Giovedì 19 dicembre: discussione generale sulla fiducia sulla finanziaria
NEGRI (Aut). Signor Presidente, il ministro Padoa-Schioppa, nelle sue conclusioni, nelle sue osservazioni, nella sua replica al dibattito, per così dire, ha forse ripreso un filo antico che era incominciato con la presentazione del Documento di programmazione economico-finanziaria e ha esortato noi tutti, sia la maggioranza che la minoranza, a osare un po' di più; e, al di là delle contingenze dei singoli articoli e anche delle insufficienze che naturalmente ci sono nella complessiva manovra di bilancio, ci ha esortato a prendere atto che negli anni che ci stanno alle spalle si era registrato un aumento, che lui ha definito incontrollato, strutturale, qualitativamente mediocre della spesa pubblica e a ragionare insieme su come un rigoroso controllo, un migliore utilizzo della spesa pubblica potesse costituire in sé un atto di orgoglio, di riscatto per la valorizzazione dei funzionari pubblici più capaci, dei talenti migliori, per far sì che quei 350 miliardi di euro (mi sembra che abbia così quantificato le grandi dotazioni di spesa: la sanità, l'assistenza, la scuola, la giustizia, l'ordine pubblico e così via), che non sono aumentabili e non saranno significativamente aumentabili nei prossimi anni, possano sì, attraverso la cosiddetta spending review, essere fattori di migliore razionalizzazione interna, di crescita, di sviluppo.
E come non andare, sentendo le parole del ministro Padoa-Schioppa, al Libro verde sulla spesa pubblica, che è stato importante fonte ispiratrice per il Governo, laddove appunto sosteneva che la difficile sfida del Paese consiste nel combinare l'aumento del contributo del bilancio alla crescita, la progressiva riduzione del carico fiscale sui contribuenti che hanno fatto il loro dovere, l'alleggerimento del debito pubblico.
Forse non tutta la struttura del Governo, non tutti i Ministeri, non tutta la maggioranza, insomma forse non è ancora matura la capacità di leggere nella spesa, di redistribuire la spesa e di far sì che questa (che nei grandi comparti è analoga a quella europea, ma non ha la produttività dei fattori di quella europea) venga, per così dire, aggredita nel suo funzionamento e nei suoi dati strutturali più profondi. Forse è qui il nodo che ci trasciniamo, che combiniamo variamente nelle diverse finanziarie ed è un nodo che deve insieme camminare con un'ipotesi di sviluppo non crescente a livello europeo per il 2008 e con valutazioni del sistema complessivo, del sistema Paese di una non crescente produttività di sistema.
Forse, se noi volessimo – al di là delle polemiche – assumere le riflessioni del ministro Padoa-Schioppa per quello che hanno voluto essere oggi pomeriggio, se noi volessimo meglio interiorizzare le sue considerazioni, farle nostre al di là dei palleggiamenti sulla fiducia o no (il centro-destra la pose nel 2004 e nel 2005 con maggioranze imponenti), forse, se volessimo tematizzare queste riflessioni e vedere da che parte aggredire il problema storico della improduttività di una spesa pubblica che è agli stessi livelli, se non superiori, per comparti, degli altri Paesi europei, metteremmo su gambe più tranquille la nostra stessa discussione.
Non ritorno sui dati proposti dal relatore Legnini e dallo stesso ministro Padoa-Schioppa sulla sostanziale invarianza delle spese nel passaggio tra Camera e Senato, pur in un accavallarsi di emendamenti che si sono succeduti; rilevo che, come dire, la ricognizione della sostanziale invarianza delle spese fa un po' ragione delle polemiche sul tax and spending che sono state tanto qui evocate, e faccio poi soltanto due riflessioni.
Questa manovra, completa anche del decreto sul welfare, ha un impatto redistributivo medio, sicuramente agevola i redditi medio-bassi, ma l'indice di redistribuzione, così com'è stato analizzato, è significativo ma non altissimo. Questa manovra affronta problemi fondamentali che sono stati meglio affrontati dalla Camera: si pensi al rifinanziamento di fondi per la prima infanzia, o anche ai bilanci di genere, o ai fondi per l'ambiente; ci sono stati, nel passaggio da Senato a Camera, anche aggiustamenti puntuali necessari; ma l'effetto redistributivo complessivo non è altissimo, bensì medio; esso va apprezzato per quello che è: ci sono elementi di forte giustizia sociale, forti interventi sui redditi bassi, ma complessivamente è medio.
La manovra ha effetti anche di accelerazione allo sviluppo e in proposito volevo sottolineare due aspetti che riguardano particolarmente aree del Paese che il Gruppo Per le Autonomie in parte rappresenta, che sono per loro natura cruciali. La nostra valutazione è che la riforma della disciplina dell'IRES e dell'IRAP, specie per le piccole e medie imprese, sia di fatto un contributo importantissimo per lo sviluppo del tessuto produttivo del Nord. La nostra valutazione è che la manovra sull'ICI agevoli sensibilmente redditi e possibilità di circolazione dei medesimi in importanti aree del Paese. A nostro parere, l'estensione di quella che due anni fa fu la procedura proposta per la Pedemontana lombarda, vale a dire la possibilità di forme di associazione, di gestione anche in prima persona delle grandi infrastrutture compartecipate dalle Regioni, agevoli in forma sostanziale lo sviluppo del trasporto in grandi e decisive regioni del Paese, senza che ci sia una penalizzazione (si pensi ai crediti d'imposta) del Sud.
Se avessimo la pazienza – naturalmente non posso farlo io: lo ha già fatto il relatore Legnini in dieci minuti – di comporre insieme i fattori nuovi di sviluppo e la sfida di razionalizzazione di spesa della manovra, a fronte anche di una diminuzione della pressione fiscale, penso ne risulterebbe che questa fiducia è meritata: la maggioranza propone ciò che era in grado realisticamente di proporre. Avrebbe potuto far meglio, specialmente forse per quanto riguarda la manovra sulle pensioni e i 10 miliardi di euro che vanno, anche giustamente, a beneficio di classi di età e di un vasta platea di lavoratori, ma vengono ovviamente tolti ad altri possibili interventi. Nella sostanza, però, nell'intimo, si tratta di una manovra che da una necessità politica ed economica ha affrontato quelle leve che non eravamo riusciti ad agire l'anno scorso e che in un quadro di tendenziale risanamento attuano anche elementi di sviluppo per il nostro Paese.