Memorandum per chi aspiri a fare il segretario dei DS (a Torino o altrove) al Congresso che aprirà (o no) la fase costituente verso il PD
1. Accingersi a una dura, leale, decisa battaglia polico-culturale. Il Congresso è tutto da fare. Nel suo svolgersi emergeranno e si selezioneranno le leadership, ovviamente ancorate a un progetto politico.
2. Astenersi da patti più o meno occulti con componenti, sottocomponenti, gruppi di interesse o di potere vari. Se il segretario/a sarà eletto dal Congresso, dovrà qualificarsi in primis con i delegati. Ad ora non conosciamo da quali mozioni sarà determinata la platea congressuale.
3. Non farsi convocare da nessuno che non sia il segretario in carica. Non indurre nessuno a convocare nessuno, sino a quando non sono formalizzati i coordinamenti provinciali delle mozioni (quando depositate) e comunicati agli organismi dirigenti e all’universo degli iscritti.
4. Fare un profondo lavoro di autocoscienza. Non sarà il segretario del PCI- PDS-DS, ma la guida di una comunità verso un nuovo approdo, un incontro con altri/e, l’imprenditore di un complesso investimento politico. Si sente “tagliato/a” per l’inedito compito? Non c’è un vecchio sentiero da solcare con passo fermo, né una struttura oliata da “mantenere”. Bisogna andare come ambasciatori verso nuovi protagonisti e soggetti.
5. Sfuggire con scrupolo le pagine della cronaca cittadina di Repubblica. E’ un incastro di trappole, un gioco a chi incastra chi.
6. Attendere ai compiti di lavoro e dirigenza politica consueti, ma prendersi tempo, tanto tempo, per ascoltare, leggere, pensare. Studiare tanto. Si tratta di un impresa inedita che esige tensione morale, senso di una missione. Solo dopo, con un po’ di meditato silenzio intorno, candidarsi.