Mercoledì abbiamo votato l'insediamento per la Commissione dei diritti umani e il Comitato degli italiani all'estero. Ho ascoltato l'intervento della Senatrice Mirella Giai, eletta nella circoscrizione dell'America del Sud, una graziosa signora di quasi 80 anni, che ha sfidato la dittatura in Argentina e ora i suoi anni, che pare non sentire, viaggiando- come fa -da una parte all'altra del mondo fra il suo paese di acquisizione e il Senato a Roma.
Mercoledì era timidissima e non pareva trovare il coraggio di intervenire in aula. L'ho iscritta di forza e l'ho praticamente costretta a farlo. E' andato tutto benissimo, ha parlato a braccio, con parole di verità. Mi permetto una riflessione sulla antropologia femminile: siamo noi donne perfezioniste e un po' timorose, intimidite dalle istituzioni. e anche quando siamo molto forti non abbiamo l'improntitudine tutta maschile di prendere comunque la prola per questioni di ego. Qui di seguito una intervista che ha rilasciato alla redazione del mio blog e nella sezione LEGGI TUTTO il suo intervento sul Comitato italiani all'estero al Senato.
Una vita spesa in una militanza più associativa che politica, difendendo gli ideali della sinistra e sostenendo le necessità degli italiani del Sud America. La senatrice Mirella Giai ha una storia intensa che l’ha portata alle ultime elezioni a entrare in Parlamento come rappresentante degli italiani all’estero per l’America del Sud. Questo dopo che nel 2006, dichiarata eletta una prima volta, nella riconta delle preferenze per una settantina di voti fu superata da Eduardo Pollastri .
Eletta nella ripartizione America meridionale nel Movimento Associativo Italiani all’Estero (Maie), Mirella Giai, in uno spirito di indipendenza si è iscritta al Gruppo per le Autonomie, dove sono presenti diverse anime. Si definisce da sempre “progressita” e alle Primarie del Pd in Argentina è stata capolista
In Argentina, Mirella, che è nata in Piemonte e ha origini biellesi, ha lavorato per 35 anni al patronato INCA. Suo padre è stato un perseguitato politico, un compagno. Il nonno un socialista, scrittore e poeta. Mirella, che si è sempre schierata con la sinistra, ha anche svolto una serie di ruoli istituzionali all’interno della comunità italiana di Rosario, la seconda in Argentina dopo Buenos Aires. In questa città la maggioranza degli immigrati è venuta fra il 1870 e il 1914. Nel 1895, gli italiani erano il 28% della popolazione, tra essi membri dei movimenti anarchici e di organizzazioni di contadini che lottavano contro i grande proprietari terrieri. Mirella si è sposata a Rosario e ha avuto dei figli. Ha assistito i malati italiani negli ospedali e militato in federazioni e associazioni italiane e piemontesi. E’ stata poi vice presidente del Comites locale ed ha avuto altre cariche nella Federazione delle Associazioni Piemontesi d’Argentina e nelle Donne piemontesi d’Argentina.
Mirella Giai oggi fa parte della commissione Lavoro ed Affari Sociali del Senato e della Commissione parlamentare per l’infanzia. La sua famiglia era di Trivero, un paese di quasi 7000 abitanti nella Comunità Montana Valle di Mosso (Biella). Pronipote, nipote e figlia di emigrati in Argentina, Mirella è sbarcata nel porto di Buenos Aires dopo la seconda guerra mondiale insieme alla sua famiglia.
Il bisnonno è stato colono nelle zone di El Trébol. Una parte di questa famiglia è rientrata in Italia nel 1905, stabilendosi a Pinerolo. E alla fine della prima guerra mondiale i due figli della nonna tornano in Argentina per aiutare la mamma a pagare i debiti in Italia. Mirella passa la sua infanzia e cresce in Piemonte. Poi arriva la seconda guerra mondiale. I ricordi della senatrice Giai sono nitidi: “non c’era nulla da mangiare, ma soprattutto c’era grande dolore e sofferenza fra la gente. Quando nel ’45 finì la guerra si tornò alla vita”. La sua partenza per l’Argentina poco più che quindicenne rappresentò un distacco “terribile” dall’Italia.
Nella sua attività associativa nell’Inca, emanazione della Cgil in Argentina, si è occupata dei ricongiungimenti familiari degli italiani che avevano parenti in quel Paese, di aiutare chi arrivava a trovare casa. “Se non potevano venire nei nostri uffici, andavo da loro, nei villaggi più sperduti anche nel cuore della notte”- racconta la senatrice.
Nei cupi anni del regime militare Mirella cerca di aiutare le famiglie dei desaparecidos, affiancandoli con tutte le sue forze nelle indagini, nelle estenuanti ricerche negli uffici, andando nei consolati. “Una volta fui anche arrestata”- ricorda la senatrice Giai. Questa lunga e densa esperienza la guida e la ispira oggi nella sua attività parlamentare.
“Lavorerò per riuscire ad avere l’assegno di solidarietà, per promuovere la formazione per i giovani italo argentini, per salvare la memoria storica dei nostri immigrati e per aiutare i funzionari argentini a riprendere i legami storici fra questi due Paesi. Dando l’ appoggio , secondo coscienza, al Governo quando proporrà progetti utili per le comunità italiane all’estero oppue no, in caso di decisioni che giudicheremo, invece, negative. Dobbiamo lavorare per i nostri anziani, per i giovani, per riprendere i rapporti con l’Italia, per le donne” – dice Mirella Giai.
Sempre dalla parte dei più deboli, che lei ha sempre aiutato e difeso.