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Leadership Pd: analisi del Riformista sul “caso Piemonte”

By 24/08/2007Politica

Il Riformista, 24 agosto 2007 – PRIMARIE. CASO PIEMONTE – I veltroniani torinesi al tutti contro tutti –  Tommaso Labate

Doveva essere, insieme con Roma, il laboratorio più efficace della costruzione del Partito democratico. Invece, nella Torino del Lingotto in cui Veltroni ha mostrato le carte e calato gli assi della sua discesa in campo per la segreteria nazionale,ingegneri e manovali della nuova casa ulivista se le stanno dando di santa ragione. Sembra il più classico dei "tutti contro tutti".
E tanta è la confusione sotto la Mole democrat che il signor Maurizio Trombotto, coordinatore provinciale di Sinistra democratica, ha deciso di prendere carta e penna per scrivere a mezzo lettera a tutti i tesserati della Quercia il seguente messaggio: «Caro compagno, vieni da noi».

Perché si litiga nella Torino democratica? Semplice: per il futuro assetto politico e per la segreteria regionale del Pd. E quella che era partita come una disputa interna alla Margherita (il rutelliano Gianluca Susta contro il popolare Gianfranco Morgando) si è trasformata in una bagarre che oggi tiene sulle spine più il Botteghino che il Nazareno. Per non parlare della preoccupazione che l'affaire piemontese sta destando negli ambienti più vicini al Walter Veltroni.
Tutto è iniziato con il piano di divisione delle segreterie, che sulla casella Piemonte prevedeva un margheritino, e con la scelta di Chiamparino di apporre la sua firma in calce al rutelliano manifesto dei Coraggiosi. La candidatura del coordinatore regionale dl Gianluca Susta, vicino al vicepremier, ha fatto il resto. A far saltare il banco è stata la ribellione di una parte dei diessini piemontesi, con la sponda dell'ala popolare della Margherita. Ne è venuto fuori un documento politico fortemente critico nei confronti della piattaforma del sindaco torinese («mancano riferimenti al welfare, ai temi della giustizia sociale, alla cultura della sinistra»), lanciato da Roberto Placido (vicepresidente del Consiglio regionale,vicino a Bersani), Carlo Chiama (assessore provinciale al Bilancio, dalemiano) e Stefano Esposito, ex mozione Angius e veltroniano ante-litteram (fu uno degli organizzatori del congresso torinese dell'I care).

Lo scontro all'interno della Quercia è salito alle stelle quando l'ala "ribelle" ha manifestato il suo sostegno alla candidatura del senatore diellino (di fede popolare) Gianfranco Morgando alla segreteria regionale. La matassa piemontese è talmente intricata che risulta difficile persino compilare una mappa di poteri. Di certo c'è che i ribelli anti-Chiamparino (e quindi pro Morgando) possono contare sul sostegno del segretario regionale Ds,Sergio Soave,mentre su posizioni vicine a quelle del sindaco (e quindi pro Susta) si è attestato il segretario provinciale della Quercia, Umberto D'Ottavio.

Tutto qua? Neanche per sogno, visto che Chiamparino ha poi ritirato l'appoggio a Susta e – dicono nel capoluogo piemontese – potrebbe presto sostenere la corsa di Davide Gariglio, il rutelliano (e teodem) presidente del Consiglio regionale (ma dietro le quinte si agita anche il deputato lettiano, anch'esso teodem, Marco Calgaro). E non è finita qui.

Mercedes Bresso, ultimamente, non ha lasciato tracce nel dibattito. Ma le sue posizioni, fino ad oggi vicine a quelle di Chiamparino, potrebbero complicare il quadro, se è vera la voce secondo cui il governatore regionale sarebbe pronta a lanciare nella contesa l'outsider Mauro Marino, deputato ulivista che sostiene Rosy Bindi. Si litiga e si fa confusione, nel "laboratorio Torino" che fino a qualche tempo fa sembrava persino in grado di fara ombra al "modello Roma". I ribelli del trio Placido-Esposito- Chiama giurano di avere la copertura "veltroniana" e insistono sulla necessità di presentare
una loro lista pro Walter per Morgando segretario regionale.

Chiamparino, però, non sembra avere intenzione di mollare né il fronte "coraggioso", né di rompere il feeling con Francesco Rutelli. Per tutto il mese di agosto, i democrat torinesi sono andati avanti a colpi di sciabola. «Se davvero chi contesta me e Bresso vuole "uccidere il padre" o fare un "regicidio", credo sia il momento»,ha detto il sindaco il 10 agosto.
«Non c'è regicidio, perché non ci sono né re né podestà. Però forse ci sono troppi cortigiani», ha replicato a stretto giro il "veltroniano dissidente" Roberto Placido. La situazione rischia di precipitare da un momento all'altro. Chiamparino, pur di arginare la lista dei ribelli, ha minacciato le dimissioni da presidente del comitato regionale. Morgando, che negli
ultimi giorni ha parlato molto anche con Beppe Fioroni, annuncerà oggi la sua candidatura alla segreteria regionale del Pd. A Torino, tra gli ingegneri e i muratori del nuovo Ulivo che se le stanno dando di santa ragione, giurano che la situazione avrà strascichi pesanti. A meno che non passi la linea del «non facciamoci del male» promossa ieri da Veltroni con la lettera ai suoi competitor..

 

 

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MAGDA NEGRI

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