APPUNTI PER INTERVENTO ASSEMBLEA NAZIONALE PD
21 MAGGIO 2010
IGNAZIO MARINO
Il PD SEMBRA UN PARTITO CONSERVATORE
Il PD vive un paradosso che lo paralizza, lo rende immobile e poco comprensibile: nato con l’ambizione e l’obiettivo di rappresentare la più grande forza politica riformista del paese, oggi viene invece percepito come un partito conservatore: impostazione politica di vecchio tipo, scarso interesse verso tematiche innovative, scarsa forza di attrazione verso giovani, scarso rinnovamento del gruppo dirigente, campagne elettorali tradizionali, minimo investimento nei driver del futuro, come i nuovi sistemi di comunicazione o le nuove tecnologie.
In politica, lo sapete tutti meglio di me, serve equilibrio nell’alternare mediazioni e passi in avanti. Oggi è il momento dei passi in avanti, lunghi e coraggiosi. L’alternativa è il declino.
L’OPPOSIZIONE A BERLUSCONI, I RAPPORTI CON ALTRE FORZE POLITICHE, I NOSTRI TEMI
Non possiamo permetterci prudenza e tatticismi quando vediamo le condizioni in cui è ridotto il paese, con una crisi negata dalle parole del Governo ma concreta sulla pelle degli italiani, con un Governo in declino colpito dagli scandali e dalla inadeguatezza ma SOPRATTUTTO sopraffatto dalla incapacità di governare, di fare le riforme necessarie, di proporre soluzioni per i problemi enormi che non si risolvono se l'esecutivo e il Parlamento continueranno ad occuparsi di questioni marginali. Perché il disegno di legge sulle intercettazioni, il lodo Alfano, la riforma del CSM, sono senza dubbio provvedimenti importanti ma non possono essere sempre al centro dell'agenda politica.
Stando all'opposizione evidentemente non è facile imporre i temi al Governo, ma dall'opposizione dovremmo almeno essere in grado di pretendere il confronto sui "nostri temi": lavoro, laicità, diritti degli immigrati, ambiente ed energia, rispetto delle regole e trasparenza. E non dimentichiamo la CULTURA, l'UNIVERSITA', LA RICERCA, LA SCUOLA!!! Come pensiamo che il nostro Paese possa essere competitivo se si trascurano la formazione e se non investiamo sulle risorse intellettuali.
Il PD si deve concentrare nel proporre una visione e programmi per il paese, non concentrarsi solo su se stesso o al massimo sulla ricerca di alleanze sempre più larghe con soggetti politici sempre più distanti da noi. Si parla, o meglio si scrive sui giornali, di scenari davvero non auspicabili, addirittura dell'ipotesi di un Governo di larghe intese, composto da forze politiche che non condividono quasi nulla se non l'obiettivo, o forse il sogno…, di togliere la poltrona di premier a Silvio Berlusconi….
Io non credo a possibili coalizioni tutti contro uno, con tutti gli antiberlusconiani vecchi e nuovi contro il Cavaliere. Significherebbe riproporre una proposta debole, incapace di disegnare prospettive chiare, di procedere nei cambiamenti che servono all’Italia.
Voglio ricordare a tutti che se non si condividono programmi e ideali non si governa, lo abbiamo visto tra il 2006 e il 2008. Quando ero presidente della Commissione sanità al Senato c'erano 25 membri della Commissione e ben 11 gruppi parlamentari rappresentati. Vi rendete conto di che cosa significava cercare gli equilibri per arrivare ad un voto di maggioranza? Che senso ha oggi immaginare un governo dove stanno tutti e che non riuscirebbe poi a governare?
Il PD ha invece il dovere di fare opposizione rigorosa in Parlamento e nel Paese, un’opposizione che fino ad ora è sembrata troppo timida. Per limitare i danni del governo e proporre soluzioni alternative, per costruire un progetto forte per il 2013.
