In sala Pia Lai alla Camera del Lavoro Bersani ha scaldato i cuori con la sua consueta simpatia comunicativa. Ha presentato la mozione Fassino a Torino in un clima di rassicurante continuità e di equilibrio fra i compiti assegnati al futuro Pd e la sfida non contingente del Governo. Naturalmente la nuova insorgenza terroristica è stata individuata come un male antico e mai totalmente estirpato che diventa strategia politica consapevole e destinata al fallimento. Bella l’immagine del drago che torna a vivere anche se gli si taglia la testa, come efficace è stata quella dell’aereo che rulla in pista e a cui si deve sollevare la cloche. Un’unica nota di ambiguità strategica avvolta dalla bonomia emiliana: cosa ha voluto dire Bersani quando ha sostenuto che al massimo Prodi potrà essere presidente onorario del Partito Democratico e che ci vuole, nella fase costituente, generosità? Chi sarà il vertice del Pd sino al 2009 e poi dal 2009 al 2011 se non Prodi?. E se non è Prodi, chi intende reggere la conflittuale diarchia fra il capo dei Ds e della Margherita?
Francamente, anche se è sfuggito ai giornalisti, “in cauda” c’era molto “venenum”.