Pubblicata su l'Unità del 10 febbraio 2008
Caro Goffredo, nell’intervista di Venerdì 8 febbraio al Corriere della Sera (per altri versi del tutto condivisibile) motivi la non accettazione di personalità socialiste e radicali nelle liste del Pd con un' argomentazione di tipo sostanzialistico: troppo diversi per un programma di un Partito Democratico “omogeneo culturalmente e politicamente”. Nel passato, autori di grandi battaglie, ora colpevoli di “certe esasperazioni anticlericali” contraddittorie con il “contributo dell’azione e del pensiero dei cattolici”.
Messe così, le cose non funzionano, proprio nei giorni in cui l’Avvenire indica “quali cattolici” devono essere presentati nelle liste del Pd a presidio di specifici valori. Anzi, messa così, appare quasi imbarazzante. Contano le parole e le opere, caro Goffredo, e la loro traducibilità programmatica. I cattolici sono molti e diversi, cattolici liberali, democratici, oltranzisti, tradizionalisti. E anche nella cultura non religiosa, anche fra socialisti, liberali, ex comunisti può prevalere un intransigentismo molto poco laico e molto poco dialogante oppure un’attitudine al confronto sincera.
L’ispirazione culturale “omogenea” del Pd sui temi dei diritti e delle questioni etiche non può che essere quella schiettamente liberale e pluralista che contempera nel suo seno anche punti di vista estremi, in una sintesi temperata di governo. E’ questione di forza politica, di capacità di parlare a tutta intera quella società italiana (si vedano i recenti dati Istat) affamata di nuovi diritti, dignità nel nascere e nel morire, di nuove cure, libertà di ricerca, tutele per le coppie di fatto. Potrei continuare. Si guardi allora al lavoro parlamentare di questi anni, alla ricerca culturale di quella vasta area socialista, liberale e anche radicale su tutti questi temi.
Si giudichi su questo. Si usi il vaglio del confronto programmatico, si lasci aperto il confronto per l’oggi e per il domani. Se vogliamo essere oggettivi, si guardi agli atti parlamentari, al percorso travagliato dei provvedimenti come i Dico dei Ministri Pollastrini e Bindi, come il testamento biologico in Commissione Sanità al Senato, arenatisi non certo per spinte laiciste o estremiste, ma colpiti da veti pregiudiziali.
Caro Goffredo, con le polemiche di queste ore noi tocchiamo nervi scoperti e la nostra è una società complicata e matura che si aspetta molto dal Pd. Guardiamo, difendiamo e rispettiamo la Chiesa cattolica come grande “agenzia morale”, ma non cadiamo in un "Togliattismo di ritorno" (senza più Togliatti e senza più il Pci) che guardi alla Chiesa come “potenza” con cui trattare e mediare. Questo sì, sarebbe il tratto davvero non omogeneo, né omogeneizzante nella cultura del Partito Democratico.