Riporto il testo dell'appello delle donne del Pd, che ho sottoscritto
"Per l'autonomia e la dignità»
Il prossimo Congresso è l’occasione per rimettere a punto il progetto del PD, il progetto di un partito riformatore, capace di costruire un’alternativa alla destra.
Noi in questo progetto crediamo e vogliamo contribuire a costruirlo con un partito forte e autorevole. Vogliamo farlo portandovi l’esperienza, le storie, le competenze, la passione delle donne.
Dare valore alle donne significa dare più dignità alla politica e più forza al PD.
Vogliamo costruire la nostra forza a partire dalla forza delle donne nella società italiana, anche dando vita al luogo di elaborazione autonoma di cultura, di esperienza, di scambio, di formazione, prevista dal nostro Statuto: la conferenza delle donne, un luogo aperto alle associazioni e alle elettrici. L’approvazione del Regolamento nella Direzione nazionale costituisce il primo passaggio verso la sua costituzione.
La nostra forza consiste principalmente nella condivisione di valori che consideriamo irrinunciabili: autonomia, libertà, solidarietà, eguaglianza, democrazia paritaria, laicità, diritti, rispetto della dignità delle donne, merito.
La politica per noi è occuparsi dei problemi concreti delle donne e degli uomini; capacità di ascolto, di lettura dei cambiamenti sociali, strumento per creare una società più eguale e più giusta, impegno civile per realizzare più uguaglianza, più libertà, più solidarietà.
Consideriamo importante la novità che ha contrassegnato la nascita del PD: l’obbligo della presenza del 50% di donne nelle assemblee e negli organismi dirigenti ed esecutivi.
La breve esperienza del PD ci dice però che questo da solo non basta, che dobbiamo dotarci anche di altri strumenti per rendere effettivo quell’obiettivo. Il fatto che le donne elette al Parlamento europeo, a quello italiano e alle amministrative siano ancora troppo poche e poche quelle presenti nei vertici del Partito, ci impone di cambiare. Pensiamo innanzitutto all’ampliamento della sfera di autonomia e di potere di cui godiamo, con maggiori spazi nei luoghi della decisione e regole più rigorose per farle rispettare. Da qui in avanti sarà forte e chiaro il nostro no a un uso maschile del 50% che esclude interi pezzi della classe dirigente femminile e tiene conto più delle fedeltà che del merito.
Per parte nostra, ci assumiamo il compito di trovare risposte convincenti alla domanda: quali idee, quali contenuti, quali progetti le donne del PD esprimono per parlare alla società e alle donne italiane?
Quella conquista ci carica di responsabilità nella costruzione del Partito democratico, della sua cultura politica, del suo radicamento territoriale, della sua capacità progettuale, nell’elaborazione di contenuti, nella ricerca del consenso, nel far crescere la partecipazione delle donne alla politica.
Siamo fuori dalla storia del rivendicazionismo femminile; siamo diventate parte di una progettualità riformatrice alla quale intendiamo portare con sempre maggiore chiarezza il nostro contributo originale e autonomo. Questo deve essere chiaro a tutto il Partito che dovrà assumere abitudini di coerenza rispetto al principio della democrazia paritaria.
È una grande sfida che vogliamo raccogliere per dare corpo a una nuova cultura politica. Senza questi passaggi e richiami alla responsabilità di tutti, quel 50% rischia di svuotarsi, anche se le ragioni che hanno portato a quel risultato sono ben fondate e chiare.
Per riuscire a produrre responsabilità dobbiamo darci strumenti efficaci per costruire una nostra forza. E non si costruisce nessuna forza se non disponiamo di luoghi di elaborazione comune, di scambio, di strategie. Altrimenti, il rischio è che il peso politico delle donne diminuisca pur crescendo il loro numero nel partito e negli organismi dirigenti.
La nostra forza sta innanzitutto nella condivisione, nella relazione, nell’unità sugli obiettivi fondamentali.
La partecipazione delle donne, la valorizzazione delle loro competenze, devono sempre più costituire parte importante dell’identità del PD ed essere elemento imprescindibile della modernizzazione del Paese. Tutti gli osservatori rilevano che i Paesi con minore differenziale di genere sul mercato del lavoro, nelle carriere e nelle istituzioni sono quelli che hanno le migliori performances economiche e maggiori capacità competitive. Le donne sono più istruite, si laureano in maggior numero rispetto ai coetanei maschi, chiedono di essere valutate per le loro competenze e abilità. E dunque, per crescere, il paese ha bisogno delle donne e delle nuove capacità che esse esprimono, e le donne hanno bisogno di sviluppo e di più politiche pubbliche.
C’e’ un blocco che bisogna rimuovere. Siamo di fronte a un Paese tra i più diseguali in Europa, che non cresce, che è fanalino di coda per l’occupazione femminile, per la scarsità dei servizi pubblici, per la ridotta mobilità sociale e capacità di innovazione.
