L’Ambasciata americana in Italia ha sede dal dopoguerra nella splendida Villa Taverna, rinascimentale. Appare oggi come una dimora alto-borghese. L’ambasciatore Spogli e il capo della sicurezza sono di origine italiana, almeno da parte dei nonni. Spogli è un politico aperto, perfetto conoscitore della lingua e dei rapporti politici. A pranzo vengono proiettate slides sulla presenza delle basi Nato in Italia, gli investimenti previsti, etc.
Spogli insiste sulla specificità delle basi Usa prima e Nato poi in Italia, rispetto a quelle in Germania. Là sono in territorio extranazionale e il Governo non può concedere o condeterminare nulla. Da noi, pur nell’ambito di trattati internazionali, la sovranità del Governo è piena. Ovviamente parliamo della base di Vicenza. Spogli esibisce disponibilità a discutere spazi e localizzazione con la popolazione locale. Ci sarà un referendum e lui è un politico avvertito.
L’Italia è sempre più per la Nato il fulcro geopolitico delle funzioni di difesa e di interventi umanitari verso il medio Oriente, i Balcani, l’Africa. Ascoltiamo, intervenendo di tanto in tanto, due giovani consulenti militari. Ralph Steven e Jhonatan Cohen, che non hanno più di 35 anni, ma hanno famiglia e studi prestigiosi alle spalle. Amano Roma, dove vivono da due anni, scherzano e ci dicono di non dire ai membri del Congresso americano l’impatto degli investimenti di armi e tecnologie che sono previsti per le basi in Europa. Si congedano da noi con grande gentilezza. Sono in partenza per l’Iraq dove staranno 4-5 mesi. Sperano di tornare in Italia.