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L’importanza di non dimenticare

Il Corriere della Sera, a corredo del bel articolo di Aldo Cazzullo sul valore dell'unità nella resistenza, ha pubblicato parte della lettera che il generale Giuseppe Paolo Perotti, capo del coordinamento militare del Comitato di Liberazione Nazione del Piemonte, scrisse alla moglie prima della fucilazione.

Non ci conosciamo, Cazzullo ed io, ma probabilmente è stata la stessa preoccupazione di oggettiva ricostruzione storica che ha ispirato Cazzullo e che ha convinto me ieri a impostare il discorso celebrativo del 25 aprile a Trofarello esattamente nello stesso modo.

Ho sentito il bisogno di ricordare mese per mese cosa avvenne dall'ottobre '43 al più duro degli inverni partigiani, fino al grande sciopero degli operai di Torino e Milano del marzo '44, quando le organizzazioni partigiane, coordinate da un vero e proprio comando militare a Torino, insieme alla resistenza operaia allo smantellamento degli impianti industriali programmata dai tedeschi posero le basi per la lotta dei mesi successivi.

Fu Benedetto Croce a riconoscere che quella conduzione strategica della lotta partigiana e l'allargamento del fronte antifascista risparmiò all'Italia del nord un tragico bagno di sangue e concesse al paese di negoziare con gli alleati e con le potenze vincitrici le condizioni politiche della ricostruzione del Paese.

Cazzullo ha voluto ricordare cattolici come Ignazio Vian, o valdesi come Willy Jervis, o ebrei come Leone Ginzburg, che furono i primi a dimostrare l'ampiezza politica del moto della resistenza, contro chi lo vuole ancora descrivere come egemonizzato dai comunisti.

C'è nel suo articolo il timore che ai giovani italiani Marzabotto, Sant'Anna di Stazzena la Benedicta, il Martinetto siano nomi ignoti e non tappe fondamentali della nostra storia recente. 

Anche io ieri ho voluto fare una minuziosa ricostruzione di fatti e nomi delle donne e uomini che furono protagonisti della Resistenza. C'erano davanti a me molti giovani, rappresentanti dell'ANPI, cittadini.

Quando ho ricordato come la polizia fascista della Repubblica di Salò sorprese nel Duomo i primi rappresentanti dei comitato di liberazione piemontese e li arrestò mandandoli a morte con processo sommario ho avuto la sensazione che molti non ricordassero, che i giovani non sapessero, che molti nomi fossero per loro muti.

A Trofarello una donna salvò tanti prigionieri inglesi e per questo fu mandata a Ravensburg salvandosi per caso, ma l'episodio era stato dimenticato.
Nel sepolcreto giace il capitano Balbis che tornato dall'Africa non giurò fedeltà alla Repubblica di Salò e con altri militari diede il supporto strategico alla lotta partigiana.
Il tenente Geuna si offrì invano di morire al posto di Perotti perché disse: 'Il mio generale ha tre figli e io sono scapolo'.
L'operaio comunista Eusebio Giambone, della cui figlia io sono amica, quello con più grande e più lunga esperienza cospirativa, morì rifiutando i sacramenti e dicendosi sicuro della sua vita giusta.
I socialisti Giacchino, Biglieri, Montano e Quinto Bevilacqua ebbero solo il tempo di salutare i familiari.

Qualcuno ebbe pene più ridotte, qualcuno morì continuando la resistenza nei mesi successivi. Quando magistrati torinesi come Galante Garrone e Giorgio Agosti tentarono di farsi tramite con la Prefettura per impedire la pena di morte non riuscirono ad ottenere risultati.

Uno dei presenti conosceva tutti quei nomi: un signore di novant'anni, che mi ha detto commuovendosi di essere stato fatto prigioniero dai tedeschi e di essere riuscito a fuggire per ben due volte. Poi ha tirato fuori da una busta un foglio lacero che era l'attestato di patriota consegnatogli dal generale Alexander, un documento ormai rarissimo.

Penso che ogni cippo dedicato ai caduti della resistenza contenga mille preziosissime storie. Temo la banalizzazione moralistica di questo fatto fondativo della nostra storia: in tanti anni ho visto farne un uso omissivo o fazioso.
Ha fatto bene il Presidente Napolitano a rivendicare sempre il patto fondativo antifascista dei partiti italiani.

Vorrei proporre al comitato antifascista piemontese di usare gli atti del processo del Comitato Militare del C.L.N. regionale piemontese, pubblicati per la celebrazione del XX° anno della lotta alla liberazione, per farne una sorta di rappresentazione teatrale e da proporre alle scuole. Vedremo…

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MAGDA NEGRI

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