Ho partecipato nei giorni scorsi a un incontro su Foa a Torino con illustri esponenti dell'accademia torinese, dettisi molto dubbiosi sulla linea Bersani. Avrebbero voluto una dimostrazione di maggiore coraggio sulla vicenda della riforma dell'Università, tanto contestata. "L'università è presa in ostaggio – dicono – e noi non ce lo meritiamo". Concordo con il manifesto di Eco e di altri intellettuali che mettono in evidenza che molti problemi degli atenei dipendono dalla pigrizia e dal consociativismo di coloro che ci hanno lavorato e insegnato.
Tornanndo a Foa. Lo ricordo nel 1991 ancora nella federazione del Pds, in piazza Castello. Nel giorno in cui, finito il congresso di Rimini, e chiusa l'esperienza del ci, ci si incontrava con i grandi vecchi della sinistra italiana non comunista, che volevano concorrere alla nascita di questo nuovo partito. Con Foa, avevamo discusso e ci eravamo intesi. Aveva sempre quell'atteggiamento da giovane curioso. Ho seguito il convegno dei giorni scorsi a Torino in cui Foa è stato ricordato così come ce l'ha rappresentato il ricordo di Carlo Ginsbourg. E così appare nel libro "Scelte di vita" di Einaudi.. Un uomo che credeva nella forza e nel rischio del dialogo, che poteva sempre portare a lidi inediti. Ottima questa iniziativa della Fondazione Di Vittorio, coordinata da Ariemma, un mio caro amico, che sta ricostruendo in modo critico e aperto un momento importante e saliente della sinistra italiana.
Da Foa dobbiamo imparare…