In questa condizione di arretratezza e disuguaglianza trova senso il valore generale della democrazia paritaria. Questione che diventa il cuore di un paese fermo e diseguale.
La democrazia paritaria ha un valore cruciale nella costruzione di un nuovo pensiero politico. Non parliamo più di quote, ma di un obiettivo più ambizioso: la partecipazione attiva delle donne alla costruzione delle istituzioni della democrazia e la condivisione dello spazio pubblico da parte dei due generi. Insomma, eguale responsabilità di donne e di uomini nel processo democratico e una nuova idea di convivenza nello spazio pubblico e in quello privato. La cooperazione fra donne e uomini vale infatti anche per lo spazio di cura.
Una politica che voglia investire su valori rinnovati non può non registrare tutto questo nell’elaborazione di una nuova cultura politica.
Non c’è modernizzazione del Paese, ma non c’è neanche partito nuovo, se le donne non sono protagoniste.
Da tempo non è più la debolezza femminile la chiave delle politiche di genere, ma il riconoscimento delle abilità e delle competenze di cui le donne individualmente dispongono e del fatto che si considerano queste abilità e competenze una ricchezza per tutta l’umanità, per il tessuto civile e culturale, per la famiglia come per l’economia. Noi vogliamo farci interpreti di questo rovesciamento di prospettiva e del riconoscimento della legittimità del desiderio di potere pubblico da parte delle donne.
Sappiamo che il nostro orizzonte oggi è sempre più quello europeo, che le istituzioni europee dispongono di strumenti efficaci per affermare i principi di parità e di eguale cittadinanza. Ma noi dobbiamo fare la nostra parte affinché le direttive europee vengano recepite nelle forme più giuste, a favore della non discriminazione delle donne. Ma purtroppo, tutti gli obiettivi di Lisbona che ci riguardano sono stati finora mancati.
Nei mesi scorsi abbiamo cominciato a elaborare le linee di un nuovo Welfare, più in grado di interpretare i nuovi bisogni delle donne e delle famiglie, per far fronte alla crisi economica che sta penalizzando soprattutto le donne, più precarie e più numerose nei lavori atipici. Abbiamo fatto proposte per le famiglie, per l’occupazione femminile, per la conciliazione e la condivisione, per la salute delle donne. Ma dobbiamo capire meglio cosa si muove nella realtà sociale e culturale italiana, europea e mondiale per essere all’altezza di una proposta di governo efficace e in sintonia con il sentire e le domande delle donne italiane. Anche questo vuol dire costruire una nuova cultura politica.
Libertà, responsabilità, uguaglianza e merito sono valori per noi preziosi.
Rifiutiamo con sdegno la concezione delle donne come oggetti d’uso, oggetti da utilizzare e scambiare, che ci riporta indietro di anni, a epoche nelle quali la donna era soprattutto corpo da esibire o da possedere, un soggetto da tenere sotto controllo. Se, poi, questa pratica è promossa da alte figure istituzionali, diventa un modello da imitare per fare carriera e guadagnare facilmente un posto di visibilità e di successo. L’immagine della donna che propone la destra non fa che rafforzare gli stereotipi legati al ruolo e al corpo femminile. E preoccupa ancora di più che ciò avvenga nell’indifferenza di gran parte dell’opinione pubblica.
Ci impegniamo affinché tutte le forze politiche assumano il rispetto delle donne e la valorizzazione delle capacità femminili come principi fondanti delle politica.
Le donne che con fatica e tenacia lavorano e si impegnano in famiglia e al lavoro, nella società e nelle istituzioni, quelle che studiano e che vogliono essere valutate in base al merito, si sentono umiliate dalla concezione che questa destra esprime.
La laicità dello Stato è un altro dei valori per noi irrinunciabili. Libertà e responsabilità sono i due termini per costruire uno Stato laico. Proprio un modus vivendi fondato sulla laicità garantisce a tutti, ma in modo particolare alle donne, diritti e libertà. Laicità è innanzitutto autonomia della politica, pluralismo delle concezioni religiose e morali, garanzia di libertà e diritti nella convivenza democratica. Negli ultimi mesi ci siamo trovati a discutere faticosamente di temi eticamente sensibili, come il testamento biologico. La discussione ha dimostrato che ci sono aree problematiche, ma ha dimostrato anche che punti veri di mediazione sono possibili attraverso un confronto franco, sereno, costruttivo. La piena laicità, nel rispetto di tutte le posizioni etiche e religiose, presenti anche nel nostro Partito, è la vera sfida del PD. Una pratica che, insieme col PD, fa crescere anche la civiltà politica del nostro Paese.
