Non ancora chiusa la partita tra maggioritario e proporzionale – Stefano Folli – Sole24 Ore – 07 dicembre 2007
L'appello pubblicato ieri dal "Sole-24 Ore" in favore del sistema maggioritario è qualcosa più di un manifesto di intellettuali preoccupati per la piega che va assumendo la faccenda della legge elettorale. È un principio di riscossa di tutti coloro che sono contrari alla restaurazione del modello proporzionale, sia pure con soglia di sbarramento, e guardano con molto sospetto ai contatti avviati fra Veltroni e Berlusconi.
L'iniziativa ci ricorda all'improvviso che gli amici del maggioritario non si sono estinti all'improvviso. Esistono ancora e attendono solo l'occasione di rialzare la testa. Anche perché trovano sponde importanti proprio all'interno del Partito democratico. Ieri Franco Monaco, un esponente del Pd molto vicino a Prodi, si è affrettato a elogiare i firmatari e si è augurato che la lettera «susciti qualche riflessione in Veltroni ». Nella riunione del coordinamento del nuovo partito Arturo Parisi è stato drastico contro la svolta proporzionalista del sindaco-segretario. (leggi tutto)
A suo avviso, «si vuole stravolgere la nostra cultura politica», oltre che «archiviare la stagione
dell'Ulivo».
In privato, queste critiche sono del tutto condivise da Romano Prodi, il
quale però ha difficoltà ad esporsi più di quanto si sia già esposto finora
(forse troppo). Si dirà che i filo-maggioritari sono ormai minoranza nel
Partito democratico dopo la svolta di Veltroni, un leader che in questo
momento gode di ampio margine discrezionale. Del resto, il dialogo con
Berlusconi nel segno di un modello proporzionale (da precisare nei suoi
criteri) è sostenuto da un ampio spettro di notabili influenti: da D'Alema a
Marini, da Fassino a Rutelli. In realtà è un errore svilire certe
rimostranze considerandole come un lamento anacronistico.
È vero che il bipolarismo all'italiana non funziona e che la paralisi delle
maggioranze eterogenee ha inferto un duro colpo alle speranze che
accompagnarono la fine della Prima Repubblica. Nonostante ciò, la logica del
bipolarismo è molto radicata nel Paese e soprattutto nella cultura che ha
accompagnato la nascita del Partito democratico. Qui Parisi ha senza dubbio
ragione. Ecco perché il tema delle "mani libere" in Parlamento, legato alla
logica proporzionale, suscita scandalo nel mondo che ha raccolto le firme
per il referendum. Lo stesso mondo che ritiene in ogni caso un errore
imperdonabile allontanarsi dal sentiero del maggioritario. E poi si tratta
di Veltroni. Il sindaco è sempre stato vicino agli innovatori; si è detto in
cuor suo favorevole al sistema francese, pienamente maggioritario; ha
attraversato come amico di Prodi tutto il periodo dell'Ulivo e non ha
firmato la richiesta di referendum solo per ragioni di opportunità.
Sotto questo aspetto, Veltroni incarna fino in fondo la cultura e anche la
retorica del maggioritario. Ora cosa è cambiato? si chiedono i Parisi e i
Segni. Dove si va a finire? insistono i firmatari del manifesto. Non sono
resistenze da sottovalutare. Tanto più che la difesa di Veltroni è per forza
di cose debole.Nega le "mani libere",insiste sull'importanza del programma o
sull'indicazione politica (non vincolante) del premier: di più in questo
momento non può dire. Ma è chiaro che gli serve a ogni costo un rapido
successo della trattativa con Berlusconi. Altrimenti tutto si riaprirà con
esiti non prevedibili. Non a caso il suo interlocutore lo appoggia: «Con
Veltroni stiamo andando avanti», afferma Berlusconi. E rivela di avergli
detto: «Io ti salverò dai comunisti».