Marino: "Partiamo dalle persone per cambiare quello che non funziona"
"Un partito capace di riconoscere e affrontare il problema del conflitto d'interessi, la crisi del mondo del lavoro e la dissoluzione dei ruoli sociali, l'urgenza dei nuovi diritti . Un partito che non si perda tra mille impossibili mediazioni col risultato di non accontentare nessuno e vedere il consenso franare".
È questa la proposta di Ignazio Marino all'assemblea della convenzione nazionale. Riscoprire l'uguaglianza per dire chi siamo. Nella sua idea di partito "coraggioso" che sia "una sterzata alla storia della sinistra italiana", Marino da la precedenza alla parola "uguaglianza". "L'uguaglianza è il principio fondamentale per orientarci a definire chi siamo, è l'obiettivo principale di questo percorso congressuale.
È una parola importante, che porta con se significati diversi per le persone che appartengono al Partito Democratico. Per alcuni richiama la bandiera di masse collettive, classi che condividevano gli stessi vissuti, cui garantire gli stessi tragitti di vita. Per altri è un valore etico, improntato alla solidarietà tra individui diversi ma disposti a tendersi la mano nell'ottica di ridurre le disparità".
Nonostante, come ammetto lo stesso candidato alla segreteria, la giovane età non gli abbia permesso di partecipare alle grandi battaglie collettive degli anni '60 "ho sempre rifuggito l'individualismo senza compassione di chi erge barriere per separarsi dagli altri, mentre concepisco eguaglianza come il collante, un legame sulla cui base si costruiscono i rapporti fra persone. L'eguaglianza per me oggi significa parità delle opportunità di partenza di partenza, riconoscimento delle aspirazioni e dei meriti di ognuno, elemento di coesione e di integrazione, di mobilità sociale e di sviluppo.
Il mio lavoro di medico e l'aver vissuto per tanti anni all'estero mi hanno aiutato tantissimo nel rafforzare in me questi principi: le differenze scompaiono, di fronte alla malattia restano le persone; l'uguaglianza la apprezzi di più quando – come è successo a me – ti senti diverso perché, per esempio, sei uno straniero". Prendendo spunto dalla sua vita professionale di medico chirurgo, dice: "Ho conosciuto il dolore, la speranza, l'istinto e il coraggio, la fatica e l'emozione che appaga quando un malato riapre gli occhi dopo un'operazione. Ho conosciuto l'altruismo, la forza di volontà, la voglia di reagire alla disperazione e alla solitudine, la capacità di ripartire. Forse anche per questo nutro una grande fiducia nelle persone e nei cambiamenti, ho sempre creduto di poter cambiare le cose quando non funzionano".
Per un riformismo rivolto al futuro. "Bisogna partire dalla persona – dice Marino – per affermare un nuovo pensiero democratico che vuole e sa guardare al futuro, capace di aggregare donne e uomini anche molto diversi tra loro intorno a valori e proposte comuni. Un pensiero che sia non tanto, e non solo, come spesso sento dire, "sintesi dei riformismi del passato", ma piuttosto chiara evoluzione di essi in un riformismo contemporaneo che guarda nel futuro. In giro per l'Italia ho riscontrato un forte bisogno di comunità, troppo spesso inespresso, una grande voglia di partecipazione.
La manifestazione del 3 ottobre per la libertà di informazione, o quella di ieri contro l'omofobia, ne sono la dimostrazione tangibile. Le persone non sono assuefatte, non sono rassegnate, il consenso di cui dice di godere in maniera incondizionata l'attuale governo, non è così omogeneo. Il vero problema è che tante energie positive che le persone sono pronte ad esprimere, non trovano ancora nel nostro partito un punto di riferimento forte e affidabile".
Tempo di risposte chiare per il PD. La riflessione di Ignazio marino si sposta poi sul partito: "In molti mi chiedono: ma dove è il PD? Che cosa fate? Oggi siamo qui per questo. Per affermare che noi ci siamo e ci saremo, con una identità finalmente chiara e un segretario forte del voto di milioni di cittadini. Dobbiamo imparare ad aggregare: il Partito Democratico deve intrecciare trame solide nella società liquida, esserne spina dorsale e infrastruttura, con un radicamento flessibile capace di adattarsi agli spazi e ai tempi della vita complicata delle persone, per facilitare percorsi e incontri. Che non significa un rapporto con il territorio impostato su modelli sociali che non esistono più.
