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La riforma istituzionale non si fa sui forconi

By 20/12/2013Febbraio 17th, 2024Attualità

Riformare la legge elettorale, avviare il bicameralismo perfetto, rivedere l’art. 117 della Costituzione, tutto in pochi mesi con l’art. 138 immutato.

Questa è la grande sfida del PD. Meriterebbe un dibattito serio e qualificato nel Paese non solo fra gli specialisti. Perché cambiare il Senato? Perché l’art. 117 non funziona? Quale riforma del Senato è coerente con quale riforma elettorale? Invece parliamo solo di soldi, di stipendi, di costi reali o presunti. Ridicolo declino di una discussione che fu grande. La riforma istituzionale non si fa sui forconi.

Spagna: il Senato è composto da un numero variabile di senatori eletti con un sistema misto: attualmente essi sono 264, di cui 208 sono eletti direttamente dal corpo elettorale con suffragio universale, mentre i restanti 56 sono designati dalle 17 assemblee delle Comunità Autonome.

Francia: Il Senato è composto da 348 senatori eletti a suffragio indiretto, e durano in carica sei anni; sono votati da circa 150.000 grandi elettori, per la maggior parte costituiti da amministratori locali, oltre ai deputati dell’Assemblea Nazionale.

In Germania il Bundesrat rappresenta solo gli esecutivi delle regioni.

Ci sono tanti altri esempi in Europa. Mi auguro solo che il Senato italiano non diventi un mega CAL (Consiglio delle Autonomie Locali) con un po’ di sindaci, un po’ di esponenti delle aree metropolitane, un po’ di esponenti delle regioni. Sarebbe meglio allora abolirlo del tutto (un bel botto di novità rispetto agli altri paese europei) e costituzionalizzare la Conferenza Stato Regioni.

 

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MAGDA NEGRI

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