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Macaluso aveva capito giusto

By 06/04/2018Attualità
Le considerazioni di Emmanuele Macaluso di ieri sono veramente pertinenti alla luce dei fatti che veniamo a conoscere oggi.
Sembra infatti che, secondo indiscrezioni di stampa, negli uffici di una delle società romane del capogruppo del Pd al Senato Marcucci, si siano ritrovati ieri, proprio quando Emmanuele Macaluso scriveva questa breve nota, Renzi, Marcucci, Del Rio, Boschi, Lotti e Orfini, senza avvisare Martina, per discutere della gestione dell’assemblea.
Il primo ufficiale caminetto renziano, gli amici degli amici, più i due capigruppo… sembra per esternare la non condivisione del nome di Martina come segretario provvisorio fino al congresso.
Quindi alle infinite correnti del Pd, se n’è aggiunta una molto forte e condizionante, che è quella dell’ex segretario.
Brutta situazione. Brutto segno. Che rivela anche l’incapacità di Renzi e dei suoi più stretti collaboratori a leggere la durezza del risultato politico.
Personalmente – ma credo di essere in minoranza – mi sembrerebbe molto positiva la nomina di Martina per circa un anno, il tempo giusto per unire il partito, sanare le ferite, affrontare in modo unitario le elezioni amministrative che ci saranno, preparare le europee.
Il Pd è oggi un corpo ferito che ha bisogno di una cura lunga, amorevole, paziente, profonda, per ricostituire le forze fisiche ed intellettuali minime per ricominciare.
I congressi, per la modalità in cui si svolgono, sono stati spesso lotte di potere e intruppamenti passivi piuttosto che limpide opzioni programmatiche tra di loro divergenti ma poi in grado di coesistere virtuosamente nello stesso partito.
So che posso essere accusata di eccessivo pessimismo, e mi chiedo anche se i tempi veloci della politica non impongono reazioni altrettanto effettive. Ma organizzare il consenso e la volontà d’azione di centinaia di migliaia di militanti e di partecipanti alle primarie, richiede un lavoro preparatorio profondissimo, agito anche da gente nuova.
Resto convinta che gran parte dell’attuale classe dirigente del Pd non ha capito quello che è effettivamente accaduto il 4 marzo e non si sta predisponendo con il necessario rigore intellettuale e con senso del partito a ricostruire un’adeguata presenza politica del Pd, ovviamente all’opposizione, ma per creare presto un alternativa politica ai populisti che andranno al governo.
Ecco perchè correre verso un congresso di correnti e schieramenti, soluzione che a molti pare la medicina giusta per evitare la confusione e gli arroccamenti di potere, sembra a me la medicina sbagliata che potrebbe tramortire l’infermo.
Naturalmente posso sbagliare, ma non credo troppo.
 

L’ANOMALIA NEL PD: RENZI C’È O NON C’È?

Le consultazioni sono iniziate e tutto è come prima. Salvini ha ribadito che il “premier” è lui, che il centrodestra è unito e siccome non c’è la maggioranza pensa ad un accordo con 5Stelle. Berlusconi, ricevuto da Mattarella prima di lui, ha detto che l’incarico va dato ad una personalità di “alto profilo”. Quindi nel centrodestra convivono due linee diverse e distanti: Berlusconi ha anche annunciato che non vuole nessuna intesa con i populisti di Cinque Stelle. Scrivo in ore in cui non c’è stato ancora l’incontro tra il presidente della Repubblica e la delegazione del M5S. Ma non è difficile capire che il Di Maio reciterà le solite giaculatorie sul Movimento che ha vinto e che lui è il “premier”. Senza maggioranza. La delegazione del Pd è stata ricevuta prima degli altri e il reggente Martina ha ribadito quel che sappiamo: il governo deve nascere dai vincitori, il Pd farà una opposizione costruttiva sulla base di temi che già si conoscono.

Ho riassunto quel che è emerso, o non è emerso, dalle consultazioni, per dire che in questo quadro le sollecitazioni che continuano a rivolgere al Pd di fare il governo con i 5Stelle ad oggi, francamente, non hanno alcun fondamento e alcun senso. Jacopo Fo, il quale come suo padre sostiene il M5S, oggi a La Stampa ha detto che la situazione non si può sbloccare se non fa un passo indietro il Di Maio e non si apre una trattativa vera con il Pd. A mio avviso, parole al vento. Infatti non è difficile capire, anche da queste prime battute e per quel che abbiamo visto in passato, che Salvini e Di Maio fanno chiacchiere, ripetendo le stesse parole per tenere buoni i loro elettori più restii ad un loro accordo. I quali, però, sanno che l’inciucio – per usare il loro linguaggio – è il vero traguardo a cui lavorano. E questo mi pare che lo abbia capito anche Berlusconi.

C’è da chiedersi a questo punto come andranno le cose nel Pd e se sarà veramente in grado di condurre quell’opposizione di cui tutti parlano. Lo dico perché a me pare che la confusione e, soprattutto, le guerriglie tra i vari gruppi continuano senza tregua. E come notano molti che hanno guardato sempre con simpatia il centrosinistra e lo hanno sempre votato, l’anomalia più evidente è quella delle dimissioni date e non date da Matteo Renzi. Se non si chiarisce sino in fondo questa questione, anche nell’assemblea convocata per il 21 aprile, la situazione del Pd resterà confusa e impotente ad affrontare le nuove frontiere della politica così come sono state determinate dalle elezioni.

(5 aprile 2018)

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