Ho ricevuto la risposta alla mia interrogazione parlamentare sui manifesti relativi all'infanzia Padana della Lega. Una risposta da mattinale di Polizia, senza impegno culturale. Possibile che negli spazi della propoganda ideologica, sui muri della città, si possa scrivere qualunque cosa?
Tutto ciò non dovrebbe più accadere. Ci sarà l'art.21 della Costituzione, certo, ma esistono anche norme europee sulla comunicazione che riguarda l'infanza e diritti Onu su questi temi delicatissimi, cui dovremmo fare riferimento per analogia nei regolamenti comunali.
Nel "leggi tutto" trovate la risposta del sottosegretario Mantovano e i miei rilievi, in aula, su di essa.
Interrogazione 3-00001 su un manifesto affisso a Torino.
Il rappresentante del Governo ha facoltà di rispondere a tale interrogazione.
MANTOVANO, sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, onorevoli senatori, l'interrogazione 3-00001 presentata dalla senatrice Negri sollecita un giudizio di valore su un'iniziativa di propaganda politica che a suo avviso avrebbe avuto un contenuto discriminatorio. Di conseguenza, suggerisce un'iniziativa legislativa che disciplini in modo più stringente i limiti della comunicazione politica nella realizzazione di manifesti, affissioni e altro materiale destinato alla visione pubblica.
Il Ministero dell'interno ha interessato la prefettura di Torino ed il Ministero dell'istruzione per acquisire elementi di conoscenza. La prefettura riferisce, in base agli accertamenti della questura, che il primo dei due manifesti citati nell'interrogazione contiene ringraziamenti per gli elettori ed è stato affisso a cura della segreteria cittadina della Lega Nord Piemont. La senatrice Negri converrà che ringraziare gli elettori non discrimina nessuno.
Il secondo manifesto avrebbe recato lo slogan «Sì ai bambini padani». Uso il condizionale perché della sua affissione si ha riscontro soltanto dal quotidiano «La Stampa» che il 5 maggio ha pubblicato una segnalazione in tal senso di un lettore. Nella lettera pubblicata all'interno del supplemento «Specchio dei tempi» viene criticata tale affissione che sarebbe avvenuta lungo la recinzione della scuola elementare «Duca degli Abruzzi» in via Montevideo a Torino. I vertici della Lega Nord di Torino, interpellati in proposito, hanno smentito la paternità dell'affissione, riferendo di averne appreso l'esistenza solo dalla lettera pubblicata su «La Stampa».
Da parte della questura è stato anche segnalato che i servizi di osservazione effettuati non hanno fatto riscontrare l'esistenza degli stampati né negli spazi di libera propaganda né vicino ad istituti scolastici. Un riferimento parzialmente simile a quello segnalato è stato rinvenuto all'interno del sito Internet www.orsettipadani.org, riconducibile ad una omonima associazione. In esso, a sostegno della campagna di tesseramento al sodalizio, è stato pubblicato lo slogan «Sì ai bambini della Padania libera, sì agli orsetti padani, sì ai genitori padani».
Tale slogan, collegato ad una campagna tesseramenti, sembra esprimere più la rivendicazione di appartenenza al sodalizio che non un intento discriminatorio. Dunque, si tratta di qualcosa che non è caduto sotto la percezione degli organi di polizia e che, quand'anche fosse accaduto, non avrebbe mostrato intenti discriminatori. Ricordo, in ogni caso, che qualsiasi limite per la comunicazione politica deve tener conto dell'articolo 21 della Costituzione e che sono in vigore leggi che prevedono sanzioni anche significative contro ogni forma di discriminazione.
NEGRI (PD). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
NEGRI (PD). Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Mantovano per la sua precisazione che è stata puntuale, ma fino a un certo punto. Lei avrà letto la mia interrogazione ed è evidente che ritenevo normale che la Lega Nord ringraziasse gli lettori per i voti legittimamente presi.
Per quanto riguarda il secondo manifesto, che non è apparso solo a Torino, ma anche altrove, mi chiedo: chi sono gli orsetti padani? Tale incredibile manifesto rappresenta una bambina dai tratti padano-finlandesi che gioca con delle bolle di sapone e dice sì ai bambini padani. Sì ai bambini padani ovviamente significa no, con un intento discriminatorio, verso tutti gli altri. Ricordo che a Torino di bambini padani ce ne sono molti, ma la maggior parte è di origine calabrese, siciliana, pugliese, veneta, qualcuno è toscano e qualcun'altro ligure.
È del tutto evidente che dobbiamo riflettere insieme affinché tali eventi non avvengano più. Come analogia, proporrei di riflettere, ad esempio, sull'articolo 10 della legge Gasparri del 2004, che prevede la tutela dei minori nella programmazione televisiva (naturalmente lo dico per analogia); proporrei, altresì, di riflettere sulla legge n. 223 del 1990 che disciplina il sistema radiotelevisivo pubblico e privato, nonché sulla Convenzione sui diritti dell'infanzia del 1989 e su quanto sta facendo la Regione Trentino-Alto Adige per il garante dell'infanzia. Insomma, non può e non deve accadere che sull'infanzia, con l'infanzia e per l'infanzia si giochi un messaggio, neanche subliminale ma esplicito, di discriminazione, un messaggio rafforzativo verso un'etnia e una cultura e, al contrario, dispregiativo verso altre.
Ovviamente, la questione inerente il tesseramento della sottospecie orsetti padani non ha alcun rilievo, non riguarda la Lega: ma allora chi sono questi orsetti padani? Perché quel manifesto era affisso esattamente a lato del ringraziamento della Lega? Se non è della Lega, allora la Lega Nord, non solo quella torinese, dovrebbe prenderne esplicitamente le distanze.