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Giornata parlamentare intensa

By 03/02/2011Maggio 27th, 2024Politica

Intensa giornata parlamentare ieri la mia. Davvero molto faticosa. Abbiamo approvato la legge comunitaria  e audito Vendola in commissione rifiuti sulle ecomafie pugliesi. Rivendica un grande ruolo della sua regione nella gestione della emergenza rifiuti campana. E pensa di potere governare la costruzione di inceneritori di ultima generazione con facilità nella transizione. Non tutti la pensano come lui. Il ministro Frattini ha riferito su questione del medioriente e della potesta egiziana. In commissione difesa non è passata la nostra proposta di modificare il sistema di arruolamento. Grande staticità ai vertici del ministero e militari. Il momento più intenso è stato l'accoglimento delle dimissioni di Cuffaro. ( TROVATE IL RESOCONTO STENOGRAFICO IN LEGGI TUTTO QUI DI SEGUITO)

 

E' stata rispettata la sua volontà, per evitare la certificazione della sua decadenza. Il senatore Rossi ha motivato la sua scelta di presentare le dimissioni, dimostrando onestà, dicendo di non condividere la linea economica del Pd in questo momento.  Non è all'altezza delle sfide riformiste  del Paese.  Inoltre ha parlato della incapacità di alternativa riformista del partito. Avverte un disagio. Ma le sue dimissioni sono state rifiutate in gran misura.Ha ricevuto manifestazioni di stima ed affetto. Conoscendolo, farà passera qualche tempo e le riproporrà. 

 Senato – 2 febbraio 2011

 

Discussione delle dimissioni presentate dai senatori Salvatore Cuffaro e Nicola Rossi (ore 12,06)

Approvazione delle dimissioni del senatore Cuffaro. Reiezione delle dimissioni del senatore Nicola Rossi

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca: «Votazione sulle dimissioni presentate dai senatori Salvatore Cuffaro e Nicola Rossi».

Con lettera pervenuta alla Presidenza in data 31 gennaio 2011, il senatore Cuffaro ha comunicato di rassegnare le proprie dimissioni da senatore della Repubblica.

Passiamo pertanto alla votazione.

*QUAGLIARIELLO (PdL). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

QUAGLIARIELLO (PdL). Signor Presidente, colleghi senatori, il Gruppo del Popolo della Libertà voterà contro le dimissioni del collega Nicola Rossi. Lo farà per tenere fede ad una consuetudine che in quest'Aula c'è sempre stata: quella di respingere la prima volta le dimissioni, in segno di stima per il collega che le ha presentate, e anche in omaggio a quella fallibilità umana da cui nasce la nostra libertà e l'idea che ci sia uno spazio per il ripensamento.

Questa decisione ha un significato ancora maggiore nel caso del collega Rossi, di cui abbiamo imparato ad apprezzare l'indipendenza di spirito e la capacità critica, pur espresse con un comportamento che è sempre stato disciplinato e rispettoso delle indicazioni della parte alla quale il collega stesso ha fatto riferimento. Credo che le buone tradizioni in quest'Aula non debbano essere abbandonate, e tra le buone tradizioni c'è anche quella per la quale, se non per gravi motivi, una prima votazione deve essere un segno di stima che si manifesta con un voto contrario.

Ragioni differenti, quelle ragioni eccezionali alle quali ho fatto riferimento, ci porteranno invece a votare a favore, come Gruppo del PdL, delle dimissioni del collega Salvatore Cuffaro. Se non ci fossero queste dimissioni, per la vicenda giudiziaria che ha visto Cuffaro protagonista, ci sarebbe la decadenza del collega. E questo è un esito che noi intendiamo in tutti i modi scongiurare, per tre ragioni, e lo dico in maniera molto sobria. Una prima è una ragione personale, che però interpreta i sentimenti di una parte ampia di questo Gruppo: per l'amicizia che molti di noi hanno nei confronti di Salvatore Cuffaro, che si testimonia anche e soprattutto nei momenti di sorte avversa. (Applausi dal Gruppo PdL e delle senatrici Poli Bortone e Bianchi).