Quando parliamo di libertà, dobbiamo parlare anche di lotta alla violenza sulle donne. Un tema su cui siamo da sempre impegnate. In qualche periodo la frequenza di omicidi e di violenza è tale da far pensare a un vero e proprio desiderio degli uomini di continuare ad affermare la propria superiorità con la prevaricazione, punendo la donna che non sta al suo posto, distruggendone la personalità con la violenza fisica e psicologica. Vogliamo riprendere, dopo l’appello contro la violenza sulle donne, firmato da diverse migliaia di cittadine e cittadini, una campagna di sensibilizzazione culturale nel nome del rispetto del corpo, della libertà e della dignità della donna, con il coinvolgimento anche degli uomini. Solo insieme – donne e uomini rispettosi della libertà femminile – potremo pensare di riuscire a sconfiggere la violenza sulle donne che sempre più ci appare una barbarie da superare e cancellare.
Noi ci ispiriamo alla Piattaforma di Pechino: “La violenza contro le donne è un ostacolo al raggiungimento degli obiettivi di uguaglianza, sviluppo e pace. La violenza contro le donne viola, indebolisce o vanifica il godimento da parte delle donne dei loro diritti umani e delle loro libertà fondamentali”. E consideriamo vincolante la Dichiarazione dell’ONU, approvata a Vienna nel 1993: “I diritti umani delle donne e delle bambine sono inalienabili e parte integrale e indivisibile dei diritti umani universali. La violenza di genere e tutte le forme di molestie e di sfruttamento sessuale, incluse quelle che risultino dal pregiudizio culturale e dal traffico internazionale, sono incompatibili con la dignità e il valore della persona umana, e perciò devono essere eliminate”.
Il nostro pensiero va a tutte le donne che nel mondo sono vittime della violenza, della discriminazione religiosa e politica: alle giovani donne iraniane uccise durante le manifestazioni per rivendicare democrazia e diritti, al premio Nobel per la pace Shirin Ebadi che si batte con grande coraggio per la democrazia nel suo Paese, ad Aung San Suu Kyj in Birmania, ancora detenuta. A tutte loro la nostra attiva solidarietà.
Questa è la base di un patto comune di autonomia e di unità: ci impegniamo a continuare a tessere un filo forte che ci tenga unite nel pluralismo anche durante e dopo il Congresso, per ritrovarci insieme e conquistare nuovi traguardi dentro il Partito e nella società.
FRANCO VITTORIA, FINOCCHIARO ANNA, SERENI MARINA, BINDI ROSY, ABBA' ROSANNA, ADAMO MARILENA, AGOSTINI ROBERTA, AMATI, AMICI SESA, ANTEZZA MARIA, ARMATO TERESA, BAIO EMANUELA, BASSOLI FIORENZA, BASTICO MARIANGELA, BELLANOVA TERESA, BERTUZZI MARIA TERESA, BIONDELLI FRANCA, BLAZINA TAMARA, BRESSO MERCEDES, BRUSCOLOTTI MARIA PIA, BULGARI MAITE, CANTARO ANTONELLA, CAPANO CINZIA, CENNI SUSANNA, ARIANNA CENSI, CENTILLO LUCIA, CIPRIANI FRANCA, CODURELLI LUCIA, CONCIA PAOLA, COSCIA MARIA, DE BIASI EMILIA, , DONAGGIO GRAZIA FRANCA, FONTANA CINZIA MARIA, FRONER LAURA, GARAVAGLIA MARIAPIA, GARAVINI LAURA, GHEDINI RITA, GHIZZONI MANUELA, GRANAIOLA MANUELA, IERDI SIMONA, INCOSTANTE MARIA FORTUNA, ROSSELLA LAMA, LANNI LARA, LANZILLOTTA LINDA, LORENZETTI MARIA RITA, LUCIDI MARCELLA, MAGISTRELLI MARINA, MAGNOLFI BEATRICE, MARIANI RAFFAELLA, MARINARO FRANCESCA, MATTESINI DONATELLA, MIOTTO MARGHERITA, MONGIELLO COLOMBA, MOTTA CARMEN, MURER DELIA, NEGRI MAGDA, PASSUELLO GRAZIELLA, PENNACCHI LAURA, PES CATERINA, PICIERNO PINA, PIGNEDOLI LEANA, POLLASTRINI BARBARA, RAMPI ELISABETTA, ROSSA SABINA, ROSSOMANDO ANNA, SAMPERI MARILENA, SBROLLINI DANIELA, SCHIRRU AMALIA, SERAFINI ANNA, SERVODIO GIUSEPPINA, SIMONINI MARTINA, SIRAGUSA ALESSANDRA, SOLIANI ALBERTINA, TURCO LIVIA, VELO SILVIA, ZAMPA SANDRA.
04 agosto 2009