Lunedì scorso ho effettuato una visita istituzionale, come membro della IV Commissione del Senato, alla alla Scuola di Applicazione di Torino. Una visita che desideravo tanto fare per andare ad assistere a una lezione. La desideravo per motivi culturali e didattici, per capire come vengono formati i quadri medio-alti dell’Esercito italiano. Splendida lezione del professor Rivello al Master di II livello di Scienze strategiche sul rapporto fra diritto internazionale penale e la giurisdizione nazionale e internazionale, con una ricca casistica sulla violazione del diritto internazionale (ad esempio in Ruanda) nelle missioni dei militari all’estero.
Paradossalmente l’applicazione del codice militare consentirebbe nei teatri di guerra un più severo recepimento dell’art. 28 della Convenzione di Ginevra. Si è anche trattato di regole di ingaggio. L’Esercito Usa accompagna le truppe con i suoi avvocati e giuristi nei teatri di guerra per valutare la congruità delle regole di ingaggio. Più complicata la situazione italiana dove l’obbligatorietà della legislazione penale rende più severa la individuazione del reato e la pena connessa. Purtroppo questa interessante lezione è un po’ il canto del cigno del corso.
A causa del taglio delle risorse del Governo di centro-destra ci sarà la sospensione del Master di II livello. L’atmosfera nella Scuola di applicazione che colgo fra ufficiali e cadetti è più “democratica” ache nell’Aeronautica o nella Marina. L’Esercito rispetto a questi due corpi ha una sorta di “contenzioso” sulla sproporzione di risorse destinate ai sistemi d’arma. Op pranzato con 300 ufficiali e sottoufficiali quasi tutti del Sud, disciplinatissimi e non oltre i 25 anni, ma l’uniforme li rendeva più maturi. Esiste ed emerge dalle visite che sto facendo una specifica questione di giustizia sociale nell’Esercito che riguarda l’attribuzione degli alloggi di servizio.
Molti comandanti con le loro famiglie, anche se in pensione, continuano a occuparli. E così ad esempio molti candidati ai corsi superiori per lo Stato maggiore che sono a Roma rinunciano perché taglieggiati dagli alti affitti. Anche nell’esercito si riproducono meccanismi per cui il merito trova difficoltà a emergere a causa della disparità delle condizioni economiche della famiglia di origine