Il secondo motivo riguarda la riflessione su alcune figure di reato che in realtà sono più delle categorie sociologiche che non giuridiche. Sotto questo aspetto, se ripercorriamo la vicenda giudiziaria di Cuffaro, il passaggio dal concorso esterno al favoreggiamento aggravato, dal punto di vista garantistico non ha migliorato la situazione, soprattutto se si tiene conto dello iato che passa tra le richieste del procuratore generale e la sentenza.

Il terzo motivo è prettamente umano. È la stima per come Cuffaro si è comportato in questa vicenda, per come ha accettato la sua sentenza. (Applausi dal Gruppo PdL e dei senatori Pinzger, Marini e Adragna). Tutto ciò non merita una decadenza, ma che l'esito della sua vicenda parlamentare sia deciso da lui attraverso le dimissioni liberamente offerte. (Applausi dal Gruppo PdL).

PRESIDENTE. Colleghi, io distinguerei i due argomenti. Quindi, vi invito ad intervenire in relazione alle dimissioni del senatore Cuffaro.

VIESPOLI (FLI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VIESPOLI (FLI). Per sinteticità, mi rifaccio alle riflessioni testé sviluppate dal senatore Quagliariello, che condividiamo in gran parte, nella sostanza. La decisione del Gruppo è in relazione all'opportunità che si eviti la decadenza e si accompagni la scelta che il senatore Cuffaro ha ritenuto di fare. Mi riservo di intervenire sulla richiesta di dimissioni del senatore Rossi.

LI GOTTI (IdV). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LI GOTTI (IdV). Signor Presidente, onorevoli colleghi, anche noi voteremo a favore delle dimissioni del senatore Cuffaro, e riteniamo che, in fondo, le sue dimissioni abbiano evitato a quest'Aula di pronunziarsi utilizzando un istituto indubbiamente sgradevole qual è quello della decadenza. In questo, condivido la riflessione del senatore Quagliariello.

Indubbiamente, quando la Camera alta o qualunque altra istituzione, ma specie la Camera alta, è costretta a pronunziarsi sulla decadenza di un proprio componente, è una pagina triste. Indubbiamente, le dimissioni hanno evitato a quest'Aula di doversi pronunziare attraverso questa formula così draconiana.

Non mi aspettavo, a dire la verità, che si cogliesse quest'occasione, in cui responsabilmente noi prendiamo atto del fatto che si sia evitato di scrivere una pagina triste per il Senato, per definire la giurisprudenza di 29 anni in materia di reati di concorso e aggravante di mafiosità con la qualificazione di categoria sociologica. In questo modo, tutto diventa sociologia, anche la pedopornografia, anche la prostituzione minorile. In realtà, esistono categorie del diritto codificate ed interpretate dalla giurisprudenza. Ora, se una norma non piace, il centrodestra avrebbe avuto a disposizione circa otto anni di governo nel corso dei quali eliminare questa norma, senza bisogno di definirla una categoria sociologica, come se la magistratura si fosse inventata qualcosa.

Rammento che il reato è previsto dal nostro codice e che su quel reato, previsto dal nostro codice, attraverso una combinazione di più articoli, si è solidificata, sedimentata e sviluppata una giurisprudenza di oltre 29 anni. (Applausi dai Gruppi IdV e PD).

D'ALIA (UDC-SVP-Aut:UV-MAIE-Io Sud-MRE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

D'ALIA (UDC-SVP-Aut:UV-MAIE-Io Sud-MRE). Signor Presidente, noi voteremo per l'accoglimento delle dimissioni del collega Cuffaro per due ordini di ragioni.

Il primo è che si tratta di una prassi consolidata. Ci sono diversi precedenti rispetto al fatto che l'Aula si pronunci preventivamente sull'istanza che viene dal collega senatore che intende lasciare l'incarico.

Il secondo è che intendiamo rispettare la decisione che il senatore Cuffaro ha inteso porre in essere, come atto consequenziale di rispetto delle istituzioni e della sentenza definitiva della Cassazione, che lo ha visto, in maniera sobria, dignitosa e rispettosa, non commentare, né criticare questa decisione e, prendendo atto della stessa, dare corso all'esecuzione del provvedimento giudiziario, ivi comprese le dimissioni da componente del Senato.

