Combattere la violenza verso le donne, e la violenza in genere, è compito di tutti e soprattutto degli educatori.
Sono educatori tutti i genitori, tutti gli insegnanti, ma anche tutti coloro che hanno a che fare con i bambini e i ragazzi.
Direi tutti, insomma.
La violenza si combatte imparando a gestire i propri sentimenti, le proprie emozioni, anche quelle che ci fanno paura.
Insegniamo ai bambini e ai ragazzi ad esprimere le proprie emozioni, a guardarle, a dire “sono arrabbiato perché…”, “sono triste perché…”, “vorrei picchiare perché…”.
Solo nel momento in cui si esprimono, le emozioni possono essere maneggiate e cambiate, cambiando se stessi.
Non dobbiamo avere paura di fare questo con i ragazzi.
La violenza fisica o psicologica è segno di una personalità malata, che usa gli altri per non guardare dentro di sé.
Abituiamo noi stessi e i nostri ragazzi a guardarci, a scoprire anche le parti più buie e inquiete di noi stessi. Non è necessario fare gli psicologi, bisogna dare spazi di pensiero, di ascolto, di scrittura.
Anche di lettura.
Nei buoni libri ci sono tante risposte alle nostre domande più profonde, anche a quelle di cui non siamo ancora coscienti.
E’ l’unico modo per non farci travolgere dalla parte istintiva e brutale che fa dell’altro (più spesso dell’altra) un oggetto e non un soggetto da amare e rispettare.
Qui di seguito il mio contributo e quello di Borasi Anna Maria, Nadia Conticelli, Monica Canalis e Pozzi Zoia.
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