Il Riformista, 17.12.07 – A Roma il Pd si attesta su un granitico ni -Alessandro Calvi
Di sicuro c'è che in piazza del Campidoglio ci sarà una manifestazione per sostenere il riconoscimento delle unioni civili. Sul resto, ovvero su cosa accadrà oggi pomeriggio quando se ne discuterà in consiglio comunale, è inutile fare previsioni. Quella sulle coppie di fatto a Roma è una partita aperta nella quale le carte verranno scoperte una ad una, mano a mano che se ne riconoscerà l'opportunità. E la prima delle carte da scoprire sarà quella della possibile presenza in aula Giulio Cesare del sindaco, Walter Veltroni. (leggi tutto)
Veltroni in queste settimane ha molto da fare come segretario del Partito democratico e non soltanto a causa del dibattito sulla nuova legge elettorale. Anche il capitolo diritti civili sta creando qualche grattacapo non da poco. Il mancato voto di Paola Binetti alla fiducia chiesta dal governo sul pacchetto sicurezza, le polemiche che ne sono scaturite, quelle che serpeggiano dopo le prime indiscrezioni sul manifesto dei valori del Pd, le rassicurazioni di Veltroni al segretario di Stato Vaticano Tarcisio Bertone proprio sulle unioni civili, le ripetute prese di posizione che su questo tema arrivano da oltretevere: tutto ciò, e non soltanto questo, ha fatto emergere uno scontro che dentro il partito, e nella maggioranza, era stato sinora coperto.
Veltroni come leader del Pd sta cercando di manovrare a fari spenti ma ciò impedisce di comprendere fino in fondo in quale direzione si stia muovendo il nuovo partito sul fronte diritti civili. Veltroni, poi, è tuttora anche il sindaco della Capitale. E, come sindaco, si è limitato a rinviare la questione delle unioni civili al Parlamento, non facendo altro che spostare la questione dal suo tavolo in Campidoglio al suo tavolo nel loft, dove ad attenderlo c'è, tanto per dire, il dossier Cus che ha ricevuto il primo via libera in Senato e che però potrebbe finire sacrificato sull'altare delle verifiche di maggioranza in programma tra gennaio e febbraio.
Comunque sia, come sindaco Veltroni da sei anni e mezzo non si è quasi mai perso un voto importante nell' aula Giulio Cesare, fosse anche quello che tradizionalmente licenzia il bilancio a tarda notte poco prima di Natale. Sempre presente, dunque: a dare la linea, a rassicurare e, a volte, a controllare la sua maggioranza che non sempre è così mansueta come appare. Se dovesse decidere di essere presente, questa volta si troverà di fronte un'aula Giulio Cesare piuttosto complicata da gestire. La fotografia è questa: la maggioranza non è compatta, l'opposizione potrebbe approfittarne, magari giocando qualche scherzo alla Calderoli, il Vaticano appare sempre più preoccupato nonostante le rassicurazioni di Veltroni, e la piazza – convocata da Rifondazione comunista, Pdci, Sinistra democratica, Verdi e Partito socialista – farà sentire la sua voce proprio sotto le finestre del Campidoglio. «Io però sarò in aula», annuncia Massimiliano Iervolino, segretario dei Radicali romani, che attacca: «È scandaloso che il primo firmatario della delibera popolare non avrà la parola per illustrarla come invece è accaduto altre volte». Il primo firmatario, naturalmente, è lui stesso. E in aula ci sarà anche Gianluca Quadrana (Partito socialista), che a proposito della manifestazione dice che non si tratta di «un contro
family day ma anzi è a favore delle famiglie». E il plurale non è messo lì a caso.
In aula, Iervolino e Quadrana – ed eventualmente Veltroni – troveranno dunque una maggioranza spaccata che oggi sembra pronta a dividersi ancora una volta, distribuendosi su due delibere e un ordine del giorno. Le due delibere sono quella di iniziativa popolare e quella di iniziativa consiliare che chiedono, in sostanza, l'istituzione di un registro comunale per le unioni civili e che sono sostenute dalla sinistra dello schieramento. L'ordine del giorno, invece, doveva essere il terreno della mediazione proposta dal partito democratico che in extremis ha ritrovato una qualche compattezza. Con questo documento si «chiede al Parlamento di legiferare – spiega Pino Battaglia, capogruppo del Pd capitolino – mentre per Roma ci si impegna a lavorare su una delibera che riorganizzi tutta la materia della famiglia anagrafica e dei diritti che ne conseguono e che oggi Roma già tutela». In molti, però, non hanno ritenuto questa proposta sufficiente, e Veltroni non sembra sia riuscito a convincerli del contrario. Anzi, da sinistra si spera di poter intercettare anche qualche voto più dei 10 che i 5 gruppi consiliari a sinistra del Pd possono vantare. Insomma, se lo scenario romano rappresenta in piccolo ciò che attende in Parlamento il centrosinistra, non sembra ci sia da essere allegri. Forse il caso Binetti, considerando quanto ha detto Gianni Cuperlo nei giorni scorsi al Riformista, («Il caso non è la Binetti, il caso è il Pd»), è soltanto il primo di una serie di inciampi che attendono il nuovo partito. In attesa che qualcuno ne definisca chiaramente la linea su questo terreno.