POSSIBILITA’ DI UN GOVERNO “DI SCOPO”
Certo, anche io che non sono pratico di tattiche politiciste capisco la tentazione di sostituire Berlusconi con un Governo tecnico super partes e “di scopo”, con il compito di fare approvare almeno le riforme più urgenti, a partire dalla legge elettorale. Non dico che non potrebbe essere utile in questo preciso momento, ma non possiamo dimenticare la congiuntura politica ed economica europea e mondiale e le decisioni molto delicate che tutti i governi in tutti i paesi europei hanno il dovere di assumere in questi mesi. Possiamo pensare che un governo tecnico prenda sulle sue spalle l’onere di una finanziaria pesante? Non siamo più nel 1992 quando i sindacati erano più rappresentativi dei lavoratori e dialogavano con il governo di Giuliano Amato e alla presidenza della Banca d’Italia sedeva Carlo Azeglio Ciampi che, grazie alla sua autorevolezza e alla sua statura morale poteva chiedere sacrifici agli italiani.
Possiamo immaginare oggi un governo debole politicamente che si assuma la responsabilità, qualora fosse necessario, di imporre nuove tasse e forse anche la riduzione degli stipendi?
Io temo che un esecutivo di questo genere ci porterebbe allo stallo, a stare ancora fermi limitandoci a una difesa minima delle regole e rinviando ancora quel cambio di passo invece necessario. E il Paese rischierebbe di perdere.
Riduzione del numero dei parlamentari, trasformazione del Senato in senato federale superando il bicameralismo perfetto, eliminazione degli enti superflui partendo dall'abolizione delle province, riconfigurazione dei poteri del premier, logica maggioritaria uninominale per tutti i sistemi elettorali: le riforme servono, certo, ma se accompagnate da una chiara visione etica, alternativa al berlusconismo, e se calate nella naturale e imprescindibile dimensione europea e nel contesto politico ed economico internazionale.
Servono anche altre riforme che incidano sugli sprechi della pubblica amministrazione (calcolati in circa 80 miliardi), che riducano drasticamente l'evasione fiscale (altri 120 miliardi) serve pensare a nuove tasse ma solo nei confronti dei grandi patrimoni e delle rendite finanziarie e servirebbe da subito una tassa sulle transazioni speculative internazionali il cui gettito possa essere destinato a pagare parte dei costi delle crisi innescata proprio dalla finanza speculativa.
Inoltre, serve intervenire su uno stato sociale che è tra i più costosi al mondo pur dimostrando carenze gravissime nel caso degli asili nido, nel sostegno alle persone non autosufficienti, negli ammortizzatori sociali che non scattano affatto in maniera automatica in caso di disoccupazione. E invece che cosa annuncia il Governo? Che saranno inevitabili i tagli alla sanità…ovvero ad uno dei pilastri del nostro sistema di welfare.
LE MIE PROPOSTE ALL'ASSEMBLEA
Il nostro compito, invece, deve essere quello di riattivare le speranze, rispondendo a quella nuova differenza tra destra e sinistra che Anthony Giddens ha una volta individuato nella diversa modulazione di hope e survival: non dobbiamo accontentarci di badare alla sopravvivenza, dobbiamo riattivare le speranze delle persone.
Attivare le speranze e comportarci con rigore: questo il filo che deve guidare scelte e azioni. Sapendo mettere in campo un metodo democratico laico, fatto di discussione aperta ma mai infinita, di tappe certe, calendarizzate e rispettate, senza crogiolarsi nel dibattito perpetuo.
Primarie
Sapete tutti che sono un convinto sostenitore delle primarie per molti motivi, primo fra tutti perché credo non basti la buona volontà ma servano delle regole affinché il ricambio delle classi dirigenti sia concreto. Servono regole affinché il partito sia contendibile a livello nazionale e locale: regole chiare, condivise, aperte, poi vinca il migliore, e non importa l’età o il suo peso politico. Servono scelte coraggiose, è l’unico modo perché tante persone disincantate, anche al nostro interno, ritornino ad appassionarsi alla politica. Anche perché altrimenti i migliori se ne andranno!
Ma se le primarie fanno parte del nostro DNA, definiamo fin da oggi tempi e regole certe per le prossime elezioni amministrative e facciamole entro la fine di quest'anno.
Merito e trasparenza per eletti
Perché quella cultura del merito che sappiamo essere carente nel nostro paese e che invochiamo per gli altri, per le università, per i concorsi, non la applichiamo prima di tutto in casa nostra?