Credo sia un comportamento che molti dovrebbero imitare, perché c'è bisogno di serenità e rispetto delle istituzioni, anche quando queste possono adottare scelte criticabili, come può essere quella che ha riguardato il collega Cuffaro. Ora, se posso permettermi di fare una critica, sottolineo che in questa materia non sempre i giudizi sono stati così veloci come quelli che hanno riguardato il collega Cuffaro, che, nonostante ciò, ha rispettosamente accolto l'esecuzione della sentenza. Ve ne sono altri, altrettanto eccellenti, i cui tempi con la ragionevole durata del processo poco hanno a che vedere. Per questa ragione, anche a nome del mio Gruppo, esprimo grande rispetto per il collega Cuffaro, indipendentemente dalle opinioni politiche che in questi mesi ci hanno visto divisi rispetto ai progetti futuri. Questa è la ragione per la quale, anche per affetto e rispetto personale, ma soprattutto per rispetto della scelta che ha fatto, noi accoglieremo le sue dimissioni. (Applausi dal Gruppo UDC-SVP-Aut:UV-MAIE-Io Sud-MRE e della senatrice Negri).

PISTORIO (Misto-MPA-AS). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PISTORIO (Misto-MPA-AS). Signor Presidente, colleghi, quello che si consuma è un passaggio spiacevole dal punto di vista personale, perché tanti di noi, e io in modo particolare, con il senatore Cuffaro hanno un rapporto affettivo importante. Per questa ragione voglio rispettarne integralmente le indicazioni, avendo preso atto di un sentimento diffuso, anche di apprezzamento, che ha superato gli schieramenti, rispetto ad un comportamento che il senatore Cuffaro ha tenuto dopo una sentenza che, pur se estremamente dura, va ovviamente, come tutte le sentenze, rispettata.

Alcuni – non quelli che lo conoscono bene – hanno mostrato sorpresa, molti apprezzamento per questo rispetto istituzionale che lo ha condotto anche alla scelta delle dimissioni. Mi pare davvero opportuna la notazione del collega Viespoli secondo cui è molto più rispondente, se si vuole attestare stima e apprezzamento per questo comportamento rigoroso del senatore Cuffaro, procedere con l'accoglimento delle dimissioni piuttosto che perfezionare un istituto sgradevole qual è quello della decadenza.

In questo senso, anche i senatori del mio Gruppo voteranno per l'accoglimento delle dimissioni del senatore Cuffaro. (Applausi dal Gruppo Misto-MPA-AS).

FINOCCHIARO (PD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FINOCCHIARO (PD). Signor Presidente, come Gruppo ci esprimeremo favorevolmente all'accoglimento della richiesta di dimissioni avanzata dal senatore Cuffaro.

GIOVANARDI (PdL). Domando di parlare per dichiarazione di voto in dissenso dal mio Gruppo.

PRESIDENTE. Ne prendo atto e le do la parola.

GIOVANARDI (PdL). Signor Presidente, ho avuto modo di scriverlo e vorrei ripeterlo in Senato: come cittadino vorrei porre una questione. Nel nostro codice di procedura penale c'è scritto che un cittadino può essere condannato soltanto se il giudice lo ritiene colpevole al di là di ogni ragionevole dubbio. In primo grado, in nome del popolo italiano, il nostro collega Cuffaro era stato riconosciuto innocente e prosciolto in ordine all'aggravante di aver favorito la mafia. Viceversa, in appello (cartaceo, senza un dibattito) è stata poi riconosciuta la sua colpevolezza. Si è quindi arrivati in Cassazione, e il procuratore generale della Cassazione, cioè l'accusa, ha affermato che non esisteva alcuna prova che il senatore Cuffaro avesse mai favorito la mafia: dopodiché, la Cassazione ha invece opinato in maniera diversa.

Abbiamo, quindi, un tribunale e dei giudici che in nome del popolo italiano hanno stabilito su quel punto la sua innocenza, un tribunale d'appello che poi decide diversamente, un'accusa che in Cassazione dice: «Tu, cittadino Cuffaro, non hai mai favorito la mafia» e, infine, la Cassazione che decide in modo diverso. Siamo due pari, e all'università mi insegnavano che in dubio pro reo. Nella norma c'è scritto: «al di là di ogni ragionevole dubbio»: ma io sono pieno di dubbi. Credo che in questo caso siamo al di qua e non al di là di ogni ragionevole dubbio, ed è un problema, questo, che riguarda tutti i cittadini italiani e il nostro sistema processuale, tant'è vero che nella precedente legislatura – lo dico ad alcuni colleghi – era stata già fatta una riforma che prevedeva che non si mettesse in contraddizione il popolo italiano con se stesso, specialmente quando una persona viene prosciolta e si gioca la vita in una specie di partita di tennis, che può finire 1 a 2 o 2 a 1.

