Corriere della Sera, 21 luglio 2007 – I Rischi del Proporzionale – Il sistema elettorale tedesco è la tomba del bipolarismo – Salvatore Vassallo
In tempi di consenso complessivamente calante, sia l' Ulivo sia la sinistra radicale cominciano a sentire la coalizione di governo come una gabbia stretta, che impedisce al primo di fare le riforme attese dal suo elettorato, alla seconda di opporsi con i toni e le forme che le sarebbero più congeniali.
Anche nel centrosinistra si va affermando quindi l' idea, condivisibile, che il bipolarismo debba essere ripensato su basi nuove, evitando patti pre-elettorali capestro tra forze troppo eterogenee. In questo quadro, di fronte all' onda del referendum che cresce, sono in molti nel centrosinistra a cedere alle sirene del sistema elettorale tedesco. Il sistema tedesco, innanzitutto, faciliterebbe i rapporti con l' Udc, rendendola autonoma dalla CdL.
In secondo luogo, consentirebbe un
divorzio consensuale tra l' Ulivo-Pd e la sinistra neo-comunista,
anche in vista di elezioni anticipate, nella quali sarebbe
autolesionista riproporre agli elettori il simbolo e il formato dell'
Unione. Per non scontentare nemmeno Mastella, si potrebbe poi
ceppalonizzare la soglia di sbarramento (stabilendo ad esempio che
per superarla basta il cinque per cento nel Sannio). Agli occhi di
settori del centrosinistra che ragionano come la CdL del 2005, il
sistema tedesco ha una ulteriore virtù: renderebbe meno cocente una
eventuale, probabile, sconfitta elettorale. Per le stesse ragioni, ha
anche parecchi difetti. Se nel 2006 si fosse votato con un sistema
simil-tedesco, e se le principali aree politiche, pur aggregandosi
per superare la soglia, avessero ottenuto più o meno gli stessi voti,
sarebbe stato possibile formare una maggioranza (risicatissima) di
centrodestra solo includendo Lega, An, Fi e Udc o, in alternativa,
una maggioranza (ugualmente risicata) di centrosinistra includendo
tutta la sinistra radicale, vari frammenti in qualche modo accorpati,
l' Ulivo e, ancora una volta, l' Udc. Non ci vuole un genio per
capire che questo sarebbe, in Italia, con il sistema tedesco, uno
scenario consueto. Le coalizioni sarebbero ugualmente eterogenee, con
l' aggravante che, potendo tornare al voto liberi da patti pre-
elettorali, tutti i partner sarebbero ancora più irrequieti. E che il
partito di centro godrebbe di una rendita di posizione spropositata.
Se si vuole ripensare il bipolarismo su nuove basi serve un sistema
elettorale che premi il comportamento virtuoso di chi si aggrega,
senza imporre coalizioni eterogenee. Serve cioè un sistema elettorale
proporzionale che tenda, per suoi meccanismi interni, a sovra-
rappresentare i partiti più grandi, come fanno i sistemi spagnolo e
greco, o come potrebbe fare, con piccoli adattamenti, quello
inventato per l' assemblea costituente del Pd. Un sistema di questo
tipo non impone la formazione di coalizioni pre-elettorali e non
esclude dalla rappresentanza i minori. Garantisce però che la
competizione ruoti intorno a due grandi partiti tra loro chiaramente
alternativi, in grado di formare, se necessario, anche governi di
minoranza con un sostegno parlamentare variabile o, eccezionalmente,
governi di grande coalizione. Un sistema simil-spagnolo,
sottorappresentando i partiti minori, li rende fungibili e ne attenua
il potere di ricatto, disinnesca quindi la corsa alla ricostruzione
del centro. Chi oggi evoca il sistema tedesco, che ne sia consapevole
o no, è nemico del bipolarismo e della democrazia che governa. Il
sistema tedesco, ceppalonizzato o no, nel contesto politico-
istituzionale italiano non limiterebbe affatto i poteri di veto ma
aggiungerebbe al veto alternante delle due estreme il veto permanente
di un centro destinato a ingrassare (beninteso, non a danno delle ali
estreme, ma delle componenti moderate dei due poli). Chi evoca il
sistema tedesco come soluzione per superare il referendum, lavora
insomma a un imbroglio. Poiché oggi la tentazione è molto forte
soprattutto nel centrosinistra, i candidati alla guida del Pd
dovrebbero dire con chiarezza qual è la loro posizione su un aspetto
così cruciale, senza ripetere proposizioni volutamente
contraddittorie del tipo: «Il tedesco, il francese e lo spagnolo per
me pari sono».