondo anglosassone più radicale e, in tema di diritti delle persone, bisogna aggiungere, ridefinire.
Non togliere.