Poiché allora personalmente, non ritengo che il senatore Cuffaro abbia favorito la mafia, anche perché tutte le espressioni di stima, amicizia e affetto non avrebbero senso se pensassi davvero che è una persona che ha favorito la mafia (e la penso come il tribunale di primo grado e come il procuratore generale della Cassazione), se permettete, credo che il Senato e la Camera, rispetto a ogni cittadino italiano, dovrebbero porsi il problema di cosa voglia dire quando un cittadino sta anni e anni in galera, al di là di ogni ragionevole dubbio, quando gli stessi giudici e gli stessi magistrati hanno espresso con le assoluzioni su quel punto i loro dubbi sulla sua colpevolezza, come nel caso del senatore Cuffaro. (Applausi dal Gruppo PdL).

PRESIDENTE. Procediamo alla votazione.

 

Votazione a scrutinio segreto

PRESIDENTE. Ai sensi dell'articolo 113, comma 3, del Regolamento, indíco la votazione a scrutinio segreto, mediante procedimento elettronico, delle dimissioni presentate dal senatore Cuffaro.

I senatori favorevoli ad accogliere le dimissioni premeranno il tasto verde al centro della postazione di voto; i senatori contrari premeranno il tasto rosso a destra; i senatori che intendono astenersi premeranno il tasto bianco a sinistra.

Poiché si tratta di una votazione a scrutinio segreto, qualunque sia la scelta di voto effettuata, la luce che si accenderà sarà di colore neutro.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Proclamo il risultato della votazione a scrutinio segreto, mediante procedimento elettronico, sulle dimissioni presentate dal senatore Cuffaro:

Senatori presenti
 273
 
Senatori votanti
 272
 
Maggioranza
 137
 
Favorevoli
 230
 
Contrari
 25
 
Astenuti
 17
 

Il Senato approva.

 

Saluto ad una rappresentanza di studenti

PRESIDENTE. Colleghi, è presente nelle tribune una delegazione di studenti del Liceo scientifico «Virgilio» di Foglianise, in provincia di Benevento, cui rivolgo il saluto dell'Assemblea. (Applausi).

 

Ripresa della discussione (ore 12,25)

PRESIDENTE. Passiamo ora alla votazione delle dimissioni presentate dal senatore Nicola Rossi.

FINOCCHIARO (PD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FINOCCHIARO (PD). Signor Presidente, il nostro voto sarà volto a respingere le richieste del senatore Nicola Rossi, e non per ragioni di cortesia: le nostre sono ragioni di merito ed istituzionali.

Noi crediamo che Nicola Rossi, senatore della Repubblica, sia utile alle istituzioni, al suo Gruppo e al Senato, comunque. Riteniamo di compiere un gesto che probabilmente gli dispiacerà, ma che consentirà a lui di rimeditare la decisione che ha assunto, che apprezziamo nella sua linearità (così rara, purtroppo, nei comportamenti pubblici), ma riteniamo che il suo sia un errore e che il suo allontanarsi da questa Aula e rinunciare alla carica di senatore non farebbe né migliore il Senato della Repubblica, né più interessanti e colti i nostri lavori, né più vicino all'esigenza dei cittadini il prodotto del nostro sforzo. (Applausi dai Gruppi PD e IdV).

GARAVAGLIA Massimo (LNP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GARAVAGLIA Massimo (LNP). Signor Presidente, è un onore per me poter dire di essere collega del professor Nicola Rossi. Tanto è vero che quando Nicola Rossi interviene (purtroppo, raramente), con discorsi mai banali e liberi, nell'accezione più ampia del termine, mi ritrovo, come uno studente universitario, a prendere appunti. Pertanto, riteniamo che le sue dimissioni siano da respingere.

Qui si fanno le leggi. Il Senato è la fabbrica delle leggi, la più alta espressione della delega democratica, e non esiste fabbrica che rinunci ad uno dei suoi consulenti più esperti.