Affidiamo ad una commissione, o alla segreteria, il compito di lavorare con i territori per monitorare la qualità del lavoro dei nostri eletti in Parlamento, nelle Regioni, nei Comuni e così via. E valutiamo periodicamente i risultati raggiunti, le presenze, le proposte di legge, l’attività istituzionale in generale: chi non risulterà all’altezza del ruolo che ricopre non potrà essere ricandidato, vecchio o giovane che sia. E dopo quindici anni passati in Parlamento, anche chi gode di consenso, non può mettersi a disposizione del partito con un ruolo di affiancamento e non di eletto, senza più deroghe?
Il monitoraggio della qualità dei parlamentari, per esempio, è fondamentale in un Parlamento di "nominati" e non di eletti dal popolo. Se non vale più il principio che del proprio operato si risponde ai cittadini che ti eleggono, almeno si accetti una valutazione interna, fatto con criteri oggettivi.
Applichiamo dei criteri di merito anche per i Forum e i dipartimenti e che devono funzionare, anche con verifiche periodiche e senza dare nessun incarico per scontato per sempre.
Questo è il metodo che premia il merito e favorisce il ricambio, non le pressioni dei capi bastone sui capi corrente.
Sul versante trasparenza sono contento che sia stata accolta favorevolmente la nostra proposta di modifica dello statuto che riguarda l'anagrafe e la tracciabilità patrimoniale per gli eletti. Questo serve per monitorare che non vi siano arricchimenti rapidi o poco spiegabili, oppure conflitti di interessi non accettabili. Se ricopro il ruolo di Presidente di una commissione che si occupa di sanità, a livello nazionale o regionale o comunale, non potrò allo stesso tempo fare parte del CDA di una industria che produce dispositivi medici o essere consulente di una multinazionale del farmaco.
Ordine del giorno su nucleare
Su un tema che sta particolarmente a cuore alla nostra area politica, chiedo che l'Assemblea si esprima e per questo chiedo di approvare un ordine del giorno – che sarà distribuito dalla Presidenza – e che, non mi dilungo, sancisca una posizione chiara e definitiva del partito sul nucleare. Chiedo in altre parole di formalizzare il rifiuto delle proposte di localizzazione e sviluppo delle centrali nucleari in Italia, la promozione delle energie alternative e rinnovabili e del risparmio energetico, nonché incentivare gli studi e la ricerca sulle nuove e più adeguate soluzioni tecnico-scientifiche concernenti la produzione e l’impiego di energia.
Credo poi sia arrivato il momento di attivare attivare il primo referendum nei circoli sul tema del lavoro: così finalmente il PD avrà una posizione comprensibile e potrà condurre la sua azione politica in maniera più coerente
Alcuni di noi credono al modello della flexsecurity, con contratto unico a tutele crescenti, sussidio di disoccupazione, salario minimo garantito. E' la proposta su cui sta lavorando da tempo Pietro Ichino. Altri esprimono posizioni non divergenti ma comunque diverse.
Per questo chiedo che il Forum competente riassuma le posizioni in discussione, elabori due documenti distinti, e li sottoponga ad una discussione più ampia, coinvolgendo i circoli, fornendo loro le risorse necessarie per lavorare e affidandogli un compito preciso: quello di fare votare gli iscritti! Siamo o non siamo un partito che crede nel lavoro? Allora facciamolo esprimere questo partito, scegliamo il percorso della partecipazione e del confronto ampio non del compromesso deciso in una stanza.
Concludo con un appello: definiamo insieme e in tempi rapidi il profilo e il progetto da rivolgere allʼopinione pubblica, con messaggi capaci di mobilitare nuove fasce di elettori, di comporre e attrarre una nuova coalizione di italiani, anche riportando al voto, con idee e speranze nuove, quel 36% abbondante di italiani che alle ultime regionali non hanno votato. Mi pare che la strada che abbiamo davanti è chiara e senza scelta, a meno di non voler tentare strade elettorali che ci vedano occupare ruoli marginali.
Dobbiamo attivare le speranze delle persone, rispondere alle difficoltà inedite che pone la società globale, innovare i nostri linguaggi, sapere aggregare nella società e non solo all’interno dei partiti.
Solo se sapremo rimetterci in relazione con chi ha perso fiducia, solo se sapremo offrire una nuova visione del paese ai tanti che si sentono poco e per nulla rappresentati potremo arrivare alla prossima scadenza elettorale con la concreta possibilità di vincere, cambiare l’Italia e migliorare la vita delle persone.