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Interrogazione parlamentare sulla vicenda RAI

Pubblicato il 4 luglio 2006
Seduta n. 12

NEGRI , CARLONI – Ai Ministri dei beni e delle attività culturali e delle comunicazioni. –
Premesso che:
la vicenda che ha investito la RAI in queste settimane ha portato allo scoperto a giudizio degli interroganti un inquietante e inaccettabile intreccio fra politica-sesso-televisione-spettacolo, che denota il venir meno di qualsiasi vago codice etico ed esalta, nel modo peggiore, la dipendenza del servizio pubblico radiotelevisivo dalla politica;
l'utilizzo del proprio corpo come “unico merito” professionale si è aggravato nella tv italiana a seguito dell’affermazione della televisione commerciale. In passato, infatti, il sistema richiedeva alle aspiranti “vallette” di saper almeno ballare, presentare, cantare, avere qualche talento e non solo, meramente, di esporre il proprio corpo al pubblico;

un numero crescente di trasmissioni, come hanno fatto notare diversi esperti della televisione, utilizzano le veline senza attribuire loro contenuti, seppur minimi, tanto che le medesime sono diventate la figura della tv italiana che, per antonomasia, non solo non sa fare nulla particolarmente bene, ma addirittura ha il proprio specifico professionale nel non saper fare nulla di particolare;
alcuni anni fa ha suscitato molte polemiche un progetto avanzato dalla Regione Campania, da finanziare con fondi europei, che prevedeva l’organizzazione di un corso per aspiranti vallette e che, con seicento ore di lezioni di danza, canto, dizione, trucco, ambiva a formare delle “professioniste dell'intrattenimento artistico” e le “figuranti dello spettacolo”, da utilizzare professionalmente nell'ambito del cinema, della pubblicità, della televisione o del teatro. Pur con tutte le perplessità che può suscitare il fatto di utilizzare denaro pubblico e dei fondi europei, per formare tali figure professionali, va riconosciuto che tale iniziativa aveva il merito di fornire alle aspiranti vallette un minimo di preparazione per affrontare con dignità il proprio lavoro,
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo intendano adottare, nell'ambito delle proprie competenze, apposite misure per rendere maggiormente trasparenti i criteri che l’azienda RAI utilizza per il reclutamento e per i nuovi ingressi di queste figure dello spettacolo e dell’intrattenimento, al fine ridurre considerevolmente qualsiasi potere di coercizione esercitato nell’ambito dell'azienda del servizio pubblico radiotelevisivo;
se non ritengano opportuno adoperarsi per porre fine a una situazione di estrema debolezza di queste ragazze, di fronte ai meccanismi di accesso professionale, ma anche di fronte alla necessità, una volta entrate, di continuare a lavorare, attraverso l'introduzione di una contrattazione collettiva e un quadro legislativo, che ancora mancano, come richiesto dai sindacati di settore per l’intero sistema dell’audiovisivo e per i tanti che vi lavorano come artisti;
se ritengano opportuno che si stabilisca che anche per le valette, le soubrette, le show-girl e le veline vi sia un filtro professionale basato su un credibile e specifico percorso formativo e di studio, un adeguato curriculum e una minima conoscenza delle discipline artistico-musicali e dello spettacolo e dei meccanismi in base ai quali funziona il mondo dello spettacolo stesso, riconosciuta e comprovabile, anche attraverso i versamenti all’Enpals (Ente nazionale di previdenza e di assistenza per i lavoratori dello spettacolo), e che consenta alle medesime di poter accedere ad un apposito elenco tenuto presso il Ministero dei beni e delle attività culturali.

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