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Il “Bene comune di Torino”

By 17/01/2024Attualità
Gran folla ieri al Collegio San Giuseppe per discutere del “bene comune di Torino”, dopo gli appelli del Sindaco Stefano Lo Russo, del Presidente della Regione Cirio, e del Aecivescovo di Torino, Monsignore Roberto Repole.
Pubblico anziano, purtroppo, preminentemente maschile, e molto in sintonia con le tesi espresse dai relatori.
La serata è incominciata con un piccolo incidente, il non funzionamento delle slides portate dal sociologo De Vico, docente universitario e curatore dell’annuale progetto Rota, e quindi il tutto è stato affidato a Youtube, all’attenzione dei singoli, alla presa di appunti dei più volenterosi, come me.
I dati sono noti…
Ne ricordo alcuni: Torino è al 15 posto come Area Metropolitana per reddito, non è un magnete attrattivo come Milano e Bologna, ma segnala minori diseguaglianze e un forte grado di attrazione di studenti italiani e stranieri nelle sue università.
Il turismo e il food sono in grande sviluppo, ma sono all’ultimo posto per creazione di posti di lavoro e numero di addetti.
Nonostante la sostanziale estinzione del gruppo Fiat e l’incertezza attuale di Stellantis (che a livello mondiale occupa in Italia solo il 15% dei suoi dipendenti, di cui l’1,5% a Torino, mentre 10 anni fa era in Italia al 27%) rimangono elevati, nell’area Metropolitana di Torino gli addetti all’automotive, nell’elettronica, nell’informatica, nell’aerospazio.
Sono state ripetute le note analisi sulla differenza del lavoro degli adulti, ancora stabile, e la precarietà crescente del lavoro giovanile.
Torino inoltre esporta laureati, e vive una profondissima crisi demografica.
Interessante quanto ha ricordato il Presidente Cirio alla cerimonia avvenuta all’università del Piemonte Orientale con il Presidente Mattarella.
Il 78% dei laureati piemontesi della seconda università del Piemonte sono i primi laureati delle loro famiglie.
Io e mio cugino, ad esempio, siamo i primi laureati delle nostre famiglie operaie.
Ma ci laureammo 50 anni fa.
Trovo impressionante che bassi livelli di scolarizzazione si siano mantenuti in realtà pur prospere come Alessandria, Novara, Vercelli, Verbania ecc., a testimoniare un vero problema di arretratezza regionale.
Politicamente la serata ha voluto mandare due messaggi.
Il diritto della comunità torinese è piemontese a conoscere il vero futuro di Stellantis per poter intervenire anche su altri soggetti industriali costruttori di auto e favorirne la collocazione nel nostro territorio.
IL crollo demografico piemontese, compensabile nel lungo periodo con nuove politiche di welfare, ma nel breve solo con una diversa gestione dell’immigrazione.
Qui, sotto traccia, pur nel fair play della discussione, che non prevedeva contraddittorio, si è colta la differenza tra l’arcivescovo rispetto al presidente della regione, tendente a minimizzare il disagio degli immigrati, che in Piemonte sarebbero solo di passaggio verso Francia e Germania, e quindi piuttosto elusivo verso politiche di accoglienza, formazione e stabilizzazione degli stessi per contribuire alla ricchezza della società piemontese.
Ieri sera ho avuto modo di vedere direttamente il Cirio’ style.
Empatico, gentile, teso a smussare ogni problema, a evitare il confronto diretto, a corresponsabilizzare tutti i passati governi nelle criticità esistenti, a enfatizzare (ad esempio assunzione personale sanitario) i propri risultati, svicolando dalle promesse mancate.
Non è un avversario facile.
Culturalmente – eravamo in un ambiente religioso con forte presenza di pubblico cattolico – hanno dominato i concetti di comunità, amicizia, accoglienza dei diversi.
L’arcivescovo ha citato la Festa dei Popoli del 6 gennaio nella chiesa del Santo Volto, organizzata dalla Pastorale Migranti, come intensissima ed emozionante esperienza di vita.
Non sono mancate critiche alla cultura nichilista, all’eccesso di razionalità nell’affrontare i problemi sociali, all’insufficienza delle analisi sociologiche e statistiche per comprendere la realtà che cambia.
Una sensibilità diversa, ad esempio dalla mia, che credo molto nelle analisi oggettive per comprendere i fenomeni sociali.
Comunque grande serata, che avrà conseguenze sulle politiche dei partiti e che spero diventi un’agenda pubblica ben compresa dai nostri cittadini.
Reindustrializzazione del Piemonte, strategia sull’immigrazione qualificata nel lungo periodo, solidarietà e altruismo contro ogni ostilità nei confronti dell’altro e del diverso….
Belle analisi e bei sentimenti.
Ma, uscendo, c’era una folta delegazione di lavoratori in cassa integrazione e in Naspi, che avevano tentato di interloquire, ma erano stati gentilmente zittiti, con semplici cartelli fatti a mano da loro stessi.
C’era scritto: “Cirio e Chiorino perché non ci rispondete? Perché non ci ricevete? Cosa dobbiamo fare per parlare con voi?”.
Spero che ieri notte, quando tutti ce ne siamo andati, il Presidente della Regione abbia provveduto.
 
 
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MAGDA NEGRI

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