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Finanziamento ai partiti: ciò che il PD dovrebbe dire

By 18/04/2012Attualità

Ci sono alcune cose che il PD non riesce a dire e che avrebbe invece tutte le condizioni per poter dire, in questa mediocre vicenda dei soldi ai partiti.

Il PD è nato nel 2008 senza una lira, senza un euro, senza un immobile, senza ereditare un soldo dalla Margherita (che ne aveva molti), senza farsi carico dei debiti degli ex DS (che hanno provveduto a sanarli con la fondazione e i finanziamenti dei due anni 2006-2008), pagando l'affitto alle sezioni degli ex DS, ereditando solo due giornali in condizioni finanziarie non buone. Si legga in proposito il bel libro di Mauro Agostini, il tesoriere, Nudi nella capanna.

Un partito che nasce senza una lira può decidere tutto del  suo futuro. Non ha passato, se non l'eredità doverosa di non lasciare generosi funzionari e dipendenti per la strada e di trovarne l'utilizzo migliore.

Se non vogliamo affogare nella volgarità confusa dell'anti politica di questi giorni, dobbiamo dire alcune cose:

  • I finanziamenti, ipocritamente chiamati rimborsi, ci sono venuti dalle elezioni del 2008, 2009 e 2010. Personalmente ritengo che siano volumi eccessivi e vadano drasticamente ridotti, accompagnando la riduzione con forme di detassazione di contributi e donazioni delle persone fisiche e giuridiche
  • Siamo abbastanza giovani e padroni del nostro destino per decidere come non gonfiare gli apparati e non trovarci più nelle condizioni dei precedenti partiti che hanno dato vita al PD
  • Ha piena legittimità la campagna liberale e radicale, molto presente anche nel PD, che dice: "non un soldo pubblico in nessuna forma solo contributi privati" ma dobbiamo dirci chiaramente tra di noi quali ne saranno in poco tempo le conseguenze
  • Mi sembra molto interessante l'iniziativa di legge popolare dell'economista Pellegrino Capaldo che pensa a cinque anni di decrescente contributo pubblico e di detrazione di contributi fino a 2000 euro per fare dei partiti una sorta di Pubblic company.
  • Apprezzo il titanico sforzo di Sposetti di proporre la pesantezza dei partiti tedeschi ma sinceramente credo che non si possa andare contro corrente, contro il profondo sentire pubblico in questo modo. Non si può in questo momento, in cui chiediamo a tutti di rinunciare a redditi, risorse, liquidità.
    Sono contenta che sabato mattina alla direzione regionale del PD ci sia stato un largo consenso per la riforma dei contributi politici ai partiti e la piena consapevolezza del peso politico di questa questione, che non può più restare solo nella mani delle segreterie e del tesoriere.

Assai prima che scoppiassero scandali e polemiche io avevo presentato al senato due disegni di legge (nn. 1508 e 3142) che prevedevano appunto un dimezzamento dei rimborsi elettorali, la loro erogazione al solo primo anno dopo le elezione e la destinazione volontaria del 4 per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, contestualmente la dichiarazione dei redditi su scheda separata ed anonima per devolvere non a tutti i partiti, ma al proprio, i contributi.

Credo di non essere l'unica parlamentare del PD ad aver avanzato proposte del genere, e non è, ripeto, una questione che può essere sequestrata dai tesorieri.

 

Per approfondimento leggere anche:

Sui soldi ai partiti l'ultima occasione, Stefano Folli, Il Sole 24 Ore, 15 aprile 2012
Partiti, consensi ai contributi volontari, Riccardo Ferrazza, Il Sole 24 Ore, 15 aprile 2012

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