Era il 12 settembre 1952 a Pomarico, piccolo paese della provincia di Matera… un giovane di 16 anni era poverissimo, come di consuetudine in quei luoghi, e già fiaccato da un lavoro molto duro: tagliatore della pietra di tufo, che faceva già da 3 anni.
Si recò dalle autorità del suo piccolo comune un rappresentante del Pci, uno della Dc e uno del Psi per chiedere lumi su come andare in Germania e là cercare un lavoro più decente nell’industria.
I 3 rappresentanti, come lui dice della “politica”, non gli diedero nessuna indicazione, e lo dissuasero in ogni modo dicendo che doveva restare a lavorare nel suo paese e per il suo paese.
La sua “compagna di passeggio”, non una fidanzata, figlia del tenente dei carabinieri del luogo, gli consigliò di parlare con suo padre, che l’avrebbe aiutato.
Era venerdì, lui parlò con il carabiniere che gli disse “portami lunedì una cesta dei fichi d’India di Pomarico, che sono i migliori di tutta la lucania, e ti troverai contento”.
Cosa che il ragazzo diligentemente fece il lunedì, alzandosi alle 4 di mattina, raccogliendo circa 13 kili di fichi, e depositandoli, si ricorda ancora, sul lungo tavolo nero di legno all’ingresso della sede dei carabinieri.
Solo una gentilezza, niente di scorretto, comunque gli furono dati subito i documenti relativi all’espatrio e alla ricerca di lavoro in Germania.
Cosa c’è di strano?
C’è che, da allora, quel giovane covò un odio profondo e implacabile verso i rappresentanti della politica che volevano impedirgli di vivere una vita degna e un profondo senso di gratitudine verso l’arma dei carabinieri.
C’è di strano che da allora in poi quel giovane decise di non votare mai più, ma proprio mai più, per nessuna elezione del proprio paese.
18 anni passati a Norimberga, poi licenziato, tornato in Italia e assunto dalla Fiat perchè era un operaio “modellatore” altamente specializzato.
E questo, con tenacia e ostinazione patologica, mi racconta l’anziano signore che incontro volantinando al Parco di Vittorio “era un suo diritto avere i documenti, non doveva scoraggiarsi, forse i rappresentanti politici volevano tenere un giovane di valore ancorato al suo paese…” cerco di dire.
Ma non c’è verso, per nessun motivo al mondo infrangerà il suo giuramento anti politico.
Dal 1952 al 2021 continuerà così, e non importa se siamo a Torino, se si vota per il sindaco, se lui si considera orgogliosamente uno della classe operaia.
La ferita inferta in quel ragazzo nel lontano 1952 a Pomarico non è mai passata e mai passerà.
Chissà se questo caso interesserà all’ SWG che mi ha prenotato un’intervista per questa sera.