Ho conosciuto personalmente Rita Levi Montalcini, al Senato, nella legislatura 2006-2008.
C’era sempre qualcuno che la accompagnava al suo banco.. più per devozione che per necessità.
Qualche volta voleva fare incontri con noi, elette relativamente “giovani”.
Mai domande o considerazioni personali.. parlava dei suoi studi e ci esortava a studiare meglio e di più.
Come lei continuava a fare, ogni giorno verso l’alba.
Nel volgere alla fine di quella breve legislatura, ricordo che dai banchi della destra piovevano insulti su di lei e gli altri anziani senatori a vita.
Non so in quale occasione volarono anche verso di loro pesanti faldoni di atti parlamentari.
Senza misura e rispetto.
Gentaglia.
Le sue parole mi hanno sempre affascinato….
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“Fin da bambina ero sicura di non voler diventare moglie e madre. Vedevo in famiglia una prevalenza assoluta di mio padre e lo temevo molto: due più due non faceva quattro davanti a lui, che pure era un matematico. Mia madre, pittrice, dovette smettere di lavorare dopo il matrimonio.
Lottai prima contro il volere di mio padre che non approvava che le figlie femmine si dedicassero allo studio. Mi disse solo ‘non posso impedirtelo, ma non ti approvo’, poi arrivarono le leggi razziali.
Le donne, valgono esattamente quanto gli uomini, anzi, sono dotate di una maggiore flessibilità cerebrale. Purtroppo nel corso della storia sono state tenute lontane dall’istruzione. Ma là dove hanno accesso al sapere, i risultati non mancano.
A 90 anni ho iniziato a perdere un po’ la vista, molto l’udito. Alle conferenze non vedo le proiezioni e non sento bene. Ma penso più adesso di quando avevo vent’anni.
Il corpo faccia quello che vuole. Io non sono il corpo: io sono la mente”
Rita Levi Montalcini”