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LE DUE PARTI IN COMMEDIA DI RENZI

By 03/12/2018Attualità
Questo post di Macaluso esprime una preoccupazione che è anche la mia: due giorni fa “Lo Spiffero” – luogo per eccellenza del pettegolezzo politico torinese – pubblicava nomi di parlamentari e dirigenti politici piemontesi che sarebbero pronti a costruire un nuovo soggetto politico.
Io li conosco bene e non ci credo affatto.
Però mi aspettavo da loro – vergognosamente accusati – una smentita e una risposta incazzata.
Non c’è stato niente, forse per non alimentare una inutile polemica, ma nell’assemblea di domenica mattina, nel mio circolo, alla 9 di Via Taggia, ho visto nei partecipanti preoccupazione, silenzi, interrogativi.
Per questo Macaluso ha ragione.
 

LE DUE PARTI IN COMMEDIA DI RENZI

Nel Pd si sta recitando una commedia pirandelliana. Il primo attore è Matteo Renzi, il quale fa due parti: accusa il Pd di non essere aggressivo nei confronti di Salvini e Cinque Stelle interpretando la parte di una sinistra dura e pura e, contemporaneamente, lavora per costruire un suo movimento centrista che dialoga anche con esponenti di Forza Italia in difficoltà nel limbo berlusconiano e affatto lieti di mettersi al servizio di Salvini.

Un gruppetto di renziani come Scalfarotto, Gozi, Faraone, lavorano con Renzi per costruire i cosiddetti “comitati civici” e anche loro dialogano con notabili berlusconiani. Altri renziani partecipano alle primarie e sono presenti nei raggruppamenti che si costituiscono attorno ai candidati Martina e Minniti. Su Il Giornale ho letto che il capogruppo Pd al Senato, Andrea Marcucci, avrebbe detto: “Noi renziani potremmo continuare a presiedere il Pd anche dopo le primarie mentre Renzi potrebbe correre inventandosi un’altra cosa”. Insomma, Renzi è riuscito a paralizzare il Pd e gioca a farlo perdere per dimostrare che senza la sua guida è un partito appunto perdente. Ma gli altri esponenti del partito tacciono.

Vorrei chiedere a Maurizio Martina: perché quando era segretario in carica e Renzi decise di lavorare per costruire un suo movimento non ha alzato la voce per dire che iniziative del genere o appartengono al partito oppure non sono consentite a nessuno? Renzi, come altri, ha diritto a fare una sua corrente nel partito, non a costruirne un altro. Certo ciò vale di più se il Pd assomigliasse davvero ad un partito. Ma siccome Renzi riteneva che il Pd fosse un aggregato politico elettorale (e non è altro che questo) per sostenere la sua leadership, quando questa “cosa” non è più sicura, fa quel che sta facendo. Mentre, lo ripeto, gli altri stanno in silenzio.

Tutti notano che la politica italiana finalmente è in movimento. Nel Paese cresce un’opposizione senza una guida politica, il governo non è più saldo come prima e nel M5S si è aperta una fessura che può preludere ad una lotta politica. Cioè, in discussione c’è la prospettiva del domani. Ma la sinistra non è in campo. Il Pd, come detto, è paralizzato, le altre piccole formazioni di sinistra sono sempre più frazionate e quindi ininfluenti. Sino a quando?

(1 dicembre 2018)

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