Enrico Morando con Giuseppe Berta e Sergio Chimparino. Modera Nino Battaglia.
Riformisti e comunisti? A cavallo tra gli anni ottanta e novanta, un gruppo agguerrito di dirigenti e militanti del Pci provò a declinare, in Italia, l’ultima stagione di quello che oggi appare un ossimoro. Nei decenni precedenti, la «destra comunista», prima con Giorgio Amendola e poi con Giorgio Napolitano, era sembrata più volte al limite dello strappo.
Ma il crollo precipitoso del colosso sovietico, con gli esiti nostrani della «Bolognina», apriva ora nuove opportunità e non lasciava più tempo agli indugi. Fu tra il 1989 e il 1994 che si consumò, in effetti, la parabola della corrente «migliorista».
Il suo intento dichiarato era di superare l’anomalia della sinistra italiana, promuovendo la costruzione di un grande partito socialista a vocazione maggioritaria. Ma tre fattori ne limitarono le potenzialità: la concezione del partito e della lotta politica interna; un’eccessiva ricerca dell’equilibrio tra istanze di continuità ed esigenze di rottura; e infine la difficoltà a considerare come compiutamente propria la cultura liberalsocialista.
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