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Il fattore Watson e i democrats- Il Riformista 28 novembre 2007

By 28/11/2007Politica

da Il Riformista del 28/11/07 – Il «fattore Watson» inquieta i democrat

Nel vertice di ieri l'altro con Walter Veltroni, Graham Watson ha avuto ampie rassicurazioni. Una su tutte: sul tema della collocazione internazionale del Pd, dentro il loft non verrà impressa alcuna accelerazione, men che meno sulla strada del Pse. Ma la soglia di attenzione del partito sul dossier resta alta. Non tanto per il dibattito sul "tema socialisti sì – socialisti mai". Quanto perché, è la vulgata che accomuna più o meno tutte le "anime" (leggasi, correnti) (leggi tutto!)

, il tema dell'approdo
internazionale potrebbe rappresentare un viatico agevole per chiedere una
"discussione aperta" (leggasi, congresso) o la convocazione di un organismo
collegiale che faccia da contrappeso al segretario (leggasi, direzione
ristretta).
Una possibile soluzione del dilemma comunitario, sul tavolo, già c'è. Ed è
quella che Watson ha spiegato nell'intervista di ieri al Riformista. «Tra il
2009 e il 2014 – è l'opinione del capogruppo dell'Alde (il gruppo in cui
siede la Margherita, ma anche i Radicali, ndr) – il Pd manderà alcuni eletti
nel Pse e alcuni da noi. Immagino che il gruppo verrà diviso a seconda delle
persone che arriveranno al Parlamento europeo». Traduzione: ex diessini coi
socialisti, ex diellini coi liberal-democratici.
Il problema è che la proposta, al momento, viene respinta al mittente. «Per
quanto mi riguarda, non la voglio nemmeno prendere in considerazione. È una
soluzione che non ci possiamo permettere perché ci indebolirebbe», sbotta
Gianni Pittella, membro dell'esecutivo del Pd e presidente della delegazione
italiana del Pse. «Questa non è una soluzione», gli fa eco Massimo Brutti,
della sinistra del partito. Che ribadisce: «Mettiamoci tutto lo spirito di
mediazione che vogliamo. Ma l'obiettivo del Pd resta un rapporto organico
coi riformisti del Pse nell'ambito di un progetto che punti ad allargare il
campo dei riformisti in Europa».
Lo scenario "divisi in Europa" non sembra trovare consensi nemmeno tra i
popolari. Tanto che Pierluigi Castagnetti rileva che «la soluzione proposta
da Watson va bene per una federazione e non per un partito unico. Il
capogruppo dell'Alde è in cerca di fidanzamenti mentre noi in Italia siamo
già sposati…».
Fermi, sul punto, anche i fedelissimi di Romano Prodi che alle primarie
hanno sostenuto Rosy Bindi. Così Franco Monaco: «Mi rendo conto che la
questione non è delle più semplici. Ma una soluzione chiara va trovata entro
il 2009. La verità è che fino ad adesso abbiamo soltanto perso tempo. D'
altronde, il tema della collocazione internazionale del Pd doveva essere
affrontato in modo chiaro nel dibattito pre-14 ottobre». La scelta sul punto
di arrivo a Bruxelles, sottolinea sempre Monaco, «non riguarda soltanto i
gruppi parlamentari dell'Europarlamento, anche perché i riferimenti europei
si stanno dimostrando sempre più esili. Il problema va affrontato anche
perché la vera posta in gioco è qui, in Italia».
Veltroni, per adesso, continuerà a tenere aperta – come rilevava ieri
Watson – la «partita delle alleanze». E Giorgio Tonini, membro dell'
esecutivo del Pd e vicino al segretario, guarda avanti. Piddini ancora
divisi a Bruxelles? «La pratica – risponde il senatore – è stata appena
istruita e darà risultati entro il 2009. Forse, rispetto all'"ipotesi
Watson", possiamo trovare qualcosa di meglio…».

Tommaso Labate
28/11/2007

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