Senato.
Signor Presidente, a mio parere lei ha oggi presentato al Parlamento e al Paese tre cose: un giudizio sulla crisi, una proposta programmatica per il Governo e una vasta proposta politica che travalica i confini di questa maggioranza e sta dentro la transizione italiana per il suo positivo compimento. Ora, l'Unione è chiamata a una nuova consapevolezza e ad una assunzione stringente di responsabilità, perché non saranno ammessi ripensamenti e l'Ulivo, nell'Unione, è a sua volta chiamato a farsene parte propulsiva e agente ordinatore.
Lei, signor Presidente del Consiglio, ha fatto bene sul primo punto a usare il termine pesante e non lieve di crisi politica, perché di crisi politica si è trattato; crisi politica e non incidente, accaduta nella parte più delicata e più esemplare di una proposta di Governo qual è la politica estera. A questa crisi politica che già era emersa con la non piena fiducia accordata al ministro Parisi, prima che al ministro Amato, lei ora pone rimedio sostanziale delineando la via faticosa alla pace seguita dal Governo di centro-sinistra e a, parer mio, nel segnare esemplarmente quella data, il 2 dicembre 2003, in cui, per la prima volta nella storia d'Europa, il Consiglio europeo adottò la strategia comune per la sicurezza, che si innesta nei nostri rapporti atlantici e immediatamente li qualifica. Su questo tema, sulla piattaforma di politica estera che lei ha ulteriormente delineato, pensiamo siano possibili in questo Parlamento convergenze più vaste.
Del secondo punto, signor Presidente del Consiglio, apprezzo molto la concentrazione e la selezione degli obiettivi di Governo. Lei ha parlato in modo chiaro e intelligibile al Paese. Ha parlato di tenuta finanziaria delle riforme, rifacendosi all'ottavo punto del programma in cui si fa riferimento alla volontà di ridurre nettamente la spesa pubblica per cogliere la ripresa; ha parlato di unificazione dei sistemi pensionistici e di riforma (un'attenzione alle pensioni più basse), di vasti interventi sociali per la famiglia (ad esempio i nidi), per i giovani e ha parlato anche, in maniera convinta, della TAV e di grandi infrastrutture europee. Concetti semplici, ordinati, selezionati e intelligibili.
Infine, signor Presidente, la questione che a me sta più a cuore, perché mi pare rappresenti la novità più rilevante della sua comunicazione, oltre la capacità politica di questa maggioranza: lei ha offerto a questo Parlamento la possibilità di prendere nelle proprie mani, scegliendo il modo (una bicamerale, piuttosto che la convenzione proposta dal ministro Amato, ma comunque un luogo parlamentare), la riforma elettorale, le riforme istituzionali e costituzionali che così disordinatamente -ricordiamo il referendum che abrogò quelle adottate dal Polo – si sono affastellate nel corso della storia e nella cronaca politica italiana.
Lei, signor Presidente del Consiglio, ha usato una bella espressione, che è ricorso molto in questi ultimi dieci anni: quella di «democrazia governante». Democrazia governante allude ad una riforma elettorale che salvi il bipolarismo, lo renda più equo, più mite, più civile, più reciprocamente riconoscente il valore e la storia politica dei due Poli; democrazia governante parla di un potere di governo dato ai cittadini, di un Governo che non può essere sciolto nei Parlamenti, né essere fatto e rifatto nei Parlamenti ma, con precisa imputazione di responsabilità, presentato nel momento stesso in cui si vota; democrazia governante vuol dire blocco di qualsiasi ipotesi neo centrista.
Per questo, signor Presidente, per il fatto che lei ha delineato, specialmente nell'ultima parte del suo discorso, un luogo politico più vasto e una sfida politica nuova a questa maggioranza e a tutto il Parlamento, ritengo che questo Governo e lei personalmente meritiate la nostra fiducia.