Invito, dunque, il collega Nicola Rossi a ripensarci, a ritirare le dimissioni anche perché le motivazioni non convincono: Nicola Rossi sarebbe qui con qualsiasi legge elettorale. (Applausi dai Gruppi LNP, PdL, FLI, PD e IdV).

VIESPOLI (FLI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VIESPOLI (FLI). Signor Presidente, noi voteremo contro le dimissioni del senatore Nicola Rossi. Vorrei cercare rapidamente di motivarne le ragioni, che sono sostanziali e non formali o di mera stima personale nei confronti del senatore Nicola Rossi.

Lo facciamo perché riteniamo che alcune delle motivazioni con cui il senatore Rossi ha presentato le dimissioni, che ho letto in particolare in un'intervista che egli ha rilasciato al quotidiano «Il Mattino», in cui ha dichiarato che non si riconosce più in una politica che penalizza le idee e i territori, facciano riflettere tutti.

Credo che le eventuali dimissioni testimonino un senso di impotenza e di incapacità, da parte di intelligenze come quella di Nicola Rossi, a dare un contributo per affrontare e sciogliere questo nodo. Ritengo allora che, proprio per questo motivo, Nicola Rossi debba ritirare le sue dimissioni: per continuare, aapunto a dare un contributo di idee, di intelligenza, di qualità. Lo dico non solo come rappresentante di un Gruppo, ma anche da meridionale, che prova riconoscenza nei confronti di Nicola Rossi – che pure ha una cultura, un'impostazione politica diversa – per ciò che egli ha fatto per ricostruire l'immagine del Mezzogiorno e favorire la riflessione sulle questioni meridionali, a tal punto da raccogliere – ed è molto bello quello che è accaduto poco fa – la valutazione positiva del collega della Lega Nord. È evidente che i senatori della Lega Nord hanno apprezzato questo taglio, questa impostazione, questa capacità.

Credo che il Senato non debba privarsi del suo contributo, e perciò voteremo con convinzione contro le dimissioni presentate da Nicola Rossi, anzi con l'auspicio che egli possa ritirarle, per la coralità dimostrata dal Senato stesso nel voler utilizzare la sua intelligenza e capacità. (Applausi dai Gruppi FLI, PdL e PD).

PARDI (IdV). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PARDI (IdV). Signor Presidente, il nostro Gruppo si pronuncia contro le dimissioni del collega Nicola Rossi, in nome di un principio essenziale, che è quello del contributo del libero intendimento individuale, che i senatori devono dare e che il nostro collega ha già dato in passato, anche con ruoli istituzionali di livello.

Onestà intellettuale e indipendenza di giudizio sono caratteri che dovrebbero superare il disincanto che immagino il collega abbia verso il suo ruolo attuale, questo senso di limitatezza dovuto alla convinzione di essere nominati invece che eletti. Bisogna dare per superato questo momento, che pure ha una sua potenza; è una questione su cui dovremmo ragionare criticamente sempre, non per prendere la decisione di andarcene, però, ma per prendere piuttosto ciascuno la decisione di esercitare le proprie indubbie capacità proprio per cambiare questo quadro che si considera critico. Se le persone che hanno la vocazione naturale all'indipendenza di giudizio se ne vanno, il rischio è che si inauguri una fase in cui si favorisce piuttosto il predominio del conformismo e della mancanza di iniziativa intellettuale.

È perciò con questa idea che il nostro Gruppo respinge le dimissioni del collega Nicola Rossi. (Applausi dai Gruppi IdV e PD).

BONFRISCO (PdL). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BONFRISCO (PdL). Signor Presidente, il Popolo della Libertà conferma il voto contrario alle dimissioni del senatore Nicola Rossi, come già annunciato poc'anzi dal senatore Quagliariello, per la cortesia istituzionale, ricordata appunto dal nostro Capogruppo, per quel garbo istituzionale che ci è molto caro e – aggiungo – anche per qualche motivo sostanziale legato alle sue idee, professor Rossi, per le quali nutriamo profonda stima. Abbiamo infatti potuto condividere con lei tante delle sue idee, tante delle analisi che lei ha fatto, non solo in quest'Aula, ma anche e soprattutto in Commissione bilancio.

