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Linee guida per la fecondazione assistita 18 ottobre

Il Riformista, 18 ottobre 2007

Fecondazione – Presto le linee guida – Sulla legge 40 il centrosinistra è unito – E qualcuno pensa a una legge diversa

di Alessandro Calvi

Un sussulto di unità ha attraversato ieri il centrosinistra e ha prodotto un annuncio: sulla legge 40 la maggioranza darà battaglia, unita e senza tentennamenti. L'obiettivo immediato è la revisione
delle linee guida; il bersaglio grosso è invece la modifica della legge sulla procreazione assistita, se non addirittura una nuova legge

 

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 E, se si pensa a come il centrosinistra ha affrontato negli
ultimi mesi tutte le questioni etiche, a partire dal testamento
biologico, questa in fondo appare la vera notizia, al di là dello
scontro sui numeri e su come la legge è stata sinora applicata. Si
tratta di un punto fermo, maturato al termine di una lunga giornata
chiusa dall'audizione del ministro della Salute, Livia Turco, in
commissione Affari Sociali della Camera e aperta da una conferenza
stampa dell'intera maggioranza, Udeur escluso, in cui è stato
lanciato un appello, o forse qualcosa di più ultimativo, perché la
politica si assuma la responsabilità di decidere.
«A tre anni dalla legge ripartiamo dalle linee guida ma non ci
fermiamo qui», aveva tuonato Donatella Poretti (Rosa nel Pugno),
annunciando la battaglia prossima ventura. «L'idea di Rifondazione
comunista – aveva proseguito Daniela Dioguardi (Prc) – è di
presentare una nuova legge per andare oltre». Questo risveglio del
centrosinistra non significa però che ci si nascondano i
problemi. «Nella coalizione vi sono posizioni distanti – ha
osservato Emanuele Sanna (Ulivo) – C'è una parte del mondo cattolico
che ha posizioni molto rigide. Ma non dobbiamo rinunciare a fare le
battaglie. Da qui il centrosinistra può ripartire mentre sinora
siamo stati un po' reticenti su questi temi». Altrettanto chiaro è
stato Tommaso Pellegrino (Verdi) che ha esplicitamente invitato la
politica a «tornare ad avere un ruolo importante. Il grande
fallimento delle istituzioni è di lasciare ai tribunali le
decisioni».
Dalle forze politiche che sostengono l'attuale governo, dunque, da
oggi non ci si dovrebbero aspettare più sconti. Le osservazioni
sulla revisione delle linee guida della legge 40 sembrano in qualche
modo una risposta a una parte del mondo cattolico che, dopo la
presentazione a luglio da parte del ministro della relazione
sull'applicazione della stessa legge, aveva iniziato a schierare le
proprie truppe. Ieri, però, il centrosinistra ha deciso di lanciare
la palla più in là, annunciando di voler portare la battaglia fino
in fondo. E si tratta di un atteggiamento che rappresenta una
oggettiva novità almeno per questa legislatura.
Al di là dell'aspetto più squisitamente politico, i parlamentari
hanno chiesto al ministro di provvedere a rivedere le linee guida
considerando l'esito dell'applicazione della legge in questi primi
anni di vita e anche di altro, come la sentenza del magistrato di
Cagliari che ha accolto la richiesta di una donna, portatrice sana
di betatalassemia, per la diagnosi preimpianto nel suo embrione
congelato. E questa richiesta dovrebbe portare alla riapertura del
dibattito sui punti più contestati della legge come il divieto di
fecondazione eterologa o l'impianto obbligatorio dei tre embrioni.
Da parte sua, il ministro, parlando in commissione, sembra aver
raccolto alcune osservazioni. Prima ha osservato che «occorre
riflettere avendo a cuore l'equilibrio dei valori contenuti nella
legge» e che è auspicabile la ricerca del «confronto reciproco,
premessa ineludibile per ricostruire le condizioni di un pensiero
pubblico». Poi, ha annunciato che l'aggiornamento delle linee guida
è ancora in corso e che queste «terranno conto di fatti
significativi intervenuti nel frattempo come la vicenda di
Cagliari». Quindi, ha spiegato che le commissioni parlamentari
verranno coinvolte in questa attività. Infine, ha parlato della
necessità che le nuove linee guida siano «giuridicamente
inattaccabili», affermando che si sta verificando se le linee guida
precedenti siano o meno coerenti con la legge. E, ripensando alla
decisione del tribunale di Cagliari, questa sembra più di una
risposta affermativa alle preoccupazioni della maggioranza.

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MAGDA NEGRI

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