La questione non è soltanto la presenza fisica del PD sul territorio, pur fondamentale per la sua funzione di discussione e conoscenza, la vera questione sono i contenuti. Il PD deve saper aggregare sulle sue posizioni e sulle risposte chiare e nette sulle grandi questioni che interessano le persone. Su questo si gioca il destino del nostro partito. Troppo spesso abbiamo esitato, troppo spesso siamo stati incapaci di spiegare la nostra visione della società e del futuro del paese. Eppure le qualità, le energie, le intelligenze non ci mancano, come hanno dimostrato le discussioni di queste settimane nei settemila circoli sparsi in tutt'Italia"
Gli impegni da prendere subito. " Dobbiamo prendere impegni e rispettarli, nel partito, in Parlamento, nelle amministrazioni locali" dice il candidato e passa ad elencare le sue proposte. "Dobbiamo dire senza esitare che adottiamo la laicità come metodo irrinunciabile di una politica aperta al confronto e disposta sempre al dialogo per arrivare a una decisione. Come scrisse Ernesto "Che" Guevara: "O siamo capaci di sconfiggere le idee contrarie con la discussione o dobbiamo lasciarle esprimere. Non è possibile sconfiggere le idee con la forza, perché questo blocca il libero sviluppo dell'intelligenza.
Dobbiamo dire senza esitare che prima di tutto vengono la scuola, l'università, la cultura e la formazione dei giovani e anche di chi perde il lavoro e non è più giovane.
Dobbiamo dire senza esitare che ancora oggi in Italia la cultura del merito fa paura! Nessuno lo ammette ma molti lo considerano un elemento che destabilizza poiché permette a chiunque di realizzare le proprie aspirazioni, di rischiare, di scommettere su se stesso. E' la condizione che permette la libertà!
Dobbiamo dire senza esitare che siamo per i diritti: dal lavoro, alla sicurezza. E per i nuovi diritti: le unioni civili, i diritti dei consumatori, il diritto di cittadinanza, il diritto di scegliere le terapie attraverso un testamento biologico. Senza esitare dobbiamo sostenere la legge contro l'omofobia: dopodomani a Montecitorio dobbiamo dimostrare da che parte stiamo!
Dobbiamo dire senza esitare che il nostro partito sta dalla parte delle donne in un momento in cui anche la dignità e il rispetto per loro sono messi in pericolo.
Dobbiamo dire senza esitare che vogliamo restituire al Paese un'informazione libera, in televisione, sulla stampa, sulla rete. Democrazia non significa solo poter esprimere il proprio consenso, significa poterlo formare attraverso un'informazione libera e plurale".
Tutelare il pianeta, no al nucleare. Per Marino la "priorità delle priorità: il nostro pianeta, il nostro ambiente. Non è solo una questione di sviluppo sostenibile. Abbiamo una responsabilità enorme e abbiamo il dovere di prenderci cura della salute del nostro pianeta e del futuro di tutti noi. Diciamo no al nucleare perché la scienza ci dice che è pericoloso, diciamo sì alle energie rinnovabili, al recupero dei rifiuti, al risparmio idrico, alla bio-edilizia, alla mobilità sostenibile".
Il rinnovamento necessario. "Il mio ruolo – spiega l'esponente PD – e di tutti coloro che mi hanno sostenuto, qualunque sarà il risultato del congresso, è quello di contribuire un rinnovamento radicale. Il rinnovamento non è pericoloso, è necessario ed è la ragione profonda che mi ha spinto a partire per questa straordinaria avventura.
Mi ritrovo nelle parole di Giorgio Amendola che un giorno scrisse di aver compiuto una scelta giusta che lo metteva di fronte ad un mondo nuovo, nell'impegno per l'emancipazione di donne e uomini. Anche per me è stata la scelta giusta, che sto vivendo con il massimo dell'energia e dell'umiltà, come un'opportunità straordinaria. Qualcuno mi rinfaccia di esserci arrivato tardi… ma ora sono qui e con me ci sono tanti altri compagni di viaggio che hanno condiviso questa scelta e che oggi sono al lavoro con una voglia, una dedizione, una convinzione che mi rende orgoglioso.
Alla vigilia di un congresso che tutti diciamo fondativo, due anni dopo la nostra nascita e con le emorragie elettorali che conosciamo, di cui non mi interessa attribuire responsabilità, mi è sembrato di assistere ad un avvio di campagna congressuale tattico e frenato. Mi è parso che intorno a Dario e a Pierluigi le mozioni si siano formate più per alleanze tra persone che per condivisione di progetti: una contrapposizione di persone non una contrapposizione di idee".