Lei ci mancherà in ciascuna di queste Aule, professor Rossi. Come ha ricordato il senatore Garavaglia, da componente della Commissione bilancio le dico che ci mancherà soprattutto in quella sede, per la sua straordinaria capacità non solo di analisi economica e politica ma anche – l'ha sempre avuta – di anteporre l'interesse generale del futuro del Paese al presente di questo Paese.

È proprio in nome di quel futuro che noi la invitiamo non a ripensarci, perché non ha bisogno di farlo – Nicola Rossi ha senz'altro meditato, come tutte le sue scelte, anche questa – ma a non far mancare il suo contributo anche fuori da quest'Aula a quella buona politica e a quelle buone istituzioni che ogni giorno ci sforziamo di rappresentare. (Applausi dai Gruppi PdL e PD).

D'ALIA (UDC-SVP-Aut:UV-MAIE-Io Sud-MRE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

D'ALIA (UDC-SVP-Aut:UV-MAIE-Io Sud-MRE). Signor Presidente, intervengo solo per annunciare il voto contrario alle dimissioni del collega Rossi per le motivazioni che tutti i colleghi hanno in questa sede già espresso.

Proprio per evitare la retorica, che so che piace poco al collega Rossi, intervengo solo per testimoniare la stima di un impegno politico e parlamentare fatto di coerenza, di battaglie chiare e lineari, a volte anche poco gradite dalla sua stessa parte politica. Questo la dice tutta sul fatto che ha sempre esercitato con onore ed autonomia il mandato parlamentare, come forse pochi altri hanno fatto in detta legislatura.

Questa è la ragione per cui voteremo contro le sue dimissioni. (Applausi dai Gruppi UDC-SVP-Aut:UV-MAIE-Io Sud-MRE, PD e FLI).

RUTELLI (Misto-ApI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RUTELLI (Misto-ApI). Signor Presidente, le dimissioni presentate dal collega Rossi credo ci interpellino su un punto particolare che egli stesso ha ritenuto di mettere al centro degli argomenti! Come ha espresso in una intervista rilasciata ad un quotidiano.

Il senatore Rossi, nel motivare questa sua scelta, ha sottolineato questi concetti: «L'indipendenza di giudizio trova un limite nella legge elettorale. Mi sento nominato e per questo sento la mia indipendenza limitata. Non ho altra scelta che riprendermi la libertà riconsegnando la nomina».

Presidente e colleghi, forse, per rendere migliore il nostro dibattito, accanto a considerazioni importanti e molto apprezzabili, come quella del collega Garavaglia e anche di esponenti della maggioranza, occorre prendere sul serio l'argomentazione del collega Rossi. Andando in giro per il nostro Paese, ci sentiamo spesso ripetere che siamo parte di un Parlamento di nominati. Ciò è vero, anche se non interamente. È vero, perché la legge lo prevede. Non è interamente vero, perché ciascuno dei parlamentari immagina di dare un contributo alla formazione del consenso che poi si deposita nei partiti e nelle liste elettorali.

Va anche detto che non è del tutto vero che un meccanismo di collegi uninominali, quale che sia la legge elettorale, non contenga il rovescio di questa medaglia, Presidente, ossia che alla fine ci sia un elemento di scelta per il candidato ma prevalga la scelta per il partito, per l'opzione politica.

Ma il punto che pone il senatore Nicola Rossi – a mio avviso, e spero di interpretare correttamente la sua volontà e opinione – assume rilievo per il fatto che il nostro Parlamento ha visto, in particolare negli ultimi tre anni e mezzo, le legislature rimanere appese per fatti formativi. Nel momento in cui le maggioranze si sono caratterizzate al Senato della Repubblica per numeri molto piccoli, è bastato che un paio di senatori spostassero la loro posizione, dalla maggioranza alle opposizioni o viceversa, per cambiare la sorte della legislatura. È chiaro che questo fa sì che i due articoli fondamentali della Costituzione assumano una natura diversa. Mi riferisco all'articolo 67, secondo cui ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato, e alla prima parte dell'articolo 68, quella secondo cui i membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell'esercizio delle loro funzioni. Infatti, un Parlamento fatto di persone che si sentono troppo condizionate dal livello della nomina politica, anziché da quello di una libera dialettica politica che esercitano nei loro partiti, nella coalizione di cui fanno parte e nella relazione con l'opinione pubblica, è un Parlamento che cambia di segno, di natura, di legittimità, di autorità e di autorevolezza.

