In Libia la rivolta araba, se così si può dire, ha colto di sorpresa. L’Amministrazione Usa è divisa fra interventisti liberal ed esponenti della real politik più sospettosa e guardinga. Positivo il comando unico alla Nato, ma è chiaro che il neutralismo tedesco e il malpancismo neutralista della Lega e di Berlusconi impediscono per l’ennesima volta una strategia politica unica e adeguata all’Europa.
E’ legittimo chiedersi se alle autocrazie succederanno correnti islamico radicali e se l’urto di una generazione acculturata e in cerca di futuro produrrà significativi avanzamenti nel mosaico arabo. Speriamo che la Turchia eserciti un ruolo di riferimento culturale e di ponte fra Europa e Maghreb, venuto a cadere il riferimento storico dell’Egitto. Le ondate di rifugiati ed esuli sono gestite da cinismo e impotenza da parte del nostro governo, ma non si sfugge al nodo della esatta definizione pur nella tragedia della singola storia individuale di queste folle cariche di bisogni e speranze.
Si può pensare a forme prolungate di presenza nel nostro territorio, ma non tutti sono esuli politici. E se si sarà realistici sarà più facile trovare soluzioni adeguate