L’alluvione in Piemonte fa slittare la Direzione Regionale del Pd, ma riusciamo a mantenere la riunione dei parlamentari piemontesi con Morgando. Discutiamo di un coordinamento dei parlamentari (in particolare per i senatori eletti su base regionale) e ci dividiamo fra chi vuole continuare a lavorare da solo, tra chi come Marcenaro pensa a sedi e strutture e personale che ritengo difficili da reggere economicamente e chi- come me – reputa che dovremmo investire specialmente nell’informazione. Stiamo tutti cercando – in un partito così magmatico e con un generale livello della comunicazione così magmatico e urlato – di far sapere ciò che facciamo e cosa progettiamo. La Fondazione Italiani Europei pensa di usare un canale satellitare. Noi in Piemonte ci sentiamo poveri e non riusciamo nemmeno a fra filtrare i comunicati stampa.
Alla sera, cena con il senatore Ceccanti, eletto in Piemonte. Con amici e compagni di Libertaeguale. Si parla un po’ di tutto e si scommette sulla possibilità di organizzare corsi di formazione politica perché sono troppo grandi le mutazioni in corso e impari la nostra capacità di comprensione e intervento sociale. Luciano Bonet ha presentato un interessante documento sul ruolo di Libertaeguale come ponte verso mondi esterni al Pd e collettore di mondi intellettuali che non trovano subito spazio nell’organizzazione del Pd. Io più modestamente faccio ai miei amici “ la stessa domanda posta ai segretari die circoli e ai parlamentari: cosa ne pensate della relazione pubblicata da Veltroni sull’Unità del 25 maggio? E’ la più matura analisi delle ragioni della sconfitta elettorale e una impegnativa proposta di azione politica. Ho scoperto che nessuno pensa nulla, perché nessuno ha letto nulla . E ognuno per di più preferisce divagare con le proprie impressioni in un confronto con gli amici più affini. Mi stupisco – e anche io sto nel giro- che continui la pratica tanto diffusa in campagna elettorale degli incontri conviviali e delle mezze feste. C’è bisogno di stare insieme, ma c’è anche la tentazione di rifuggire dalla durezza di un confronto politico organizzato.