Ecco perché reputo che questa sia forse la prima occasione in cui si discute di motivazioni – al di là di quelle di merito riguardanti il suo travaglio politico e personale, su cui non entro – che ci riguardano tutti come senatori, così come riguarderebbero un deputato. Il collega Rossi ci pone il tema per la prima volta con questa crudezza nell'Aula del Senato.

Presidente, il punto di fondo è: chi può presentare agli elettori le ragioni di un dissenso politico, misurandole con un consenso politico ed elettorale?

PRESIDENTE. Senatore Cardiello, dobbiamo ascoltare.

RUTELLI (Misto-ApI). Se è un'interruzione, la accetto.

PRESIDENTE. Non lo è: si tratta di un chiacchiericcio collaterale.

RUTELLI (Misto-ApI). È chiaro che la differenza tra l'espressione di un dissenso e la capacità di misurarsi con il consenso dei cittadini è il tema che interpella qualunque persona politica.

In quest'Aula ci sono alcune persone che hanno vissuto un dissenso politico – mi riferisco al sottoscritto o ai senatori di Futuro e Libertà per l'Italia – sapendo di aver contribuito alla formazione del consenso del partito attraverso il quale sono state elette in Parlamento, e altre che si pongono questo interrogativo: come posso io, che non progetto di candidarmi domani alle elezioni su una piattaforma diversa da quella che attualmente non condivido, presentarmi davanti alla mia coscienza, alla vita parlamentare e agli elettori con le mie opinioni e un grado decente di rappresentatività e credibilità?

Questo mi pare il punto politico che ci viene posto oggi; sarebbe sbagliato sottovalutarlo, colleghi. Da una parte, infatti, si discute nell'opinione pubblica sul fatto che in Parlamento c'è un commercio di voti, per convincimento o piuttosto per convenienza, ovvero che si spostano posizioni dalla maggioranza all'opposizione, o viceversa, non per una battaglia politica, ma per una convenienza; dall'altra ci troviamo di fronte a un parlamentare che intende rimettere il suo mandato perché si chiede quanto possa rappresentare i suoi elettori nel momento in cui vive un dissenso politico. Questo è un tema di primaria importanza e, vorrei ringraziare il senatore Nicola Rossi, nel dichiarare che respingeremo la sua richiesta di dimissioni e il mio apprezzamento per le motivazioni che egli ha portato, perché sono prova di sensibilità, di onestà politica e di civiltà politica, che si aggiungono ovviamente a quei caratteri di qualità professionale, scientifica e parlamentare che tutta l'Aula del Senato mi pare gli riconosca. (Applausi dai Gruppi Misto-ApI, PD e FLI ).

ROSSI Nicola (PD). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROSSI Nicola (PD). Signor Presidente, innanzitutto vorrei ringraziare in maniera non formale tutti coloro che hanno preso la parola per le tante attestazioni di stima espresse nei loro interventi.

Se mi consentite, colleghi, prendo davvero solo pochi minuti del vostro tempo per illustrarvi le motivazioni della mia lettera di dimissioni.

Nel corso di questa prima parte della legislatura, credo che i colleghi della maggioranza, in particolare quelli della Commissione bilancio, abbiano sperimentato la mia nettezza nel contrastare interventi di politica economica del Governo che ritenevo contrari all'interesse collettivo. In maniera non dissimile, i miei colleghi di partito hanno potuto registrare il mio dissenso rispetto a modalità di essere o di fare opposizione che ritenevo sterili, se non contrarie all'interesse generale.

Diversamente che nel primo caso, nel secondo il mio dissenso si è espresso molto raramente in modo pubblico, perché è mia convinzione che la disciplina di Gruppo sia in tempi normali funzionale al corretto funzionamento di questa istituzione.

Più in generale, tanto i primi, i colleghi della maggioranza, quanto i secondi, i miei colleghi di partito, hanno avuto più volte la pazienza di sopportare le mie preoccupate considerazioni sulle prospettive del Paese, in un momento che considero veramente di straordinaria delicatezza per il Paese stesso. Mi hanno visto sottolineare, ripetutamente e con forza, la distanza tra le scelte – tanto del Governo quanto dell'opposizione – e le politiche di impronta schiettamente liberale di cui questo Paese da 15 anni, ed ancor più in questo momento, avrebbe estremo bisogno, se possibile nei fatti, oltre che sulle colonne dei giornali.

