A commento dell'iniziativa del 2 aprile "Primarie e democrazia nei partiti" vorrei dire che è stata molto interessante, soprattutto perché ha evidenziato come e con quanta fatica evolva la cultura politica del PD.
L'applicazione dell'articolo 49 della costituzione è stata per due decenni un cavallo di battaglia dei radicali, dei referendari, di tutti quegli innovatori che hanno visto dilatarsi le funzioni pubbliche dei partiti in un regime di totale responsabilità privata.
Finalmente gran parte dell'arco parlamentare ha deciso di affrontare la questione tentando di regolamentare per legge i diritti e i doveri degli iscritti, i finanziamenti, i criteri di candidabilità.
Sembrerebbe cosa scontata, ma il mio amico on. Barbi, prodiano della prima ora con molta esperienza in Germania, teme l'istituzionalizzazione e l'esigibilità dei giudici dei requisiti di democrazia interna. Non è il solo: anche molti amici che provengono dall'esperienza del della sinistra storica difendono l'assoluta intangibilità dello strumento partito.