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Il PD verso il congresso: pericolo stagnazione

Sono molto preoccupata per la lentezza e la fatica con cui ci si avvia verso il Congresso del PD. Hanno ragione D'Alema, Morando e Renzi a ricordare con forza che non basta dire, come fa Epifani, che il congresso si concluderà entro dicembre ma bisogna solennemente sancirne la data d'inizio, vale a dire il deposito delle mozioni nazionali, alle quali dovranno fare riferimento anche i congressi di circolo e di federazione.

Di giorno in giorno la materia si aggroviglia, oggi il documento dei bersaniani si aggiunge a quello dei giovani ex bersaninani in fuga dal Capo che ha perso – per non citare quello di Barca e di altri in preparazione – a comporre un interessante catalogo di analisi. Però non si innesta la scintilla vera del confronto alternativo su programmi, segreterie e leadership.

Incomincio a pensare il non pensabile
: che qualcuno cerchi di trascinare in data sempre più remota il congresso per non alterare i precari equilibri esistenti. In questo senso se Renzi – sul quale io ho tanti dubbi di tenuta politica e di forza strategica –  ponesse ufficialmente la sua candidatura tutti i birilli andrebbero a posto e il gioco del congresso davvero si innescherebbe. Non capisco la sua esitazione, perché penso che avrebbe facilmente una maggioranza tra gli iscritti e tra gli elettori. Naturalmente un segreteria leadership di Matteo Renzi accorcerebbe la vita del governo. Morando ed altri dicono il contrario ma l'evidenza è nei fatti.

Il voto amministrativo ha confermato che le possibilità del PD sono molte e intatte nonostante la dilagante disaffezione civica. Però il posizionamento nazionale del PD è molto incerto, pericoloso per le sue interne contraddizioni. Bersani rivendica che tutto è stato fatto bene e tutto è stato giusto, chi la pensa diversamente, pur su fronti diversi, deve organizzare un'azione comune per sbloccare questa stagnazione.

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MAGDA NEGRI

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IL MIO PARTITO