Intervento drella Sen. Magda Negri sui rifiuti campani in Piemonte
È in corso nella mia Regione, il Piemonte, un dibattito molto accesso tra Regione, Comune, partiti di Governo e d'opposizione sull'ATO, sulla possibilità e necessità di accogliere i rifiuti campani.
Dico subito che sono tra quei cittadini che, con una petizione pubblica, in questo momento sostengono il dovere nazionale di aiutare ad alleviare la grave emergenza campana, ricordando anche che moltissimi rifiuti industriali provenienti dall'Ipca di Ciriè trovarono, a suo tempo, ospitalità legittima nel territorio campano.
Questi cittadini, però, sostengono, aggiungono e ritengono che tutto ciò debba comportare a suo tempo un'esplicita assunzione di responsabilità, anche con atti formali, delle autorità di Governo nazionali, locali e del commissariato fino ai tempi del Governo di centro-destra. Infatti, non c'è nulla di più devastante in politica che sancire che la non capacità di governo, l'impossibilità di risolvere le emergenze comporti poi il nulla, la continuità di una classe dirigente, la continuità di singoli e il rimandare l'assunzione anche di responsabilità personali.
Dico questo perché noi associandoci, ma forse è meglio usare l'io e, quindi, associandomi perfettamente al piano proposto dal Governo ritengo che l'assunzione anche delle responsabilità personali sia ciò che fa la differenza, che dà credibilità ad una nuova stagione, che ricostruisce un rapporto di fiducia con le popolazioni.
È stato pubblicato ieri su «The Financial Times» un articolo che propone un doloroso paragone tra la mafia cinese e la camorra. La mafia cinese, infatti, avrebbe copiato il nostro triste primato e i metodi della camorra – che così devasta il diritto, la vita civile, pubblica e quotidiana delle popolazioni campane – in alcuni territori della Cina meridionale per il ciclo dei rifiuti.
Faccio parte della Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse e non posso non ricordare quella discussione del maggio dell'anno scorso, con l'ampia audizione di tecnici, personaggi politici, assessori, presidenti e sindaci che preparò poi il famoso decreto-legge n. 61 del 2007. Il presidente Bassolino era drammaticamente consapevole delle conseguenze della mancata costruzione dei termovalorizzatori, delle infinite difficoltà che gli erano state frapposte, degli enormi ostacoli nell'individuare discariche che fossero a norma e che fossero state bonificate, di tutto ciò che ispirava quel decreto che poi il Parlamento ha votato.
Ma che cosa ha votato il Parlamento? Ci sono state sottoposte proposte dettagliate, perfettamente indagate, conosciute, previste, oppure siamo stati messi nelle condizioni di votare un'emergenza edulcorata? Questo è il problema.
Quando si appronta un decreto, quando la partita si gioca a livello nazionale, noi assumiamo per la nostra quota parte una responsabilità politica e personale estremamente rilevante. Per questo motivo, dobbiamo essere messi nelle condizioni di sapere cosa votiamo, di essere sicuri dei piani che sono proposti e della fattibilità delle azioni di intervento che sono state suggerite.
Noi abbiamo criticato duramente il commissario, ma fortunatamente adesso diamo pieni poteri ad un nuovo commissario. Abbiamo infinitamente sollecitato la cogestione delle Province, abbiamo esaltato un piano regionale, ma la cogestione delle Province, dal mese di maggio ad oggi, non ha prodotto nulla di differente e significativo che abbia sbloccato la situazione.
Allora, tutte le giustissime ipotesi di superamento della gestione commissariale che sono state avanzate non hanno però previsto che venissero messi in campo soggetti che avessero la titolarità politica, il potere politico, la trasparenza politica per modificare alcunché di questa situazione.
Ricordo con quanta precisione il presidente Bassolino avesse parlato non soltanto di compostaggio, di funzionamento del CDR, della messa a norma dei due e poi tre termovalorizzatori, ma anche della possibilità di raccolta differenziata. Ora, se nessun soggetto politico istituzionale è riuscito a risolvere tutto questo, nell'anno in cui il Governo è stato chiamato a decidere e ad assumersi duri impegni politici e finanziari, è del tutto evidente che va accolta la dimensione assolutamente eccezionale della situazione (assegnando i pieni poteri al commissario), che deve essere governata e interiorizzata, altrimenti ricadremo nel perenne scaricabarile del «decidi tu, decido io» dei consorzi e di altri soggetti.
È per questo che poi si è verificata la drammatica incapacità a governare una situazione che ormai ci espone purtroppo ad un amarissimo giudizio del mondo.