Si dice – lo abbiamo letto negli ultimi anni – che la crescita mondiale sia ormai a tre velocità: il 6 per cento per le potenze emergenti, il 4 per cento per Stati Uniti, il 2 per cento per l'Europa. Se si guarda però all'Italia, purtroppo le velocità non sono tre, ma quattro, perché il nostro Paese, se va bene, cresce a ritmi prossimi all'1 per cento e non oltre.

A questi ritmi, come osservano gli storici dell'economia l'Italia, che nella seconda metà del '900 era passata dalla periferia al centro del mondo, ci metterà solo pochi lustri a ritornare dal centro alla periferia.

In questo contesto, ai parlamentari si richiederebbe, oltre al rigore personale che certamente li contraddistingue tutti, anche una piena e totale indipendenza di giudizio, in grado di evitare quella che a molti spesso appare, a seconda dei casi, come la miope rigidità o, se volete, la boriosa debolezza dei contrapposti schieramenti, e in grado di evitare che questo si traduca a sua volta, come spesso purtroppo accade, in un danno per la collettività e in un pregiudizio per l'interesse nazionale.

Questa indipendenza di giudizio – e qui mi riferisco solo ed esclusivamente a me stesso: non estendo questa argomentazione a nessun altro – trova un limite invalicabile nell'attuale legge elettorale, che priva i parlamentari della legittimità popolare senza la quale, e parlo nuovamente per me, non può esserci indipendenza di giudizio, con buona pace del dettato costituzionale.

Avendo vissuto nel 2001 l'esperienza del collegio uninominale, mi sento oggi – e parlo ancora una volta di me – nominato, e non vedo altro modo per riacquistare anche solo in parte la mia libertà di azione e di giudizio, se non quello di rinunciare alla nomina.

Credo di aver espresso con chiarezza, come mi è capitato di fare altre volte, la mia opinione e i miei intendimenti. Quale che sia dunque la decisione che l'Aula prenderà – com'è ovvio, in mia assenza, e di questo, signor Presidente, colleghi, mi scuso – vorrei molto sommessamente suggerire che il tema che vi ho qui sottoposto rimarrà certamente oggi irrisolto, ma non per questo mancherà di richiedere, in tempi io credo e mi auguro brevi, una soluzione.

Ringrazio lei, signor Presidente, e tutti i colleghi per l'attenzione che mi avete dedicato. (Applausi).

PRESIDENTE. Procediamo alla votazione.

 

Votazione a scrutinio segreto

PRESIDENTE. Ai sensi dell'articolo 113, comma 3, del Regolamento, indíco la votazione a scrutinio segreto, mediante procedimento elettronico, delle dimissioni presentate dal senatore Nicola Rossi.

I senatori favorevoli ad accogliere le dimissioni premeranno il tasto verde al centro della postazione di voto; i senatori contrari premeranno il tasto rosso a destra; i senatori che intendono astenersi premeranno il tasto bianco a sinistra.

Poiché si tratta di una votazione a scrutinio segreto, qualunque sia la scelta di voto effettuata, la luce che si accenderà sarà di colore neutro.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Proclamo il risultato della votazione a scrutinio segreto, mediante procedimento elettronico, sulle dimissioni presentate dal senatore Nicola Rossi:

Senatori presenti
 264
 
Senatori votanti
 263
 
Maggioranza
 132
 
Favorevoli
 62
 
Contrari
 193
 
Astenuti
 8
 

Il Senato non approva. (Applausi).

Autorizzo la Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari a convocarsi fin d'ora al fine di procedere all'accertamento del candidato subentrante al senatore Cuffaro.

AZZOLLINI (PdL). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

AZZOLLINI (PdL). Signor Presidente, pur essendo io presente in Aula, il mio voto non è stato registrato. Desidero comunicare che il mio voto era contrario alle dimissioni del senatore Nicola Rossi.

PRESIDENTE. La Presidenza ne prende atto.

 

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MAGDA NEGRI

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IL MIO PARTITO