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Interrogazione parlamentare sul randagismo

By 27/03/2009Febbraio 17th, 2024Interrogazioni e Interventi

24 marzo 2009 INTERROGAZIONE parlamentare sen. Magda Negri

RANDAGISMO

Al Ministro del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali. Premesso che:
– il fenomeno del randagismo è in Italia notevolmente diffuso: i dati in possesso del Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche sociali parlano di un totale di  590 mila randagi, di cui solo 150mila circa ospitati in canili; altre fonti valutano che queste cifre siano sottostimate, che il numero di randagi in Italia si aggiri intorno al milione di esemplari e che ogni anno vengano abbandonati altri 45mila cani;

 si chiede di sapere:
quali siano le iniziative che il Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche sociali intende assumere per rispondere adeguatamente all'allarme che un fenomeno in rapida crescita, quale quello del randagismo, sta suscitando;

se il Ministero intenda verificare se e in quale modo sono state spese le somme destinate a prevenire il fenomeno del randagismo, soprattutto nelle regioni dove si registra un'alta cifra di cani allo stato brado e violenti;

se non ritenga di dover verificare le condizioni in cui coloro che beneficiano di risorse pubbliche o private per l'accoglienza o l'assistenza dei cani randagi mantengono le strutture di ricovero;

se non intenda selezionare e indicare le migliori pratiche di governo del fenomeno, che le regioni possano accogliere nelle linee costitutive;

se non ritenga di sviluppare, assieme alle associazioni impegnate per la tutela degli animali, maggiori iniziative abili a prevenire l'abbandono o l'inselvatichimento dei cani e a favorire il loro rifugio in strutture idonee.

Al Ministro del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali.

Premesso che:

– il fenomeno del randagismo è in Italia notevolmente diffuso: i dati in possesso del Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche sociali parlano di un totale di  590 mila randagi, di cui solo 150mila circa ospitati in canili; altre fonti valutano che queste cifre siano sottostimate, che il numero di randagi in Italia si aggiri intorno al milione di esemplari e che ogni anno vengano abbandonati altri 45mila cani;

– la Legge 14 agosto 1991, n. 281 in materia di animali di affezione e prevenzione del randagismo, ha stabilito che i cani vaganti ritrovati, catturati o comunque ricoverati presso le apposite strutture non possono essere soppressi, se non gravemente malati, incurabili o di comprovata pericolosità;

– la stessa legge ha poi stabilito la ripartizione dei compiti nella gestione del fenomeno del randagismo, tra autorità statali, regionali e comunali; in particolare, è competenza delle regioni adottare un programma di prevenzione al randagismo e determinare i criteri per la costruzione dei rifugi e il risanamento dei canili comunali; è competenza dei comuni e delle comunità montane provvedere in concreto al risanamento dei canili esistenti e alla costruzione di nuovi rifugi per i cani, nel rispetto dei criteri stabiliti dalla legge regionale e avvalendosi dei contributi destinati a tale finalità dalla regione e ripartiti da quest'ultima tra i comuni per la realizzazione degli interventi di loro competenza;

– è, inoltre, stabilita l'istituzione di un fondo per la prevenzione del fenomeno del randagismo, la cui dotazione e' ripartita, secondo i criteri stabiliti con decreto del Ministro della sanità adottato di concerto con il Ministro del tesoro, tra le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano;

– con Decreto ministeriale 12 giugno 2008 sono stati modificati i criteri di ripartizione del fondo, ripartito per il 40% in quote di pari entità tra le Regioni, per il 30% in base alla consistenza della popolazione dei cani e dei gatti e per l'ultimo 30% in base alla popolazione umana; sono le regioni e le province autonome a dover individuare, nell'ambito della programmazione regionale, le priorità di intervento, elaborando un piano operativo di prevenzione del randagismo, dando priorità ai piani di controllo delle nascite e anzi destinando una quota non inferiore al 60% delle risorse disponibili alle sterilizzazioni;

– dai dati del Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche sociali, emerge con chiarezza il fatto che, nonostante le risorse impiegate, una parte consistente dei progetti dedicati a strutture di rifugio per cani randagi, a strutture per la loro sterilizzazione e a centri di adozione e di rieducazione comportamentale non sono stati finanziati per mancanza di fondi;

considerato che:

– oltre a rappresentare un sintomo del disinteresse e spesse volte della crudeltà nei confronti degli animali, il randagismo è un fenomeno che porta con sé rischi gravi, legati in primo luogo all'aggressività dei cani “inselvatichiti” e dei branchi in cui i randagi si riuniscono, e alla possibilità che questi diventino veicolo di malattie infettive;

– la diffusione del randagismo sul territorio nazionale risulta estremamente variegata, dal momento che in molte regioni italiane l'emergenza randagismo è stata risolta, permanendo invece in molte aree del paese e in particolare laddove le istituzioni locali non hanno ancora saputo o potuto affrontare la questione;

– in particolare in Sicilia la situazione appare estremamente grave: i dati parlano di circa 75mila cani randagi liberi nell'isola, e le cronache di questi giorni riportano le aggressioni da parte di uno stesso branco di cani avvenute a Modica, in provincia di Ragusa, che hanno portato alla morte di un bambino di 10 anni e al ferimento di quattro adulti, di cui uno in gravi condizioni;

– su queste ultime aggressioni sarebbe necessaria una chiara assunzione di responsabilità da parte dei soggetti competenti: non basta richiamare la responsabilità penale della persona incaricata materialmente della custodia degli animali. È evidente, infatti, dalle condizioni di grave degrado in cui erano tenuti gli animali l'inesistenza dei controlli, obbligatori, in carico al servizio veterinario competente;

si chiede di sapere:

quali siano le iniziative che il Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche sociali intende assumere per rispondere adeguatamente all'allarme che un fenomeno in rapida crescita, quale quello del randagismo, sta suscitando;

se il Ministero intenda verificare se e in quale modo sono state spese le somme destinate a prevenire il fenomeno del randagismo, soprattutto nelle regioni dove si registra un'alta cifra di cani allo stato brado e violenti;

se non ritenga di dover verificare le condizioni in cui coloro che beneficiano di risorse pubbliche o private per l'accoglienza o l'assistenza dei cani randagi mantengono le strutture di ricovero;

se non intenda selezionare e indicare le migliori pratiche di governo del fenomeno, che le regioni possano accogliere nelle linee costitutive;

se non ritenga di sviluppare, assieme alle associazioni impegnate per la tutela degli animali, maggiori iniziative abili a prevenire l'abbandono o l'inselvatichimento dei cani e a favorire il loro rifugio in strutture idonee.

 

 

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MAGDA NEGRI

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